Come anticipato nei commenti riservati al post "Diritti Tv, redditività e fatturato Serie A 2010/2011..." (vedi), ecco lo speciale in più puntate riservato al Fair Play Finanziario. Una guida analitica, dettagliata su come cambierà il calcio europeo nei prossimi anni. Il Fair Play Finanziario entrerà in vigore a partire dalla stagione calcistica 2013/2014 (a pieno regime dalla 2014/2015) e sarà una nuova, ulteriore condizione per potersi iscrivere alle Coppe Europee. Nello scorso mercato di gennaio si è parlato moltissimo - spesso a sproposito - di Fair Play Finanziario. Ecco perché ho ritenuto necessario realizzare - grazie alla disponibilità e competenza di Rado il Figo, uno dei massimi esperti di regolamenti, bilanci e contabilità a livello calcistico - uno speciale in cui spiegare nel dettaglio e con un lessico (corredato da esempi pratici) accessibile a tutti, le norme presenti nel regolamento Uefa. Un grazie sentito a Rado per la disponibilità e per il grande lavoro svolto. Nell'area riservata ai commenti, spazio a domande e approfondimenti.
Fair play finanziario: tre parole che ultimamente si sentono ripetere molto spesso. Si usano per giustificare operazioni di mercato carenti in fase di entrata o eccessive in fase di uscita; si sbandierano come minaccia verso club avversari che non hanno badato a spese; si citano frequentemente senza sapere esattamente cosa implicano e quale è il loro vero significato. Si è sentito parlare di “non si potrà spendere più di quanto si incassa” (invero frase presente anche nel sito dell’UEFA) o che per partecipare alle coppe europee si dovrà raggiungere quanto meno il pareggio di bilancio. Concetti in realtà superficiali e non corrispondenti esattamente al vero.
Con questo scritto voglio appunto spiegare cosa sia il fair play finanziario, applicandone le norme, per semplicità espositiva, ad un club italiano che tenga la contabilità per “stagione” (dal luglio di un anno al giugno del successivo) e non per “anno solare” (come il Milan) e che dovesse iscriversi alle coppe europee 2014/15. Non ho l’ambizione di spiegare nel dettaglio ogni singola sfaccettatura della materia: più semplicemente metterò in campo le mie conoscenze di ragioneria e la lettura dei regolamenti ufficiali UEFA, usando il più possibile un linguaggio sì tecnico ma – spero – comprensibile a chiunque.
Per prima cosa, le norme sul fair play finanziario (fpf da qui in avanti) sono contenute nel Regolamento UEFA sull’ottenimento della licenza per club e sul fair play finanziario, la cui edizione 2010 è stata pubblicata il 27 maggio scorso. Il fpf entrerà in vigore dalla stagione 2013/2014, ma a pieno regime solo dalla successiva 2014/15, e sarà una delle condizioni necessarie per ottenere l’iscrizione alle coppe europee, a fianco delle attuali, fra cui ricordiamo il titolo sportivo (piazzamento ottenuto nei tornei nazionali o europei) e la licenza UEFA (che già ora costringe qualche club a non essere presente in Champions o Europa League), di cui in realtà il fpf sarà una delle condizioni per ottenere il suo rilascio. La differenza fra il fpf del 2013/14 e quello a pieno regime, riguarda l’ampiezza del periodo di sorveglianza, che a regime copre tre periodi di reporting, ridotti a due per la prima stagione d’applicazione.
Partendo quindi coll’esempio, un club italiano che volesse iscriversi alle coppe del 2014/15, deve presentare la struttura completa del gruppo di cui fa parte, fino a determinare chi esercita l’effettivo controllo sul club. Tale struttura deve obbligatoriamente comprendere chi ha in contabilità i costi e i ricavi determinanti, mentre non sono comprese quelle filiali non rilevanti o la cui attività è esclusivamente e chiaramente non calcistica.
Il club sarà valutato per un periodo di sorveglianza che copre le stagioni, ed i relativi bilanci, 2011/12 (periodo di reporting 2012), 2012/13 (periodo di reporting 2013) e 2013/14 (periodo di reporting 2014). A tal fine, il club deve presentare lo stato finanziario annuale alla data di chiusura degli esercizi sociali 2011/12 e 2012/13, comprendente stato patrimoniale, conto economico, tabella dei flussi di tesoreria, un rapporto finanziario e un allegato coi metodi contabili usati ed altre notizie utili (di minore importanza ai presenti fini). Sono poi richieste tutte le informazioni, se non già comunque presentate, relative al fpf per i primi due periodi di reporting (2012 e 2013), mentre quelle relative al terzo ed ultimo (2014) saranno richieste solo se il club rientra in almeno una delle 4 condizioni che ora saranno descritte.
In linea di principio, per rispettare le esigenze del fpf il club non deve rientrare in nessuna delle quattro seguenti condizioni:
a) l’UEFA muove delle osservazioni relative allo stato finanziario 2012/13 o esprime delle riserve sulla capacità del club di proseguire la sua attività;
b) lo stato finanziario 2012/13 rileva un peggioramento del passivo netto rispetto allo stato finanziario 2011/12;
c) i costi determinanti superano i ricavi determinanti in almeno uno dei bilanci 2011/12 e 2012/13;
d) il club presenta dei pagamenti in arretrato verso altri club e/o verso i propri dipendenti al 30 giugno 2014.
Inoltre l’UEFA si riserva sempre il diritto di chiedere in qualsiasi momento della stagione informazioni supplementari, in particolare se le prestazioni a favore dei dipendenti superino il 70% dei ricavi o se l’indebitamento netto superi il 100% dei ricavi.
Alcuni dei punti sopra esposti meritano dei chiarimenti: la lettera b) in sostanza impone al club di avere un utile d’esercizio almeno nel 2012/13, mentre la lettera c) impone che i ricavi determinanti del club siano sempre almeno pari ai costi determinanti sia nel 2011/12 sia nel 2012/13. La differenza è che la lettera b) riguarda tutti i costi ed i ricavi (ovvero il vero e proprio risultato d’esercizio), mentre la lettera c) riguarda solo quei costi e quei ricavi che l’UEFA definisce, appunto, determinanti (la cui differenza è il risultato relativo al fpf) e che saranno spiegati in seguito.

Se un club rientra in almeno una delle 4 condizioni suddette, può comunque soddisfare le esigenze del fpf se soddisfa almeno una delle seguenti altre due condizioni:
1) il risultato relativo al fpf per l’intero periodo di sorveglianza non è negativo;
2) il risultato relativo al fpf per l’intero periodo di sorveglianza è negativo, ma rientra nei limiti di scarto accettabile, se necessario anche sommando (ovviamente solo se questo è positivo) il risultato relativo al fpf per gli esercizi 2009/10 e 2010/11 (periodi di reporting 2010 e 2011).
Anche in questo caso le due condizioni necessitano di alcune spiegazioni. La numero 1) prevede che il fpf sia rispettato anche quando la somma dei ricavi determinanti degli esercizi 2011/12, 2012/13 e 2013/14 sia almeno pari alla somma dei costi determinanti degli stessi esercizi. Il che comporta quantomeno che necessariamente i ricavi determinanti superino i costi determinanti nel 2013/14.
Ma se anche così il risultato relativo al fpf per i periodi di reporting 2012, 2013 e 2014 fosse negativo, la numero 2) viene in soccorso introducendo una nuova soglia, più bassa: la somma dei costi determinanti degli esercizi 2011/12, 2012/13 e 2013/14 o, se più favorevole, degli esercizi dal 2009/10 al 2013/14, non deve superare la somma dei ricavi determinanti degli stessi esercizi per più di €. 5.000.000.
Complimenti per la spiegazione molto esaurienti.
RispondiEliminaDa quello che ho capito alla fine il fair play finanziario farà ben poco per riequilibrare gli equilibri in quanto l'indebitamento del club conta poco,praticamente basta tenere in equilibrio il bilancio acquisti/cessioni ma il debito pregresso non viene considerato,forse ho capito male e spero sia così perchè allora i vari moratti,preziosi & company continuerebbero a "dissanguare"le casse societarie ripianando di loro alla fine dell'anno di esercizio.
RispondiEliminaMark
Mark, in realtà si parla di due grandezze diverse: una cosa sono i debiti, altra il risultato d'esercizio.
RispondiEliminaIl fair play finanziario, nonostante quest'ultimo aggettivo, è più diretto al lato economico della gestione, ovvero al controllo dei ricavi e dei costi di un club. Scopo ultimo è quello di avere società calcistiche capace di autofinanziarsi senza dover ricorrere a continui aiuti esterni, in primis dei loro soci. Detto in parole povere: l'UEFA vuole che i diritti tv e le plusvalenze per le cessioni dei giocatori siano sempre al peggio pari degli stipendi, delle minusvalenze per la vendita dei giocatori e degli ammortamenti del costo d'acquisto dei cartellini. Si tratta, come vedi, di voci diverse dai debiti che, semplificando, per una società di calcio sono i mutui bancari (o altro prestito avuto), i pagamenti in arretrato per acquisti di giocatori e dei loro stipendi nonché i debiti verso gli enti pubblici per le ritenute fiscali e previdenziali.
Onestamente non ho sotto mano i bilanci di Genoa ed Inter, ma dubito che i loro problemi siano di avere troppi debiti (com'era anni fa per Roma e Lazio); semmai è quello di avere costi che superano di gran lunga i ricavi.
Questo vuol dire che il fpf tralascia i debiti? No, anzi: pur parlandone di meno, sul punto è più restrittiva. Per esempio: il dover ancora pagare le società di provenienza dei propri giocatori (senza aver prima stabilito una rateizzazione), è una delle prime 4 condizioni di non rispetto del fpf, e fra l'altro senza alcun limite numerico. Per dire: 1 euro di debito in essere è più che sufficiente per non rispettare il fpf, mentre 75.000.000 di perdite economiche annuali, purché coperte, rientrano nelle condizioni di rispetto del fpf.
Scusa, non 75.000.000; "solo" 45.000.000
RispondiEliminaAh ok grazie per la speigazione ulteriore ora mi è più chiara la situazione che si potrebbe profilare.
RispondiEliminaMark