In un recente commento, un lettore (Manuel) mi chiedeva un'opinione su alcune proposte di modifica del regolamento nel calcio. Al centro della discussione, le idee lanciate qualche anno fa anno da un maestro del giornalismo sportivo che risponde al nome di Rino Tommasi. In un articolo apparso sul suo sito ufficiale, Tommasi riassumeva quelle che erano le sue proposte di modifica a livello regolamentare e di format. Alcune sono già state affrontate su queste colonne, altre meritano un approfondimento. Unica premessa è che in questo articolo non si affronterà l'annoso tema della tecnologia applicata al calcio. Personalmente sono favorevole ai sensori per i "gol fantasma" ed, eventualmente, alla "prova tv live", per smascherare immediatamente i comportamenti violenti sfuggiti ai quattro arbitri (il caso Zidane-Materazzi a Germania 2006 è un valido precedente...). Il maggior numero di arbitri, invece, non mi convince molto. Ad ogni modo, ecco in sintesi le proposte di Rino Tommasi e le mie riflessioni su ognuna di esse:
- SERIE A a 16 SQUADRE CON PLAYOFF E FINALE SCUDETTO. In un recente post (vedi) ho già manifestato il mio favore per una riduzione del numero di squadre in Serie A. L'attuale format a 20 squadre è frutto del pasticciaccio dell'estate 2003 (Caso Catania) su cui, peraltro, mi piacerebbe tornare in un prossimo post. Una riduzione a 16 squadre alzerebbe il livello medio del torneo (difficilmente ci sarebbero squadre già retrocesse, di fatto, a metà stagione). Tuttavia, questa soluzione, assolutamente apprezzabile dal punto di vista tecnico, si scontrerebbe con le esigenze delle Tv e quindi, paradossalmente, dei club italiani. Otto giornate in meno di campionato significherebbero, infatti, molti soldi in meno per i club. Un giusto bilanciamento potrebbe essere la riduzione a 18 squadre che, come spiegato nel recente post, permetterebbe di alleggerire il calendario, eliminando i turni infrasettimanali e consentendo alle squadre impegnate in Europa una miglior gestione della rosa. Per quanto riguarda l'ipotesi dei playoff e della finale scudetto in gara secca, l'idea è suggestiva e aumenterebbe in modo esponenziale l'interesse per l'appendice di campionato (con benefici anche legati a sponsor, biglietterie, diritti Tv, ecc.). Tuttavia, per tradizione e mentalità, difficilmente il mondo del calcio contemplerebbe l'ipotesi di rimettere tutto in discussione dopo la stagione regolare. L'idea dei playoff (e io aggiungo dei playout) non mi dispiace, anche perché, come già sperimentato nei tornei minori, un maggior numero di squadre impegnate a raggiungere i vari obiettivi fino al termine della stagione significa meno partite inutili e..."ammorbidite" nel finale di stagione. Concretamente, facendo accedere, ad esempio, le prime 8 ai playoff e le ultime 6 (con 3 retrocessioni) ai playout, ci sarebbero 14 squadre impegnate nella coda di campionato e le restanti 6, probabilmente, lotterebbero per raggiungere i playoff o evitare i playout fino alla fine della stagione regolare. In ogni caso, il numero di squadre senza più obiettivi a 6-7 partite dalla fine sarebbe ridotto drasticamente. La finale scudetto, poi, sarebbe un evento sul modello "Superbowl" e avrebbe un fascino indescrivibile. Il problema, però, risiede proprio nella reale volontà di applicare questo modello - tipico in altri sport - al calcio. Difficile, probabilmente impossibile.
- TEMPO EFFETTIVO CON PARTITE DA 60' (30' effettivi per tempo). E' in assoluto la proposta che mi trova maggiormente d'accordo. La spiegazione completa del mio assenso a tale soluzione in questo post (vedi). In sintesi, l'introduzione del tempo effettivo nel calcio (dal punto di vista tecnologico non ci sarebbero grosse difficoltà) darebbe maggior certezza sulla durata effettiva dei vari match (spesso ci sono delle differenze abissali tra partita e partita o tra campionato e campionato), ed eliminerebbe le manfrine e le perdite di tempo che, di fatto, non avrebbero più ragion d'essere. Per un maggior dettaglio vedi post originale.
- PROVENTI DIRITTI TELEVISIVI EGUALMENTE RIPARTITI TRA I CLUB. Considerando le enormi difficoltà che ci sono state per arrivare all'attuale ripartizione (imposta con legge dello Stato) e le resistenze dei grandi club per mantenere la loro situazione di privilegio, la soluzione proposta è concettualmente lodevole, ma inapplicabile nella pratica. L'attuale normativa è stata analizzata in modo dettagliato in uno speciale a cura di Rado (vedi). In assoluto, penso che l'attuale soluzione abbia portato ad una più equa distribuzione dei proventi. Certo, una ripartizione con il 5% dato a tutte le squadre (arrotondando a 1 miliardo di euro la somma dei proventi dai vari diritti), porterebbe 50 milioni di euro alle 20 squadre di A. Se si considera, però, che i club hanno litigato per l'interpretazione e la rilevazione dei bacini, si capisce come un'ipotesi del genere sia corretta, ma totalmente impraticabile nella realtà.
- (Eventuale) BLOCCO DELLE RETROCESSIONI CON PRESENZA IN SERIE A DI TUTTE LE GRANDI CITTA' (sul modello delle franchigie nello sport professionistico USA). Le due proposte sono legate tra loro e mi trovano totalmente contrario. Si tratterebbe di una trasposizione del modello americano che non può essere, a mio modo di vedere, importata in Italia e in Europa. L'attuale sistema è democratico e permette ai club più organizzati e virtuosi di migliorare la propria posizione, salendo di categoria. I club meno organizzati, invece, finiscono per retrocedere. Avviene praticamente in tutti gli sport ed è giusto così. L'ipotesi di avere una A sul modello delle franchigie NBA-NFL, ecc., è molto legata allo sport business, ma molto poco democratica. Perché negare la possibilità a club organizzati come Chievo, Siena, Sassuolo, ecc. di stare o lottare per la Serie A? Capisco lo scopo dei "bacini d'utenza", ma uno degli aspetti più affascinanti dello sport (di tutti) è proprio la sfida tra il top team (o il campione negli sport individuali) e la squadra provinciale (o l'outsider negli sport individuali). Sul discorso "presenza delle grandi città" esiste già un (brutto) precedente. Sempre nella famosa estate 2003 la Fiorentina, promossa sul campo dalla C2 alla C1, fu ripescata in Serie B (saltando così la C1) "per meriti sportivi e bacino d'utenza". Personalmente trovai inaccettabile e intollerabile quella decisione (politica). A maggior ragione, una Serie A formata con tale criterio e senza retrocessioni sarebbe ancora più inaccettabile.
- ABOLIZIONE DEL PAREGGIO, come avviene in altri sport (ad es. basket, hockey ghiaccio, ecc.). Anche questa idea non mi trova d'accordo. Con l'assegnazione dei 3 punti a vittoria (Serie A 1994/1995) il numero di pareggi è diminuito in modo tangibile. Non vedo i concreti benefici di questa operazione.
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