Nell'ultima settimana, complice lo svolgimento degli ottavi e quarti di finale della Coppa Italia 2011/2012, si è ripresentato l'annoso problema riguardante il rilancio del torneo. Partite senza appeal, squadre imbottite di riserve, stadi desolatamente vuoti e Rai che, al solito, esalta la manifestazione con l'ineffabile "Più si va avanti e più la Coppa Italia diventa interessante...". Da aggiungere che la stessa Rai ha spesso attaccato, anche attraverso alcune voci storiche, il cosiddetto "calcio spezzatino" imposto dalle Pay-Tv e penalizzante per le sue trasmissioni domenicali. Nessuno dice, però, che è la stessa Rai, di concerto con la Lega, a frazionare il più possibile il calendario della Coppa Italia per consentire le dirette in prima serata. Per la serie "tutto il mondo è paese".
La Tim Cup è ormai un rito stanco, che si trascina negli anni senza una vera, forte intenzione di modificare radicalmente il format della competizione. Il motivo è semplicissimo: ai club e alla Lega Calcio non interessa. La Tim Cup è vista come una scocciatura, non certo come un'opportunità per fare sistema e vendere un prodotto valido. Le modifiche, minime, apportate in questi anni sono state un semplice, costante maquillage, ma l'obiettivo finale è sempre lo stesso: avere dei quarti di finale con tutte le big, per la felicità di tutti, Rai in primis. Esattamente l'opposto rispetto a quello che avviene all'estero, in Inghilterra, Germania e Spagna in particolar modo, dove le squadre, dalla A alla Z, hanno - di fatto - gli stessi diritti e opportunità. Ennesima dimostrazione della scarsa cultura sportiva italica.
Detto questo, mi è capitato di leggere sul blog di Fabrizio Bocca su Repubblica.it, una nuova proposta di riforma, con successivi commenti che incappano nel più classico errore in tema di rilancio della Coppa Italia.
La proposta di riforma di Bocca prevede una Coppa Italia sul modello di quella del basket. Una semplice final eight da disputarsi nel periodo natalizio in due città diverse (squadre peraltro scelte non si sa come, ma probabilmente con la consueta intenzione di far giocare tra loro le solite note...). Proposta che non condivido per nulla, che va nella direzione esattamente opposta a quella seguita delle altre nazioni. Un estremizzazione del concetto di "tutelare le grandi", summa di disuguaglianza e disparità di trattamento. A commento della proposta di Bocca, ecco l'immancabile ritornello "la soluzione definitiva per il rilancio della Coppa Italia sarebbe permettere alla vincente di partecipare alla Champions League". Giova ricordare per l'ennesima volta come non siano la FIGC o la Lega Serie A a stabilire i criteri di accesso alle competizioni europee, bensì l'UEFA. Ranking UEFA, questo sconosciuto.
Personalmente ribadisco e rilancio la proposta di riforma della Coppa Italia che Blog-In presentò un paio di anni fa. Rispetto a quella proposta va solo modificato la modalità di selezione delle 128 squadre che entrerebbero nel tabellone vista la riduzione del numero di squadre in Lega Pro. Attualmente - ma il numero è destinato a mutare nei prossimi anni - le squadre professionistiche in Italia sono 119. Perciò, le restanti 13 squadre andrebbero selezionate tra quelle dilettantistiche. Per il resto, confermo in toto quell'idea, destinata a rimanere tale considerando la forma mentis dei dirigenti calcistici italiani, il cui unico interesse è rivolto alla ripartizione dei proventi dei diritti televisivi. Ecco i link allo speciale "Riforma della Coppa Italia" di Blog-In:
Sempre sul tema, nella parte dei commenti all'articolo di Bocca, ecco un'altra proposta. Idea interessante, ma con un errore evidente riguardante il numero di squadre di Serie B: sono 22 e non 24 come scritto in questo pezzo.
Detto questo, mi è capitato di leggere sul blog di Fabrizio Bocca su Repubblica.it, una nuova proposta di riforma, con successivi commenti che incappano nel più classico errore in tema di rilancio della Coppa Italia.
La proposta di riforma di Bocca prevede una Coppa Italia sul modello di quella del basket. Una semplice final eight da disputarsi nel periodo natalizio in due città diverse (squadre peraltro scelte non si sa come, ma probabilmente con la consueta intenzione di far giocare tra loro le solite note...). Proposta che non condivido per nulla, che va nella direzione esattamente opposta a quella seguita delle altre nazioni. Un estremizzazione del concetto di "tutelare le grandi", summa di disuguaglianza e disparità di trattamento. A commento della proposta di Bocca, ecco l'immancabile ritornello "la soluzione definitiva per il rilancio della Coppa Italia sarebbe permettere alla vincente di partecipare alla Champions League". Giova ricordare per l'ennesima volta come non siano la FIGC o la Lega Serie A a stabilire i criteri di accesso alle competizioni europee, bensì l'UEFA. Ranking UEFA, questo sconosciuto.
Personalmente ribadisco e rilancio la proposta di riforma della Coppa Italia che Blog-In presentò un paio di anni fa. Rispetto a quella proposta va solo modificato la modalità di selezione delle 128 squadre che entrerebbero nel tabellone vista la riduzione del numero di squadre in Lega Pro. Attualmente - ma il numero è destinato a mutare nei prossimi anni - le squadre professionistiche in Italia sono 119. Perciò, le restanti 13 squadre andrebbero selezionate tra quelle dilettantistiche. Per il resto, confermo in toto quell'idea, destinata a rimanere tale considerando la forma mentis dei dirigenti calcistici italiani, il cui unico interesse è rivolto alla ripartizione dei proventi dei diritti televisivi. Ecco i link allo speciale "Riforma della Coppa Italia" di Blog-In:
Sempre sul tema, nella parte dei commenti all'articolo di Bocca, ecco un'altra proposta. Idea interessante, ma con un errore evidente riguardante il numero di squadre di Serie B: sono 22 e non 24 come scritto in questo pezzo.
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