Giro d'Italia 2010 dopo L'Aquila: (non) è un gran bel Giro

Dopo lo Speciale Giro in cui ho raccolto i vari articoli di presentazione alla 93esima edizione della Corsa Rosa, non ho più dedicato dei post al Giro. In parte perchè i primi 10 giorni di corsa non sono mai entusiasmanti (critica giustamente rivolta al Tour de France, ma anche il Giro storicamente diventa bello e appassionante solo negli ultimi 8-9 giorni), un po' perchè questa edizione non mi sta piacendo molto. Si sapeva già dall'inizio che non c'erano grandi nomi al via. Evans, Vinokourov, Basso e Sastre. Poi diversi buoni corridori ma nessun vero campione. Prima della tappa dell'Aquila c'è stata molta bagarre. Una corsa nervosa, senza una squadra-faro e senza un vero leader. Certo, la tappa di Montalcino è stata spettacolare e appassionante, ma dopo l'undicesima tappa si può dire che questo Giro è - fin qui - una corsa dal valore tecnico piuttosto limitato. Nel mio giudizio c'entra poco, direi nulla, il discorso delle zero vittorie italiane. I mancati successi azzurri si spiegano con tre considerazioni:

1- il numero degli italiani in gara è piuttosto ridotto rispetto al recente passato. Poco più di 50 atleti, praticamente un quarto degli iscritti;
2- il valore non eccelso degli azzurri. Molti buoni corridori, nessun fuoriclasse. Un ricambio generazionale difficile e l'assenza di sprinter di livello. Petacchi non stava bene ed è nella fase finale della sua splendida carriera. Modolo e Sabatini non sono ancora pronti per battere i migliori.
3- la concorrenza straniera molto più forte che in passato. Negli anni scorsi molte squadre di nome venivano al Giro per onor di firma, non schierando i loro migliori atleti. Quest'anno le formazioni straniere (peraltro stragrande maggioranza) sono più competitive e in un tale contesto stona ancor di più l'esclusione di una squadra come la Ceramica Flaminia di Riccò, basata su un ottimo nucleo di atleti azzurri.

Fatte queste debite considerazioni generali, oggi è andata in porto la cosiddetta fuga-bidone, vale a dire una fuga sottovalutata dal gruppo, che arriva al traguardo e ribalta la classifica generale. Un tempo tali fughe erano più frequenti, per tutta una serie di motivi. Negli ultimi 20 anni la tecnologia e l'organizzazione delle squadre ha quasi sempre scongiurato tale pericolo. A mia memoria ricordo solo due fughe bidone nel recente passato in grado di definire anche la classifica finale, con qualche outsider che si aggiudica il successo finale. Una attorno alla metà degli anni '90 da parte del francese di origini italiane Agnolutto al Giro di Svizzera, l'altra nel 2006 da parte dello spagnolo Oscar Pereiro Sio del Team Phonak che portò a termine una fuga con oltre 20' e si aggiudicò il Tour de France (da sottolineare comunque che la vittoria gli fu attribuita dopo la squalifica di Floyd Landis, primo a Parigi).
La tappa che arrivava a L'Aquila è stata - giudizio personale - davvero uno scempio. Niente da dire sui bravissimi atleti (Petrov, Porte, Sastre, Wiggins e Arroyo su tutti, un bravo a Cataldo) che hanno concluso con oltre 12' sul gruppo dell'(ex) maglia rosa, ma l'atteggiamento dei presunti big e delle relative squadre è stato francamente inconcepibile. Lasciando tutto questo spazio alla fuga hanno "falsato" la corsa. Dopo la giornata odierna, degli onesti corridori che in condizioni normali non potrebbero mai lottare per vincere un grande corsa, (Sastre a parte) possono trionfare al Giro d'Italia. Qualcuno potrebbe obiettare che questo è il bello della corsa. L'imprevedibilità rende il Giro più avvincente. Può essere, ma personalmente preferisco mille volte vedere una corsa "normale" per certi versi prevedibile, ma che alla fine veda trionfare il corridore più forte, il più completo. Non è detto che i favoriti finali della corsa non riescano a recuperare il distacco accumulato oggi. Sarà comunque difficile, soprattutto per il numero di corridori che si sono issati in testa alla classifica generale. Da sabato il Giro entra nella fase più bella e interessante. Speriamo che lo spettacolo sia finalmente degno del bel percorso di quest'anno.

Ps, contemporaneamente al (fin qui deludente) Giro d'Italia 2010 si sta correndo il Tour of California. Corsa senza tradizione nè fascino, ma che vede al via i seguenti atleti: Armstrong, Leipheimer, Schleck, Cancellara, Boonen, Cavendish ecc. Speriamo che l'ultima settimana di Giro non faccia rimpiangere l'assenza di questi campioni...e di Riccò.
Share on Google Plus

About Simone Salvador

This is a short description in the author block about the author. You edit it by entering text in the "Biographical Info" field in the user admin panel.

2 commenti:

  1. Domenica, 30 maggio 2010, ore 18:00
    Ora possiamo dire fine a questa edizione della corsa in rosa...
    Chissà se chi ha scritto qua sopra ora è soddisfatto?

    RispondiElimina
  2. Caro Anonimo, sono colui il quale "ha scritto qui sopra". Ti rispondo subito, certo, sono molto soddisfatto e mi sono divertito moltissimo! Gli ultimi 8 giorni di corsa sono stati splendidi e hanno riscattato una prima parte fatta di caos, nessuna squadra organizzata per gli sprint e completata dallo scempio della tappa de L'Aquila. Forse dovresti rileggere ben il pezzo, specialmente le ultime righe in cui parlo di Giro che adesso entrerà nel vivo...sarà un caso, ma l'ultima settimana ci sono stati: bellissima vittoria di Nibali ad Asolo, strepitosa tappa sullo Zoncolan con un Basso memorabile, spettacolare cronoscalata a Plan de Corones, avvincenti tapponi del Mortirolo e del Gavia. In pratica ci sono stati due Giri d'Italia: uno fino all'Aquila, molto combattuto, ma tecnicamente povero e con in testa una serie di semi-sconosciuti; un altro dopo l'Aquila splendido e avvincente, con tappe disegnate benissimo e prestazioni da ricordare.
    Se vuoi lo ripeto, fino alla tappa de L'Aquila, non era affatto un bel Giro. Ti dirò di più. Se Arroyo fosse rientrato sulla discesa del Mortirolo avrebbe vinto il Giro d'Italia, non certo perchè era il corridore più forte, ma solo ed esclusivamente per la fuga-bidone. Nell'albo d'oro ci sarebbe finito lui e sarebbe stato ricordato come il Giro della fuga bidone. Ti invito a leggere il pezzo su Ivan Basso di venerdì scorso e quello di analisi complessiva del Giro che scriverò domani...se ripeschi questo articolo dopo l'ultima settimana di corsa l'effetto è stridente, ovvio. Ora sì, si può dire forte: è stato un gran bel Giro (dopo L'Aquila però...)!

    RispondiElimina