Cala il sipario sul Giro d'Italia 2014 ed è tempo di bilanci. Per le pagelle finali rimando a quelle di giroditaliaciclismo.com. Rispecchiano perfettamente il mio pensiero su promossi e bocciati della corsa rosa 2014. In questo post cerchiamo di capire se sia stato o meno un Giro di buon livello. In tal senso si possono contrapporre due tesi contrastanti. Da una parte i "buonisti" cioè coloro i quali si sono entusiasmati per questo Giro, soprattutto per il gran numero di giovani lanciati sul palcoscenico del ciclismo internazionale. Dall'altro gli iper-critici che non hanno risparmiato nulla all'organizzazione e ai partecipanti, sostenendo che si è trattato nel complesso di un Giro mediocre. La verità, come da brocardo latino, sta probabilmente nel mezzo.
Il Giro 2014 era partito con delle buone premesse. Percorso con difficoltà in crescendo, alcune tappe sulla carta spettacolari, una starting-list di discreto livello. Le tre settimane di corsa, per varie ragioni, sono state al di sotto delle aspettative. Nairo Quintana era il super-favorito della vigilia e, nonostante una condizione non ottimale e alcuni acciacchi nella prima settimana di corsa, non ha tradito le attese. C'era molta curiosità per vedere all'opera Fabio Aru, brillante delfino di Vincenzo Nibali al Giro 2013. Il corridore sardo è andato oltre le più rosee aspettative, vincendo in solitaria a Montecampione e duellando alla pari con Quintana nella cronoscalata del Grappa. Uran si è confermato su ottimi livelli, così come Rolland, Majka, Kelderman (senza dimenticare Pozzovivo) hanno disputato un buon Giro. Tra i velocisti, dopo il breve regno di Kittel, è stato Bouhanni a dominare la scena con tre successi. Al pur bravo Giacomo Nizzolo è sempre mancato qualcosa per conquistare la vittoria di tappa. Tra gli azzurri, poi, da segnalare il salto di qualità di Diego Ulissi, brillante vincitore di due frazioni. Insomma, un Giro che ha messo in vetrina molti protagonisti del ciclismo dei prossimi anni, oltre a due corridori che già oggi possono lottare ai massimi livelli (Quintana e Kittel).
Tuttavia, è doveroso dirlo, non è stato un Giro d'Italia particolarmente spettacolare ed emozionante. Questo per un motivo fondamentale: mancavano i 10-12 corridori più forti al mondo. Al Giro 2014 erano infatti assenti Froome, Contador, Nibali, Wiggins, Cancellara, Sagan, Gilbert, Valverde, Cavendish, Greipel, Tony Martin. Il Team Sky, ad esempio, oltre ai due ultimi vincitori del Tour de France, non ha schierato nemmeno Richie Porte e Sergio Henao, due atleti che avrebbero potuto lottare per le prime posizioni. Tutti questi campioni, o almeno alcuni di loro, non solo avrebbero elevato il tasso tecnico del Giro, ma con la loro personalità e il loro carisma, avrebbero determinato un andamento di corsa più avvincente e meno bloccato. Prendiamo la tappa dello Zoncolan. Al netto delle energie rimaste dopo tre settimane di corsa, c'erano ancora diversi atleti in grado di lottare per le prime posizioni. Ebbene, nessuna squadra e nessun corridore ha avuto il coraggio di rendere la corsa dura sin dal Passo del Pura. Nessuno ha voluto rischiare di far saltare la classifica per salvaguardare il proprio "posticino" in classifica. Si è preferito addirittura far andar via una fuga, svuotando di valore e significato la scalata del Mostro. A chi giustifica questo atteggiamento iper-prudente, sostenendo che in fondo "questo è il ciclismo moderno", ricordo solo la tappa dell'Alpe d'Huez al Tour de France 2011. Una frazione fantastica, resa memorabile proprio dall'atteggiamento di uno di questi campioni (Contador) che cercò di far saltare il banco inscenando un attacco sin dai primi chilometri.
Insomma, ok "il Giro dei giovani", ma la vecchia regola per cui "la corsa la fanno i corridori" è sempre valida. Più campioni = più spettacolo. Non sarà facile, ma Rcs ha dimostrato di poter allestire un campo partenti di valore già assoluto (vedi Tirreno-Adriatico).
Il Giro 2014 era partito con delle buone premesse. Percorso con difficoltà in crescendo, alcune tappe sulla carta spettacolari, una starting-list di discreto livello. Le tre settimane di corsa, per varie ragioni, sono state al di sotto delle aspettative. Nairo Quintana era il super-favorito della vigilia e, nonostante una condizione non ottimale e alcuni acciacchi nella prima settimana di corsa, non ha tradito le attese. C'era molta curiosità per vedere all'opera Fabio Aru, brillante delfino di Vincenzo Nibali al Giro 2013. Il corridore sardo è andato oltre le più rosee aspettative, vincendo in solitaria a Montecampione e duellando alla pari con Quintana nella cronoscalata del Grappa. Uran si è confermato su ottimi livelli, così come Rolland, Majka, Kelderman (senza dimenticare Pozzovivo) hanno disputato un buon Giro. Tra i velocisti, dopo il breve regno di Kittel, è stato Bouhanni a dominare la scena con tre successi. Al pur bravo Giacomo Nizzolo è sempre mancato qualcosa per conquistare la vittoria di tappa. Tra gli azzurri, poi, da segnalare il salto di qualità di Diego Ulissi, brillante vincitore di due frazioni. Insomma, un Giro che ha messo in vetrina molti protagonisti del ciclismo dei prossimi anni, oltre a due corridori che già oggi possono lottare ai massimi livelli (Quintana e Kittel).
Tuttavia, è doveroso dirlo, non è stato un Giro d'Italia particolarmente spettacolare ed emozionante. Questo per un motivo fondamentale: mancavano i 10-12 corridori più forti al mondo. Al Giro 2014 erano infatti assenti Froome, Contador, Nibali, Wiggins, Cancellara, Sagan, Gilbert, Valverde, Cavendish, Greipel, Tony Martin. Il Team Sky, ad esempio, oltre ai due ultimi vincitori del Tour de France, non ha schierato nemmeno Richie Porte e Sergio Henao, due atleti che avrebbero potuto lottare per le prime posizioni. Tutti questi campioni, o almeno alcuni di loro, non solo avrebbero elevato il tasso tecnico del Giro, ma con la loro personalità e il loro carisma, avrebbero determinato un andamento di corsa più avvincente e meno bloccato. Prendiamo la tappa dello Zoncolan. Al netto delle energie rimaste dopo tre settimane di corsa, c'erano ancora diversi atleti in grado di lottare per le prime posizioni. Ebbene, nessuna squadra e nessun corridore ha avuto il coraggio di rendere la corsa dura sin dal Passo del Pura. Nessuno ha voluto rischiare di far saltare la classifica per salvaguardare il proprio "posticino" in classifica. Si è preferito addirittura far andar via una fuga, svuotando di valore e significato la scalata del Mostro. A chi giustifica questo atteggiamento iper-prudente, sostenendo che in fondo "questo è il ciclismo moderno", ricordo solo la tappa dell'Alpe d'Huez al Tour de France 2011. Una frazione fantastica, resa memorabile proprio dall'atteggiamento di uno di questi campioni (Contador) che cercò di far saltare il banco inscenando un attacco sin dai primi chilometri.
Insomma, ok "il Giro dei giovani", ma la vecchia regola per cui "la corsa la fanno i corridori" è sempre valida. Più campioni = più spettacolo. Non sarà facile, ma Rcs ha dimostrato di poter allestire un campo partenti di valore già assoluto (vedi Tirreno-Adriatico).
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