Adesso che l’Italia se n’è tornata a casa posso concentrare tutte le mie attenzioni e simpatie sulla nazionale che mi sta più a cuore, l’Olanda. Sono fondamentalmente due i motivi per cui farò il tifo per gli Oranje: il loro stile di gioco e Arjen Robben. Quindici milioni di abitanti (un quarto dell’Italia) e una capacità incredibile di sfornare talenti e campioni. La squadra costruita da Van Marwijck è più solida ed esperta rispetto a quella di Van Basten. Van der Wiel è inseguito da mezza Europa, Mathijsen è cresciuto molto e la diga formata da Van Bommel e De Jong assicura un’ottima protezione ad una difesa non imperforabile. Davanti, poi, fantasia al potere: oltre all’encomiabile Kuyt, Snejider, Van Persie e Robben formano un terzetto con pochi rivali al mondo (Spagna e Argentina, probabilmente). Tra l’altro molti dei fuoriclasse olandesi arrivano nel pieno della loro maturità agonistica all’appuntamento sudafricano. Robben – dopo l’infortunio patito nell’ultima amichevole contro l’Ungheria – è recuperato e nel match contro il Camerun ha giocato quindici minuti, facendo intravedere alcune delle sue straordinarie giocate. Agli ottavi la sfida contro la Slovacchia: il parallelo con il match dell’Italia sarà inevitabile. Ai quarti, invece, la possibile, probabile partita contro il Brasile. Sarà probabilmente quella la sfida decisiva per gli Oranje, rivincita della memorabile semifinale di Francia ’98. L’occasione per lanciarsi verso la conquista della Coppa del Mondo, l’unico modo per sfatare il solito ritornello dell’Olanda bella ma poco vincente.
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