PALERMO: L’ESONERO DI ZENGA E I LIMITI DI ZAMPARINI


Prima dell’inizio della stagione c’erano poche certezze sul campionato. Una era che l’Inter era sempre la squadra da battere. Un’altra riguardava la pochezza del Siena dopo le numerose partenze. La terza e ultima era l’esonero di Walter Zenga. Non serviva essere dei veggenti per capire come la convivenza tra due caratteri forti come quelli dell’ex allenatore del Catania e del presidente Zamparini sarebbe stata assai difficile. L’esonero di Zenga quindi non sorprende affatto, ma occorre capire i perché si è arrivati a questa decisione e parlare delle scelte di Maurizio Zamparini.
Lo scorso anno Zamparini diede il benservito a Colantuono dopo un paio di giornate. La scelta di Ballardini si rivelò azzeccata e il tecnico romagnolo portò i rosanero a lottare per un posto in Europa League. Un buon campionato, ma alla fine Ballardini e Zamparini non rinnovarono l’accordo preferendo nuove strade. Zamparini scelse Zenga, reduce da un campionato e mezzo di grande livello a Catania. Molto probabilmente il derby di ritorno fu la partita chiave per i giudizi su Ballardini e Zenga. Ecco, personalmente trovo sempre un errore giudicare allenatori o giocatori sulla base di un singolo match. Alcuni presidenti a volte acquistano dei giocatori che nel doppio confronto li hanno impressionati e che, magari, nel resto della stagione vivono nell’anonimato. La scelta di Zenga era sicuramente valida dal punto di vista tecnico, ma assolutamente rischiosa per quanto riguarda i prevedibili scontri tra presidente e allenatore. Zamparini è un presidente generoso e con buone ambizioni. Ha portato il Palermo ad essere una delle prime 7/8 squadre italiane. Tuttavia, il suo grande limite è legato alla sua emotività, all’impazienza nell’ottenere risultati e gioco. Lo ammette lui stesso.
Il mercato estivo rosanero è stato abbastanza deludente. Meglio, si è puntato moltissimo su Pastore, investendo parecchi milioni sul promettente trequartista argentino, inseguito da altri numerosi club. Fin qui Pastore ha deluso, ma non si può caricare di troppe responsabilità un ventenne al debutto in serie A. Gli altri acquisti sono stati a dir poco discutibili. Bertolo per ora è un oggetto misterioso. I rumeni Melinte (un tempo disatroso a San Siro) e Goian (difensore molto lento, spesso scalzato come centrale dal mediano Migliaccio) sono stati voluti da Zenga, non pago del flop di Dica al Catania. Zamparini e il ds Sabatini, hanno comprato molto bene in Sudamerica (Cavani ed Hernandez su tutti), ma hanno scambiato il discreto Amelia col modesto Rubinho e non hanno acquistato nessun giocatore in grado di sostituire Balzaretti (ora infortunato).
Partendo da questo mercato deficitario, Zenga nelle prime 13 partite non è riuscito a dare una fisionomia al Palermo. Scarsa continuità di rendimento e squadra convincente solo nella vittoria contro la Juventus. I 17 punti in classifica sono un bottino discreto, probabilmente anche superiore al gioco espresso (gli 8 punti contro Napoli, Bari, Udinese e Catania sono stati ottenuti in modo abbastanza fortunoso). Tuttavia, siamo solo ad un terzo della stagione e l’allenatore milanese non ha mai avuto a disposizione il faro del centrocampo, Fabio Liverani. Forse Zenga ha pagato anche le spavalde dichiarazioni di inizio anno, ma a mio parere era giusto dargli ancora fiducia, vista anche la classifica corta.
In questo modo Zamparini si conferma presidente mangia-allenatori per eccellenza. Non è certo un pregio e, a mio modo di vedere, quello che manca ai siciliani per fare il definitivo salto di qualità è la continuità nella guida tecnica. L’unico allenatore a cui Zamparini ha dato tempo per lavorare (pur con qualche incomprensione) è stato Guidolin e guarda caso il Palermo è approdato in Europa, sfiorando anche la qualificazione alla Champions League. Delio Rossi avrà questa fiducia?
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About Simone Salvador

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2 commenti:

  1. Sottoscrivo in pieno tutto l'articolo e ti faccio i miei complimenti per l'analisi puntuale.
    Delio Rossi, come tu ben sai, è un allenatore che mi piace molto e secondo me anche sottovalutato dai più..

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  2. Grazie mille per i complimenti. Anche a me Delio Rossi piace molto, anche perchè ha saputo evolvere nel suo credo calcistico (restando comunque un allenatore che predilige il gioco offensivo). Ti dirò che l'avrei visto molto bene a Udine dove Marino non ha fatto il salto di qualità auspicato (al terzo anno di lavoro Zac e Spalletti portarono la squadra al terzo e quarto posto..). Se Zamparini lo lascerà lavorare in pace (difficile) Rossi farà buoe cose.

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