Mondiale Ciclismo 2011 - Super Cavendish su un percorso illogico. Il flop azzurro. Il 4 a Gilbert della Gazzetta. Video

Il Mondiale 2011 vinto meritatamente e nettamente da Mark Cavendish ha portato con sé molti spunti di riflessione. Ecco i principali riguardanti il percorso, la tattica azzurra e la crisi del movimento italiano. 

L'urlo di Mark Cavendish
PERCORSI MONDIALI - Dopo aver assistito alla lunga processione (peraltro a medie folli) in attesa degli ultimi 300 metri, in molti hanno criticato il percorso di Copenaghen. Già nei giorni precedenti si era capito come il circuito danese fosse assai facile e che l'arrivo allo sprint sarebbe stato inevitabile (soprattutto se ci fosse stata una squadra forte a tenere in pugno la corsa: la Gran Bretagna è stata perfetta). In pratica una riedizione del trionfale (per l'Italia) ma noiosissimo Mondiale di Zolder 2002. In queste ore sono sorte molte discussioni su quale debba essere la conformazione ideale di un percorso iridato. Ci sono fondamentalmente due scuole di pensiero. Qualcuno sostiene che i circuiti dei Mondiali debbano variare di anno in anno, dando la possibilità alle diverse tipologie di corridori di lottare per la maglia iridata. Così, in quest'ottica, è giusto ogni tot anni concedere l'opportunità di vincere il Mondiale anche ai velocisti, favorendo inevitabilmente la poca spettacolarità della corsa. L'altro partito, invece, sostiene come il Mondiale, in quanto corsa più importante dell'anno abbia come scopo quello di premiare il corridore più forte per le gare di un giorno, ragion per cui il percorso debba essere altamente selettivo. Personalmente sono molto più vicino alla seconda tesi. Non ho niente contro i velocisti, ci mancherebbe, ma il Mondiale è un pezzo unico e non può risolversi in modo prevedibile, quasi scontato. Se anziché le casacche nazionali gli atleti avessero indossato quelle dei rispettivi club l'arrivo di ieri poteva essere quello di una normale tappa di trasferimento di una grande corsa a tappe. Per questi motivi, ripeto, sarebbe più giusto che il Mondiale se lo giocassero gli atleti più forti per le corse di un giorno/Classiche (il che non significa restringere il lotto dei pretendenti a pochi eletti perché lo stesso Cavendish ha vinto una Milano-Sanremo e inoltre ci possono sempre essere trappole e sorprese...). La gara vista ieri a Copenaghen, ferma restando la bravura eccezionale di Cavendish - destinato a diventare il più grande velocista della storia - svilisce il significato del termine Mondiale. Come paradosso, ma fino a un certo punto, sottolineo come il Gp del Quebec disputato un paio di settimane fa, pur nella sua scarsa tradizione, ha presentato un percorso altamente selettivo e quindi spettacolare in cui sono emersi i veri valori in campo. 

ITALIA - BETTINI - Molte critiche sono piovute sull'operato del ct. Concordo con molte di esse, anche perché aver puntato tutto su Bennati significava accontentarsi in partenza di un piazzamento e nulla più (il velocista toscano difficilmente può competere con i vari Cavendish, Greipel, Farrar, ecc.). Modolo, certamente una spanna inferiore ai suddetti campioni, quantomeno aveva dato l'idea di giovane ruspante e senza timori reverenziali nei confronti dei big. Persa per persa si poteva rischiare la doppia carta Bennati-Modolo (con quest'ultimo libero di seguire la ruota migliore). Qui subentra un altro motivo di discussione perché Bettini nella dichiarazioni post-gara (dove ha palesato una certa allergia alle critiche) ha sostenuto che la strategia era proprio questa (Bennati capitano, Modolo battitore libero), ma proprio Modolo ha detto che lui ha rispettato le consegne, aiutando Bennati. Ripeto, difficilmente l'Italia sarebbe potuta salire sul podio, ma un piazzamento più dignitoso di un 14esimo posto era lecito attenderselo. Detto ciò, esistono anche un paio di attenuanti per Bettini. La prima riguarda il percorso su cui, francamente, non si poteva inventare molto, soprattutto contro una Gran Bretagna così organizzata e forte. La seconda è relativa al livello dei corridori italiani. Non può essere colpa di Bettini se il nostro movimento presenta pochissimi corridori di livello internazionale. Non a caso l'Italia non conquista una Classica da 3 anni (ultimo fu Cunego al Lombardia 2008) e quest'anno sono mancati anche i piazzamenti. E' una fase di faticoso ricambio generazionale, ma potrebbe essere anche un segnale che nei prossimi anni difficilmente l'Italia controllerà la corsa iridata come negli anni passati. Del resto le sole 2 squadre a livello Pro Tour testimoniano una crisi abbastanza profonda del nostro ciclismo, peraltro pregiatissimo capofila nella lotta al doping (ribadisco il parere favorevole alla nuova regola che ha portato all'esclusione di Petacchi ecc: vedi).

Ps, il Mondiale è un giorno speciale per tutti gli appassionati. Una tradizione irrinunciabile. In quanto a riti, poi, ce n'è uno che viene subito dopo...le Pagelle del Mondiale della Gazzetta. Bene, quelle odierne a firma Luca Gialanella mi hanno fatto sobbalzare sulla sedia. In particolare il giornalista della rosea ha assegnato un 4.5 a Bennati (ci sta), per poi rifilare una 4 a Philippe Gilbert. Ora, che Gilbert non sia stato protagonista della corsa è evidente, ma era impossibile potesse esserlo (lo sostiene nella pagina a fianco anche Pier Bergonzi...). Non c'era nemmeno un cavalcavia o un tratto del percorso dove poter tentare qualcosa. Nei giri decisivi si è viaggiato costantemente sopra i 50 di media. Cancellara - non l'ultimo arrivato - ha detto che l'unica soluzione per lui era lo sprint (ottimo quarto alla fine). Davvero illogico e incomprensibile rifilare quel voto a un fuoriclasse come Gilbert. Usando lo stesso, assurdo criterio, allora, aspettiamo di vedere dei 4 a degli scalatori che non saranno protagonisti alla Roubaix o al Fiandre. Il 15 ottobre ci sarà il Giro di Lombardia (vedi). In quell'occasione sì potrà assegnare un voto al corridore belga, ieri palesemente n.g..

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