A soli 27 anni e 7 mesi, Alberto Contador Velasco è già entrato nella storia del ciclismo. Ha conquistato il suo terzo Tour de France (molto probabilmente sarebbe già a quota quattro - consecutivi - se la sua Astana non fosse stata esclusa dall'edizione 2008 per l'affaire Vinokourov-Kachekin 2007). Un campione straordinario, che ha già vinto tutti e tre le grandi corse a tappe (3 Tour, 1 Giro e 1 Vuelta). Non solo. Il dato che meglio descrive la grandezza del ciclista madrileno è questo: nella sua carriera ha preso parte a 6 edizioni dei grandi Giri e ne ha vinte 5 (a 22 anni arrivò 31° nel Tour de France 2005). Una statistica che dimostra la pressochè totale imbattibilità di Contador. A dire il vero, però, il Tour de France 2010 è stata la corsa più equilibrata, quella in cui Contador si è dimostrato più umano, rivelando paure, debolezze e ammettendo momenti di difficoltà. In realtà nessuno se ne sarebbe accorto se non ci fosse stato un sontuoso Andy Schleck a dargli battaglia. Il duello tra lo spagnolo e il lussemburghese della Saxo Bank è stato appassionante, meraviglioso. Il modo in cui Contador ha difatti vinto il suo terzo Tour (scatto dopo il salto di catena) può lasciare qualche perplessità, ma è anche vero che il giorno successivo lo spagnolo ha lasciato vincere Schleck, facendogli guadagnare diversi secondi d'abbuono. Al di là della vicenda "salto di catena", comunque, sono tre le considerazioni da fare al termine di questa meravigliosa edizione 2010 del Tour de France:
1- Contador non era brillante come nella passata stagione (cosa apparsa già evidente al Delfinato), mentre Andy Schleck ha fatto ulteriori miglioramenti, avvicinandosi al rivale. In realtà, per un giudizio definitivo, occorrerà rivedere il duello nel 2011, quando i chilometri a cronometro potrebbero essere di più e soprattutto arrivare prima. Quest'anno la cronometro - seppur lunga - è stata infatti affrontata alla penultima tappa e non poteva portare a distacchi consistenti. Nei prossimi anni, considerando la giovane età dei due, ci aspettano altre epiche battaglie. Contador ha come obiettivo quello di entrare nel ristretto club dei 5 volte vincitori il Tour de France (Anquetil, Hinault, Merckx, Indurain), Armstrong a quota 7, al momento, sembra irraggiungibile.
2- Schleck ha dimostrato che in salita non ha nulla da invidiare al campione iberico. Ha ribattuto colpo su colpo e, anzi, in certi momenti (vedi Tourmalet) ha dato la sensazione di avere qualcosa in più di Contador. Se dovesse migliorare anche a cronometro non avrebbe nulla da invidiare al rivale. Dietro di loro, al momento, il vuoto. Solamente Menchov, grazie alla sua regolarità, e Samuel Sanchez hanno finito il Tour con un distacco accettabile. Per il futuro, da seguire con attenzione Van der Broeck, Gesink e Kreuziger. Male il Team Radio Shack, con Armstrong al passo d'addio subito fuori classifica. Per gli italiani, da salvare le due tappe e la maglia verde di Petacchi (seppur con la grave ombra dell'inchiesta in corso) e qualche buona prestazione di Damiano Cunego che ha però fallito l'appuntamento con la vittoria. Molto male Ivan Basso, partito con buone ambizioni e scivolato sempre più lontano dai primi (ha chiuso 32° a 1 ora da Contador..). Molto oneste le sue dichiarazioni di venerdì in cui ha ammesso che anche senza la bronchite non avrebbe comunque lottato per i primi 10 posti finali.
3- proprio la considerazione su Ivan Basso, fa emergere un punto di domanda pesante sul livello e la competitività dell'ultimo Giro d'Italia. I casi possono essere due: è stato un Giro tecnicamente modesto, visto che Basso ed Evans (protagonisti alla corsa rosa) hanno terminato il Tour con distacchi abissali; la lotta al doping sta dando i suoi frutti e diventa insostenibile/impossibile correre da protagonisti due grandi corse a tappe consecutive. Difficile dare una risposta definitiva e le due soluzioni possono anche essere cumulabili. La speranza, ad ogni modo, è che la seconda ragione possa essere preminente, ma la sensazione - al di là dei notevoli passi in avanti contro il doping - è che l'ultimo Giro d'Italia sia stato sì spettacolare, ma tecnicamente assai inferiore al Tour 2010. Se non altro per l'assenza dei due fuoriclasse assoluti del ciclismo mondiale: Alberto Contador e Andy Schleck.
D'accordo soprattutto sull'ultimo punto: il Giro non sembra, tecnicamente, all'altezza del Tour, ma questa non è una novità.
RispondiEliminaEd è un peccato, perchè in fondo le tappe sono studiate meglio e ci si diverte di più; al Tour, invece, sembrano divertirsi a proporre solo lunghe tappe pianeggianti che evidentemente servono solo come promozione delle località francesi.