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Ibrahimovic e Onyewu (ora allo Sporting Lisbona) |
Giustamente concentrati sulla vicenda di Antonio Cassano, negli ultimi giorni si è data poca rilevanza a un paio di situazioni emerse nel mondo Milan. La prima riguarda Ibrahimovic, la seconda Boateng. Due storie da cui conseguono alcuni spunti di riflessione.
L'AUTOBIOGRAFIA DI IBRA - Probabilmente consigliati dall'ufficio marketing di Bruno Vespa, Ibrahimovic e il suo entourage pubblicano quotidianamente alcune anticipazioni della sua biografia (vedi quelle odierne su Juventus, Moggi e Inter). Grande clamore per la parte riguardante il rapporto con Guardiola. La risposta del tecnico dei blaugrana ha confermato la sua eccezionale levatura morale. Minor risalto hanno avuto le frasi riportate ieri su due episodi avvenuti nella passata stagione. Lo scontro in allenamento con Onyewu e la conseguente frattura di una costola. Infortunio nascosto dal club di via Turati: "Nella rissa con Onyewu mi sono rotto una costola, ma non abbiamo detto niente. Ci siamo quasi ammazzati". In secondo luogo l'espulsione rimediata a Firenze nell'aprile scorso. Nel dopogara Ibra dichiarò che il vaffa era un'imprecazione contro se stesso. Nella biografia ammette che "il club mi chiese di dire una bugia" e che il vaffa era effettivamente rivolto all'assistente Nicoletti.
Questi due esempi dimostrano come il Milan sia sempre estremamente attento al profilo della comunicazione e che ogni situazione venga valutata in ottica media. Anche a costo di "insabbiare" o di raccontare bugie.
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K.P. Boateng con il Ghana |
IL CASO BOATENG - Negli scorsi giorni è uscita una nota della Federcalcio ghanese in cui emerge, di fatto, il no di Boateng alla Coppa d'Africa 2012 (in programma dal 21 gennaio al 12 febbraio in Gabon e Guinea Equatoriale, con i giocatori convocati assenti già dall'8 o 15 gennaio): “Secondo Kevin, lo sforzo fisico richiesto per giocare sia con il club che con la sua Nazionale ad alti livelli sta avendo conseguenze negative sulla sua salute. Il giocatore ha anche spiegato che, volendo rimanere sano ed evitare gli infortuni, ha consultato i suoi medici e la sua famiglia sulla questione, decidendo di autoesonerarsi dagli impegni con la Nazionale, in particolare da quando effettua allenamenti speciali che ha dovuto interrompere per onorare gli inviti della sua selezione”. Una scelta che ha fatto arrabbiare il Ghana e che certamente non troverà molte resistenze in via Turati...
Questa vicenda ripropone l'annoso problema delle partite delle nazionali durante la stagione dei club, nonché la cadenza e collocazione della Coppa d'Africa nel calendario calcistico. Tuttavia, il rifiuto (ancor da ufficializzare) di Boateng, oltre agli aspetti regolamentari esposti sotto, determinerebbe una clamorosa disparità con le altre società che hanno in rosa giocatori che saranno convocati. Per fare un piccolo esempio, l'Udinese dispone di due giocatori ghanesi (Asamoah e Badu) che andranno in Coppa d'Africa. A questo punto è probabile che la storia di Boateng finisca con la fictio di una "non convocazione per scelta tecnica", anche perché un calciatore (salvo infortunio certificato dalla Federazione) non può rifiutare la convocazione e lo stesso club è obbligato a mettere a disposizione il calciatore. L'allegato 1 del regolamento FIFA sullo status e i trasferimenti internazionali dei calciatori è molto chiaro a tal proposito:
ARTICOLO 1 - PRINCIPI Le società sono obbligate a mettere a disposizione i loro tesserati alle squadre rappresentative nazionali del Paese per il quale il calciatore è idoneo a giocare in base alla sua nazionalità, nel caso in cui egli sia selezionato dalla Federazione interessata. Ogni accordo in senso contrario fra le società e il calciatore è proibito.
ARTICOLO 5 - RESTRIZIONI IMPOSTE AI CALCIATORI Un calciatore che è stato convocato dalla propria Federazione per una delle sue squadre nazionali, non può giocare per la sua società per tutto il periodo di rilascio effettivo o peri il periodo che avrebbe dovuto essere rilasciato ai sensi del presente Allegato, a meno che non sia stato concordato diversamente con la Federazione interessata. Tale sospensione della possibilità di giocare per la propria società deve, inoltre, essere prolungata di 5 giorni.
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