Il Ranking FIFA - Come funziona. Parte 2 (di Rado il Figo)

Nella seconda parte (vedi parte 1) dello speciale dedicato al Ranking FIFA, Rado approfondisce il parametro C, quello più discutibile e cervellotico. Un parametro complicatissimo che pesa il valore delle confederazioni d'appartenenza. 

 IL PARAMETRO “C”Il quarto parametro è quello per me più controverso e meno convincente in tutti i suoi aspetti: C (dall’iniziale di “confederation”) pesa il valore delle confederazioni di appartenenza delle due contendenti, pari alla media dei valori attribuiti a ognuna di esse. La presenza di tale parametro è giustificata dal fatto che gli incontri intercontinentali sono in numero assai minore rispetto a quelli fra affiliate alla medesima confederazione. Non avendo tutte le confederazioni uguale forza, s’è ritenuto che le migliori rappresentanti di quelle minori fossero avvantaggiate dal dover affrontare in misura maggiore avversarie di poco valore. Tuttavia tale giustificazione non regge: è innegabile che alcune confederazioni siano miglioridi altre (nessuno si sogna di mettere sullo stesso piano UEFA ed OFC) ma ciò è dato dalla forza dei vari membri affiliati ed è già espresso nel parametro T: se una nazionale europea gioca più gare contro avversarie anch’esse dell’UEFA e una dell’Oceania affronta più spesso altri membri dell’OFC, la prima già così affronta più avversari di valore rispetto alla seconda, e non capisco perché questa debba essere ulteriormente penalizzata da un secondo parametro che abbassa ancor di più il peso dei punti guadagnati.
Anche il calcolo di C desta più d’una perplessità, e non solo per la sua complessità: si parte dal numero di vittorie ottenute nelle ultime 3 fasi finali dei Mondiali (e quindi attualmente nella Coppe del Mondo 2002, 2006 e 2010) dalle squadre di una confederazione nelle gare giocate contro avversarie delle altre. In tale contesto, sono considerate vittorie quelle ottenute sia ai supplementari (e fin qui, nulla di nuovo, si veda il parametro M) sia ai rigori mentre i pareggi valgono letteralmente come mezza vittoria (e quindi contano 0,5). È però facilmente intuibile che i pareggi “validi” siano solo quelli ottenuti nelle gare di girone, poiché le partite a eliminazione diretta saranno considerate sempre come o vittorie o sconfitte, accentuando ancor di più le difformità di trattamento evidenziate nell’analisi di M.
Nel dettaglio, le squadre europee nel Mondiale 2002 hanno giocato 44 gare interconfederali con 18 vittorie (1 dopo i supplementari), 10 pareggi e 16 sconfitte (2 ai supplementari): ai fini di C, le vittorie europee sono 22,5, dovendo aggiungere alle 18 effettivamente ottenute le 4,5 dei 9 pareggi in gare di girone. Il pareggio “mancante” si riferisce al quarto di finale fra Spagna e Corea, conclusosi colla vittoria degli asiatici ai rigori, e quindi valutato come una sconfitta tout court per gli europei.

Per il calcolo di C si considera la media di vittorie per gara, pari a 0,5114 (= 22,5/44). Analogamente si procede per i Mondiali 2006 e 2010, ottenendo rispettivamente le vittorie medie di 0,7647 (=26/34) e 0,5882 (=20/34), con una vittoria media finale di 0,6214 (=0,5114 + 0,7647 + 0,5882)/3). Il valore di C di una confederazione è la radice quarta (letto bene: la radice quadrata della radice quadrata!), approssimata al secondo decimale, del rapporto fra la sua media finale e quella maggiore. Considerando che le altre confederazioni hanno le seguenti medie finali:

  • CAF (Africa): 0,3393;
  • AFC (Asia): 0,3396;
  • OFC (Oceania): 0,1667;
  • CONCACAF (Nord e Centro America e Caraibi): 0,3686;
  • CONMEBOL (Sud America): 0,6281
C sarà quindi dato dal rapporto fra la propria media e quella sudamericana.
Il C europeo è pertanto 1,00 (radice quarta di 0,6214/0,6281), approssimazione al centesimo di 0,9973; quello della CONCACAF di 0,88 e quelli africano e asiatico di 0,86. Ovviamente il C sudamericano è pari esattamente a 1, limite massimo raggiungibile dal parametro sempre assegnato alla confederazione di volta in volta colla miglior media (anche se, come visto, tale valore massimo può essere attribuito ad altre confederazioni per il gioco delle approssimazioni). Viceversa quello dell’OFC non è 0,72 ma 0,85; C deve obbligatoriamente essere almeno pari a tale limite inferiore, sempre per impedire che affrontare nazionali di confederazioni minori porti a valori di C troppo bassi o addirittura nulli. Infatti, nulla vieta che una confederazione non riesca a ottenere vittorie (o mezze vittorie), oppure, nel caso proprio dell’OFC, a portare alcun membro alla fase finale della Coppa del Mondo (fra l’altro l’Australia, pur avendo partecipato nel 2006 come rappresentante dell’Oceania, è considerata asiatica per aver aderito all’AFC proprio dall’1 gennaio di quell’anno; pertanto gli unici risultati validi per l’OFC sono quelli ottenuti dalla Nuova Zelanda nel 2010).
Come anticipato, il calcolo di C presta il fianco ad alcuni dubbi: innanzitutto se la vittoria vale 3 punti e il pareggio solo 1, così come anche previsto per M, sarebbe più “equo” che il pareggio valesse un terzo di vittoria, e non metà. Così facendo, le medie finali sarebbero le seguenti: CONMEBOL: 0,6045; UEFA: 0,5839; CONCACAF: 0,3190; AFC: 0,3053; CAF: 0,2954; OFC: 0,1111; e conseguentemente, i C varierebbero così: CONMEBOL: 1,00; UEFA: 0,99; CAF/AFC/OFC/CONCACAF: 0,85.
Inoltre, riprendendo quanto già discusso in C, non pare altrettanto equo che un pareggio sia considerato tale solo se conseguito nei gironi, mentre negli ottavi, nei quarti, nelle semifinali e nelle finali si tramuta in una vittoria o in un pareggio. Adottando una “par condicio” anche per le fasi a eliminazione diretta, cioè tenendo validi i risultati conseguiti al 90’, tralasciando completamente quanto ottenuto nei supplementari o ai rigori, le medie finali cambierebbero ancora così: UEFA: 0,5799; CONMEBOL: 0,5794; CONCACAF: 0,3376; AFC: 0,2871; CAF: 0,2833; OFC: 0,1111; e i relativi valori di C sarebbero questi: UEFA/CONMEBOL: 1,00; CONCACAF: 0,87; CAF/AFC/OFC: 0,85.
Infine statistica vuole che la vittoria media per gara nelle ultime 3 fasi finali si calcoli, prendendo ad esempio quella dell’Europa, in questo modo:
(21,33 + 24,33 + 18,33) / (44 + 34 + 34) = 0,5714

mentre il metodo usato nel ranking la calcola così:
[(21,33/44) + (24,33/34) + (18,33/34)] / 3 = 0,5799

Le medie “statisticamente corrette” varierebbero in tale modo: CONMEBOL: 0,5792; OFC: 0,3333; CONCACAF: 0,3235; AFC: 0,2889; CAF: 0,2830; e i valori di C “perfetti sotto ogni punto di vista” sarebbero: UEFA/CONMEBOL: 1,00; OFC: 0,87; CONCACAF: 0,86; CAF/AFC: 0,85. Tuttavia si può ora intuire il possibile motivo per cui la vittoria media è calcolata con un metodo errato: con quello corretto, l’OFC triplicherebbe il valore dei 3 pareggi neozelandesi del 2010, facendola diventare la 3ª migliore confederazione mondiale, dopo la sudamericana e l’europea, valutazione che striderebbe parecchio colla realtà.
Ricordo brevemente che per il calcolo di C dal Mondiale 2006 fino al successivo erano considerate sconfitte anche i pareggi, a prescindere dall’esito degli eventuali rigori. Si tratta al momento dell’unica modifica apportata al ranking FIFA nella sua ultima versione.

L’effettivo valore di C assegnato a ogni gara, come anticipato, è la media dei valori di C delle confederazioni cui sono affiliate le due avversarie (che ovviamente corrisponderà a C stesso qualora vi sia un “derby continentale”), così come esposto nella seguente tabella (dove sono state semplificate in CCF la CONCACAF e in CSF la CONMEBOL):


Le gare più “pesanti” sono quindi le sfide dove sia presente almeno una squadra europea o sudamericana, mentre quelle più “leggere” sono gl’incontri fra rappresentative dell’Oceania.


Rado il Figo
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