
Le difficoltà che stanno incontrando Milan e Napoli in questo inizio di stagione sono la logica conseguenza di discutibili politiche societarie.
Il Milan ha intrapreso un evidente piano di ridimensionamento. Le pesanti cessioni di Kakà e Gourcuff sono servite a colmare il buco di bilancio. Berlusconi, per vari motivi, non intende più investire nel club rossonero. In questo modo è diventato difficile chiudere operazioni di mercato che un tempo sarebbero state delle mere formalità (Dzeko, Luis Fabiano, De Silvestri). Occorreva ripartire da zero dopo anni di successi. Andava ringiovanita la rosa, investendo su giocatori di prospettiva. In particolare si dovevano acquistare (almeno) due esterni di difesa, due centrocampisti centrali che potessero, dare il cambio ai logori Pirlo-Gattuso-Ambrosini (quante battaglie e quanti km si sono sobbarcati negli ultimi 7-8 anni?), un attaccante (preferibilmente una seconda punta avendo già in rosa Inzaghi e Borriello). Non è stato fatto niente di tutto ciò. Nessun esterno, nessun centrocampista (a proposito, si saranno resi conto della pochezza di Flamini, lasciato partire a parametro zero dall’Arsenal?). E’ arrivato il solo Huntelaar (un buon centravanti d’area di rigore; molto criticato ma fosse arrivato Trezeguet le cose sarebbero state identiche).
Insomma, si è fatto finta di rinnovare mandando allo sbaraglio Leonardo. Quest’ultimo avrebbe avuto bisogno di lavorare più tempo possibile con la squadra per crescere assieme ad essa. Le politiche commerciali rossonere, invece, hanno portato la squadra ad un’interminabile tournee in giro per il globo.
Il vero rinnovamento sarebbe dovuto partire dalle cessioni dei vari Favalli, Zambrotta, Oddo, Ronaldinho. Continuando in questo modo si rischia di buttare via una stagione, compromettendo anche la prossima .
Ps, un pensiero a mister Ancelotti, dato per bollito ma capace di portare lo scorso anno il Milan al terzo posto e di iniziare alla grande con il Chelsea…

In definitiva il tanto citato progetto è andato via via complicandosi. I problemi non sono solo di natura tecnica, ma situazione partenopea dimostra ancora una volta che per ottenere buoni risultati occorra, oltre ai soldi, il massimo coordinamento possibile tra presidente, direttore sportivo e allenatore.
0 commenti:
Posta un commento