Giro d'Italia 2010: il trionfo di Basso e della Liquigas e il bilancio finale

Chiarisco subito un punto. Alla fine, è stato proprio un gran bel Giro. Mi preme rimarcare questo aspetto perchè un lettore  - andando a ripescare quel post dieci giorni dopo - ha criticato il mio articolo scritto al termine della tappa de L'Aquila (vedi). In quell'articolo espressi tutto il mio disappunto per un Giro che a poco più di una settimana dalla fine era in mano a molti onesti pedalatori, che in condizioni normali, tuttavia, non avrebbero mai potuto vincere una grande corsa a tappe. Un Giro fin lì dominato dal caos e senza nessuna squadra in grado di prendere in mano la corsa (nè per le volate, nè per la classifica finale). In chiusura di quel post, comunque, scrissi che i big avrebbero potuto recuperare il pesante svantaggio in classifica, a patto di interpretare alla grande gli ultimi 8 giorni di corsa, disegnati molto bene da Angelo Zomegnan e da Rcs (cosa che scrissi già il giorno dopo la presentazione del Giro). Ecco, riallanciandomi a quel post, posso dire questo: ci sono stati due Giri d'Italia in uno. Quello fino alla tappa de L'Aquila, lo ribadisco, tecnicamente rivedibile, senza nessuna squadra di velocisti in grado di tenere in mano la corsa e addirittura con una fuga-bidone andata in porto che avrebbe potuto determinare/falsare - e per poco non lo ha fatto - la classifica finale. Qualcuno può obiettare correttamente che tutto ciò ha reso più appassionante e avvincente la corsa. Può essere, ma se solo Arroyo fosse riuscito a rientrare su Basso-Scarponi-Nibali nella discesa del Mortirolo avrebbe vinto il Giro d'Italia. Da quello che si è visto, il pur bravo Arroyo, in condizioni normali, avrebbe potuto lottare al massimo per un posto nei 10. Nello sport è giusto che vinca il più forte, Arroyo non lo era affatto e quella prima parte di Giro lo stava per premiare. Il secondo Giro nel Giro, invece, è iniziato ad Asolo ed è stato splendido, emozionante, vissuto con grandiosa intensità dagli atleti e dalle centinaia di migliaia di persone rversate sulle strade (Zoncolan in primis). Monte Grappa, tappa dello Zoncolan, cronoscalata di Plan de Corones, tappa del Mortirolo, tappone del Gavia. Tutto il fascino del Giro concentrato nel finale. Il riscatto dei big è prontamente arrivato. Lo stesso identico discorso fatto fin qui vale per gli italiani. Fino alla tappa de L'Aquila il bilancio era clamorosamente deficitario (zero vittorie di tappa). Dall'Aquila in poi sono arrivati molti successi e Basso ha vinto il Giro.
Chiarito doverosamente questo punto fondamentale, ecco alcune considerazioni finali sul Giro d'Italia 2010:

1- Basso giusto trionfatore, un campione credibile. Ivan Basso ha vinto con pieno merito il Giro d'Italia 2010. Ha dimostrato di essere il corridore più forte in salita e sulla distanza. L'atleta che è andato in crescendo di forma, a differenza di molti altri che probabilmente hanno pagato fatiche e vittorie di inizio anno (Vinokourov e Evans). La tappa dello Zoncolan come simbolo della rinascita di Basso. Sulle pendenze della salita friulana il varesino ha fatto la differenza, dimostrando a tutti, probabilmente anche a sè stesso, di essere tornato su grandi livelli. Come scritto in precedenza, personalmente considero questo il primo vero Giro d'Italia conquistato da Basso. Quello del 2006 resterà nell'Albo d'oro, ma sarebbe da ipocriti considerarlo "pulito", "al di sopra di ogni sospetto", visto lo stop subito venti giorni dopo quella corsa e la relativa squalifica di due anni con l'ammissione di colpa. Come fatto giustamente notare da Eugenio Capadacqua su Repubblica, Basso è sembrato un campione dal volto umano, soprattutto un campione credibile, autore di prestazioni stupende ma "fattibili". Basso si è allenato con feroce determinazione in questi anni (uscite anche di 9 ore) e ha voluto rendere tutto trasparente, pubblicando tutti i suoi valori ematici e  i dati degli allenamenti sul suol sito internet. Il ciclismo italiano aveva bisogno di un campione così. Ora sotto con il Tour. Sarà durissima perchè la concorrenza in Francia è più forte e agguerrita, ma un Basso così può far ben sperare i tifosi italiani.

2- Ottimo Nibali, brava Liquigas. Vincenzo Nibali non doveva prendere parte a questo Giro. Richiamato all'ultimo per lo stop a Pellizotti ha dimostrato la sua classe (a soli 25 anni non si arriva settimi al Tour de France per caso), chiudendo al terzo posto e vincendo la splendida tappa di Asolo. Ha dimostrato di essere la nostra speranza più grande per le corse a tappe dei prossimi anni. Probabilmente ora non parteciperà al Tour. Forte in salita, bravo a cronometro, fortissimo in discesa. E' un corridore completo, a cui manca forse un briciolo di esperienza e di fondo per essere al top mondiale (livello Contador, Schleck). La Liquigas-Doimo ha dimostrato di essera la squadra più forte al Giro d'Italia 2010. Ha vinto a sorpresa la crono-squadre e nell'ultima settimana non ha sbagliato una mossa, portando Basso la trionfo, Nibali al terzo posto e vincendo la classifica per squadre. Szmyd monumentale, ottimi Agnoli e Kiserlovski. In realtà bravi tutti. Si può rimproverare la gestione della tappa de L'Aquila in cui si è rischiato di buttare tutto alle ortiche. Non solo per colpa della Liquigas, ovvio, ma i verdi erano la squadra faro della corsa e potevano prendere in mano la situazione.

3- Evans, Vinokourov, Sastre,Wiggins e Porte. Erano gli stranieri più attesi. Nel complesso hanno deluso, soprattutto Sastre. Wiggins, quarto al Tour 2009, si sapeva che sarebbe venuto al Giro per testare la condizione in vista della Grand Boucle. Vinto il prologo di Amsterdam, ha corso da leader la sfortunata cronosquadre di Cuneo, Poi anonimato e distacco enorme.  Sastre ha palesato una condizione imperfetta, non riuscendo a bissare il comunque bel Giro 2009, staaccandosi praticamente su ogni salita. Evans (nella foto, tappa di Plan de Corones-S. Vigilio) ha lottato da solo, senza una qualsivoglia parvenza di squadra al suo fianco. Il campione del mondo è stato generoso e prima della tappa del Mortirolo era a 40" da Basso. Fosse riuscito a tener duro in quella tappa avrebbe potuto lottare fino a Verona. Non ce l'ha fatta, ma bisogna fargli comunque i complimenti per grinta, classe e per la bella vittoria di Montalcino. Vinokourov è andato in calando di condizione, ma soprattutto ha pagato le pendenze troppo dure.  Ha comunque corso da leader, nonostante l'Astana abbia perso troppo presto i due gregari principali (Gasparotto e Tiralongo). La maglia bianca va a Richie Porte, 25enne al primo anno da pro e al quarto da ciclista (prima faceva triathlon). Ha dimostrato di avere stoffa. Ne sentiremo parlare. Tra l'altro l'Australia si porta a casa tre delle quattro maglie (quella rossa a punti va a Evans, la verde di miglior scalatore a Lloyd). Australia, dopo Usa e GB, nuova frontiera del ciclismo.

4- Gli altri italiani. Fino a L'Aquila un disastro. Dall'Abruzzo in su un trionfo, con diverse vittorie di tappa, tutte molto belle. Ha iniziato Pippo Pozzato (finalmente!) a Recanati, ha proseguito Belletti, poi Nibali, Basso, Garzelli, Scarponi e Pinotti secondo di un soffio a Verona. Un Giro in crescendo nonostante il difficile ricambio generazionale tra i velocisti (Petacchi condizionato dalla bronchite, ma comunque in parabola discendente, Modolo e Sabatini non ancora in grado di lottare coi primissimi al mondo). Molto bene Michele Scarponi, quarto soprattutto a causa del ditacco accumulato nella cronosquadre, capace di lottare per il podio fino all'ultimo metro e stupendo vincitore della tappa del Mortirolo. Un plauso a Stefano Garzelli che a 37 anni è riuscito ad imporsi nella tappa probabilmente più spettacolare, la cronoscalata di Plan de Corones. Infine una menzione a Gilberto Simoni che proprio oggi chiude una straordinaria carriera, fatta di due vittorie finali al Giro e sette podi (solo Felice Gimondi meglio di lui), vittorie di tappa al Tour e alla Vuelta (sull'Angliru). Gibo ha voluto chiudere con il Giro la sua carriera, sfiorando la conquista della Cima Coppi. Non so se abbia fatto bene a prolungare così tanto la sua attività, resterà comunque un campione che ha scritto pagine bellissime (e avrebbe potuto scriverne altre se fortuna e circostanze lo avessero assistito: vedi Giro 2004 e Mondiale di Lisbona con l'inseguimento del compagno di squadra Lanfranchi...).

5- Giro più umano, ma... è giusto sottolineare come l'impressione di molti, anche la mia, sia stata quella di un Giro corso in modo più umano, con medie fattibili, corridori stanchi, fatica e con i vari record stabili in passato rimasti Amolto distanti. Potrebbe essere un segnale di un ciclismo più pulito. Dico potrebbe perchè mentre scrivo queste cose mi tornano in mente le parole di Candido Cannavò (ribadisco, non il mio giornalista preferito, ma comunque un maestro), grande amante del ciclismo. Cannavò, nel descrivere  ed elogiare le imprese compiute da Riccardo Riccò, scriveva "Mi sono bruciato le mani troppe volte in passato...". Penso sia un criterio di giusta prudenza che debba essere applicato ancora adesso. Non possiamo dire che il ciclismo visto al Giro sia pulito o comunque uscito da tutti i suoi guai fino a quando non ne avremo l'assoluta certezza. Per ora si può dire che questo ciclismo, quello visto al Giro 2010, sembrerebbe un ciclismo più a dimensione d'uomo, un ciclismo "sostenibile". Prima, però, meglio aspettare. La piaga doping è difficile da eliminare definitivamente, forse però si sta andando nella giusta direzione. Le persone che hanno invaso le strade e hanno seguito il Giro in Tv (ascolti record nei tapponi per la Rai) hanno ridato fiducia a questo sport. Ora bisogna ripagarla

Ps, un plauso alla Rai per come ha seguito il Giro d'Italia 2010. Lo avevo scritto già in un post di presentazione (vedi). L'impegno di Viale Mazzini è stato notevole, così come il dispiego di mezzi e la qualità delle trasmissioni. In ordine sparso i vari Mura, Conti, Pasqualin, Sgarbozza, Bartoletti, Cassani, Pancani (molti rimpiangono Bulbarelli, ma il giornalista toscano ha fatto bene), Martinello e tutti i vari giornalisti impegnati hanno formato una grande squadra. Probabilmente il Giro d'Italia 2010  è stato il migliore mai trasmesso per quantità e qualità dalla Rai. Complimenti.

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About Simone Salvador

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2 commenti:

  1. Bravo Simone, ottima analisi.
    Concordo su tutto quello che hai scritto (compresi gli elogi alla rai, peccato solo per le mancate immagini sul Gavia) e spero veramente che tra qualche mese non dovremmo rivedere i nostri elogi a Basso, perché ormai è successo già troppe volte (non solo con lui ovviamente).
    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi di Cunego. Secondo me uno che parte per fare classifica ed arriva undicesimo dietro addirittura ad uno che al giro faceva il gregario a Basso (Kiserlovski) dovrebbe ormai capire che quella del 2004 è stata una parentesi bella ma anche fortunata e spero che questa ennesima delusione lo spinga finalmente a dedicarsi esclusivamente ad altri tipi di gare che secondo me potrebbero dargli grosse soddisfazioni.

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  2. Ciao Michele, ti ringrazio per i complimenti, troppo gentile. Purtroppo nel ciclismo degli ultimi anni ci sono stati troppi scandali per restare tranquilli o comunque per elogiare in modo assoluto le prestazioni di un corridore. Speriamo che quello che abbiamo visto in questo Giro sia tutto vero.
    Per quanto riguarda Cunego tocchi un tasto dolente. Lo considero un ottimo corridore, tuttavia, hai detto bene, sarebbe meglio che si convincesse, lui e anche la Lampre, che non può competere in una corsa a tappe di tre settimane. La vittoria del 2004 è stata il frutto di vari fattori fortunati (gregario di Simoni prese la maglia rosa in una tappa particolare e la mantenne a dispetto di Gibo + in quegli anni non c'era grande concorrenza)e a distanza di 6 anni Damiano non è più stato competitivo per la classifica generale. Quest'anno l'ho visto anche poco convinto nel fare classifica, gambe a parte.
    La scelta netta di dedicarsi esclusivamente alle Classiche avrebbe dovuto farla già lo scorso anno. Ha vinto più volte il Lombardia, è arrivato secondo al Mondiale 2008 ecc. Quelle sono le sue corse, intestardirsi ancora sulle corse a tappe sarebbe un ulteriore errore...

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