
Nell'attesa che la dirigenza della
Juventus prenda la tanto sospirata decisione di esonerare
Ferrara, è molto interessante capire la
storia e la persona del suo possibile, probabile (si spera) sostituto:
Guus Hiddink. Su
Repubblica.it è apparso un bellissimo articolo che riassume vita, filosofia e lavoro del "mago" (soprannome coniato nella sua Olanda). Alessandro Di Maria, profondo conoscitore del calcio internazionale, ha descritto in poche righe il personaggio Hiddink. Guus, 63 anni, proviene da una famiglia numerosa (6 fratelli) dove princìpi cardine sono solidarietà e altruismo. Il
padre viene decorato con la
medaglia d'oro al valor civile per aver salvato numerosi ebrei dalla deportazione nazista. Combattere le ingiustizie e il razzismo, due aspetti che hanno accompagnato tutta la sua carriera. Prima della ribalta calcistica, infatti, Guus Il Mago ha insegnato per undici anni
educazione fisica in un Paese, l'Olanda, in cui convivono (a volte in modo problematico) razze e culture molto diverse tra loro. Un'esperienza impagabile che lo ha aiutato molto nella sua vita da globetrotter. Emblematico l'episodio raccontato da Di Maria in cui è protagonista ai tempi della panchina del
Valencia (1991-1994). Minacciando di non far giocare la squadra, fa rimuovere uno striscione dal contenuto nazista-xenofobo allo stadio Mestalla.
Crede profondamente nel calcio come mezzo per unire persone di cultura diversa: "
Il calcio è per sua natura uno spot contro il razzismo. Io ho lavorato con molti club e squadre nazionali. In questa mia esperienza, mi sono sempre trovato benissimo ad agire con un melting pot di razze e culture. Tutte quelle persone così diverse, in un contesto come quello di una squadra di calcio, si rafforzano a vicenda. Diventano più saggi, imparando l'uno dall'altro. E poi è anche molto bello guardare oltre i propri confini. Il calcio è un mezzo ideale per unire le persone di diverse culture".
D'altra parte la sua
grande carriera da allenatore (quella da calciatore, invece, fu modesta con la soddisfazione di chiuderla negli Usa al fianco di
George Best) è caraterizzata da continue
sfide nei posti più diversi. L'inizio è straordinario con le vittorie al
Psv Eindhoven: tre scudetti e una storica
Coppa Campioni (1988 ai rigori contro il
Benfica). Dopo l'esperienza valenciana viene chiamato alla guida della
nazionale olandese, divisa come non mai in clan. Grazie alla sua esperienza e saggezza riesce a costruire una splendida squadra e un solido gruppo che ai Mondiali di Francia '98, arriva in semifinale e mette alle corde il
Brasile di
Ronaldo: sconfitta ai rigori. Chiamato dal
Real Madrid ottiene la
Coppa Intercontinentale. Decide che è giunto il momento per tentare l'avventura più affascinante e difficile: guidare la
Corea del Sud nei Mondiali in casa. Il lavoro è straordinario e il quarto posto finale un trionfo storico (eliminate
Portogallo,
Italia e
Spagna, con alcuni favori di troppo specialmente nella partita contro le Furie Rosse). Un risultato che lo proietta nella
leggenda coreana e, almeno ad oggi, è l'unico allenatore vivente che può fregiarsi di avere uno stadio a lui intitolato: il
Guus Hiddink Stadium di Gwangju (nella foto). Finita questa avventura torna al Psv dove conduce la

squadra della Philips ad altri tre scudetti e ad una semifinale di Champions League contro il
Milan nel 2005 (persa in modo assai sfortunato all'ultimo minuto). Nel 2006 viene ingaggiato dalla Federazione calcistica dell'
Australia per tentare un'altra grande impresa: portare i canguri al Mondiale. Vince un durissimo spareggio contro l'Uruguay e porta gli
aussies fino agli ottavi. Qui la sfida con l'Italia si conclude in modo diverso, con l'arbitro Mejuto Gonzalez che questa volta aiuta gli azzurri. La sua fama è ormai planetaria e il gioco che riescono ad esprimere le sue squadre è offensivo, spettacolare e vincente.
Roman Abramovich non si lacia sfuggire l'occasione elo ingaggia per la
nazionale Russa. L'Europeo del 2008 viene giocato in modo splendido da Arshavin e compagni. Elimina la "sua" Olanda ma perde la semifinale. La scorsa stagione, sempre Abramovich, lo chiama al capezzale del malato
Chelsea, curato inizialmente dello scadente dottor
Scolari. I 5 mesi alla guida dei Blues sono splendidi. Rimette in piedi una squadra allo sbando, rimonta fino al secondo posto in campionato, vince la FA Cup e gioca la semifinale in Champions contro il super-Barcellona. Mette in difficoltà come nessun altro
Guardiola & Co. e dopo lo 0-0 del Camp Nou, domina il ritorno. 1-0 fino al 93' con (almeno) due videnti rigori negati dall'ineffabile arbitro Ovrebro. Il gol di
Iniesta perfeziona l'ingiustizia. Conclusa l'avventura part-time ai
blues sponsorizza l'arrivo di Ancelotti a Stamford Bridge. A sorpresa non riesce a qualificare la Russia per i Mondiali sudafricani (la
Slovenia compie l'impresa). Una piccola macchia in una carriera unica.
Ora sembra l'unico candidato per la povera Juventus di questi tempi. La situazione sembra molto simile a quella dell'anno scorso.
Ferrara come Scolari al Chelsea, Hiddink come nessun'altro.
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