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martedì 12 gennaio 2010

GUUS HIDDINK, RITRATTO DELL'UOMO GIUSTO PER LA JUVENTUS

Nell'attesa che la dirigenza della Juventus prenda la tanto sospirata decisione di esonerare Ferrara, è molto interessante capire la storia e la persona del suo possibile, probabile (si spera) sostituto: Guus Hiddink. Su Repubblica.it è apparso un bellissimo articolo che riassume vita, filosofia e lavoro del "mago" (soprannome coniato nella sua Olanda). Alessandro Di Maria, profondo conoscitore del calcio internazionale, ha descritto in poche righe il personaggio Hiddink. Guus, 63 anni, proviene da una famiglia numerosa (6 fratelli) dove princìpi cardine sono solidarietà e altruismo. Il padre viene decorato con la medaglia d'oro al valor civile per aver salvato numerosi ebrei dalla deportazione nazista. Combattere le ingiustizie e il razzismo, due aspetti che hanno accompagnato tutta la sua carriera. Prima della ribalta calcistica, infatti, Guus Il Mago ha insegnato per undici anni educazione fisica in un Paese, l'Olanda, in cui convivono (a volte in modo problematico) razze e culture molto diverse tra loro. Un'esperienza impagabile che lo ha aiutato molto nella sua vita da globetrotter. Emblematico l'episodio raccontato da Di Maria in cui è protagonista ai tempi della panchina del Valencia (1991-1994). Minacciando di non far giocare la squadra, fa rimuovere uno striscione dal contenuto nazista-xenofobo allo stadio Mestalla. Crede profondamente nel calcio come mezzo per unire persone di cultura diversa: "Il calcio è per sua natura uno spot contro il razzismo. Io ho lavorato con molti club e squadre nazionali. In questa mia esperienza, mi sono sempre trovato benissimo ad agire con un melting pot di razze e culture. Tutte quelle persone così diverse, in un contesto come quello di una squadra di calcio, si rafforzano a vicenda. Diventano più saggi, imparando l'uno dall'altro. E poi è anche molto bello guardare oltre i propri confini. Il calcio è un mezzo ideale per unire le persone di diverse culture".
D'altra parte la sua grande carriera da allenatore (quella da calciatore, invece, fu modesta con la soddisfazione di chiuderla negli Usa al fianco di George Best) è caraterizzata da continue sfide nei posti più diversi. L'inizio è straordinario con le vittorie al Psv Eindhoven: tre scudetti e una storica Coppa Campioni (1988 ai rigori contro il Benfica). Dopo l'esperienza valenciana viene chiamato alla guida della nazionale olandese, divisa come non mai in clan. Grazie alla sua esperienza e saggezza riesce a costruire una splendida squadra e un solido gruppo che ai Mondiali di Francia '98, arriva in semifinale e mette alle corde il Brasile di Ronaldo: sconfitta ai rigori. Chiamato dal Real Madrid ottiene la Coppa Intercontinentale. Decide che è giunto il momento per tentare l'avventura più affascinante e difficile: guidare la Corea del Sud nei Mondiali in casa. Il lavoro è straordinario e il quarto posto finale un trionfo storico (eliminate Portogallo, Italia e Spagna, con alcuni favori di troppo specialmente nella partita contro le Furie Rosse). Un risultato che lo proietta nella leggenda coreana e, almeno ad oggi, è l'unico allenatore vivente che può fregiarsi di avere uno stadio a lui intitolato: il Guus Hiddink Stadium di Gwangju (nella foto). Finita questa avventura torna al Psv dove conduce la squadra della Philips ad altri tre scudetti e ad una semifinale di Champions League contro il Milan nel 2005 (persa in modo assai sfortunato all'ultimo minuto). Nel 2006 viene ingaggiato dalla Federazione calcistica dell'Australia per tentare un'altra grande impresa: portare i canguri al Mondiale. Vince un durissimo spareggio contro l'Uruguay e porta gli aussies fino agli ottavi. Qui la sfida con l'Italia si conclude in modo diverso, con l'arbitro Mejuto Gonzalez che questa volta aiuta gli azzurri. La sua fama è ormai planetaria e il gioco che riescono ad esprimere le sue squadre è offensivo, spettacolare e vincente. Roman Abramovich non si lacia sfuggire l'occasione elo ingaggia per la nazionale Russa. L'Europeo del 2008 viene giocato in modo splendido da Arshavin e compagni. Elimina la "sua" Olanda ma perde la semifinale. La scorsa stagione, sempre Abramovich, lo chiama al capezzale del malato Chelsea, curato inizialmente dello scadente dottor Scolari. I 5 mesi alla guida dei Blues sono splendidi. Rimette in piedi una squadra allo sbando, rimonta fino al secondo posto in campionato, vince la FA Cup e gioca la semifinale in Champions contro il super-Barcellona. Mette in difficoltà come nessun altro Guardiola & Co. e dopo lo 0-0 del Camp Nou, domina il ritorno. 1-0 fino al 93' con (almeno) due videnti rigori negati dall'ineffabile arbitro Ovrebro. Il gol di Iniesta perfeziona l'ingiustizia. Conclusa l'avventura part-time ai blues sponsorizza l'arrivo di Ancelotti a Stamford Bridge. A sorpresa non riesce a qualificare la Russia per i Mondiali sudafricani (la Slovenia compie l'impresa). Una piccola macchia in una carriera unica.
Ora sembra l'unico candidato per la povera Juventus di questi tempi. La situazione sembra molto simile a quella dell'anno scorso. Ferrara come Scolari al Chelsea, Hiddink come nessun'altro.

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