
Espongo in due puntate una mia personale proposta di riforma per la Coppa Italia. Nella prima parte analizzo la situazione attuale e tutte le sue contraddizioni. Nella seconda, invece, propongo la mia riforma per punti. Una serie di innovazioni che, a mio modo di vedere, porterebbero molti benefici al tanto bistrattato torneo nazionale.
Uno degli argomenti più dibattuti negli ultimi anni è la desolante situazione in cui versa la Coppa Italia e le relative soluzioni per rivitalizzare la competizione. Un torneo snobbato, privo di ogni interesse per società, giocatori e pubblico.
Come prima cosa va sottolineato che già la definizione di Coppa Italia non è corretta. Vista l’attuale formula si tratta più che altro di una Coppa di Lega allargata a qualche club di Lega Pro (27) e di Serie D (9) per completare il tabellone. La Coppa Italia, infatti, è organizzata dalla Lega Calcio. In Inghilterra e Francia, invece, si tratta realmente della competizione organizzata dalle rispettive Federazioni e vengono coinvolte tutte, ma proprio tutte, le squadre affiliate (i preliminari di FA Cup iniziano in estate). In questi Paesi esiste anche la Coppa di Lega a cui partecipano solo le formazioni di Serie A e B (l’equivalente in linea di massima della nostra Coppa Italia).
Da noi nelle ultime due stagioni si sono battute nuove strade. E’ stata abolita l’anacronistica finale andata-ritorno e l’atto conclusivo viene disputato in gara unica, come avviene in tutti i trofei nazionali. Qui, però, emerge un altro problema. In Italia non esiste uno stadio “terzo”, un impianto in cui non giochino squadre di club. In Inghilterra si gioca a Wembley (negli anni in cui lo stadio londinese era in ristrutturazione si è giocato al Millenium Stadium di Cardiff), in Francia a Saint-Denis (stadio che ospita le partite della nazionale francese). Così da noi si finisce per giocare all’Olimpico di Roma e nelle prime due edizioni con questa formula le squadre che hanno trionfato sono state, guarda caso, Roma e Lazio. Il tema degli stadi è molto complesso e delicato, non lo voglio approfondire in questo post, ma occorrerebbe trovare una soluzione adeguata per la Finale, non lasciando alcun vantaggio alle due partecipanti (nell’ultima finale Lazio-Sampdoria il rapporto tra le due tifoserie era di 5:1 per i biancocelesti).
La partita secca era quasi d’obbligo, tuttavia non sono state apportate altre modifiche utili a rilanciare la competizione. Anzi, la collocazione e gli orari delle partite inducono a pensare che la stessa Lega Calcio non abbia grande motivazione ad aumentare l’interesse attorno alla Coppa Italia. Basta dare un’occhiata a come sono state stabilite date e orari degli ottavi di finale. Inter-Livorno che viene giocata non si sa per quale motivo il 16 dicembre e le restanti 7 partite programmate per gennaio 2010. Non solo. Quante persone saranno presenti allo stadio o davanti alla tv alle ore 16.00 del 14 gennaio per Fiorentina-Chievo? E quante per Milan-Novara alle 16.00 del giorno prima? Per tacere di Udinese-Lumezzane alle 18.30. Una tale collocazione determina ulteriore disinteresse e le stesse squadre impegnate (a parte probabilmente Lumezzane e Novara, le valide rappresentanti della Lega Pro) prenderanno questo impegno come una sorta di “amichevole ufficiale”, utile per schierare tutte le seconde linee. In pratica la versione italica del campionato riserve d’Oltremanica.

Con questo voglio sottolineare come il posto in Europa League, assicurato alla squadra vincitrice della Coppa Italia (o alla finalista perdente se la vincitrice è qualificata in Champions League), sia già un ottimo premio e solo la scarsa considerazione che viene data al secondo torneo continentale in Italia porta allo svilimento di tale benefit. [fine 1^ parte]
Complimentandomi per il tuo blog, che ho conosciuto solo oggi, sottoscrivo ogni singola parola del tuo intervento sulla coppa italia.
RispondiEliminaVeramente molto molto molto competente.
Stefano