"La Famiglia Sentimenti: una storia d'altri tempi". La Pennellata di Bodo. Storie, aneddoti, chicche raccontate da Matteo Bodei

Lucidio Sentimenti (IV)
Giovedì 8 settembre ’11 presentazione ufficiale Juventus Stadium (vedi): quando vengono fatti accomodare alcuni dei principali calciatori della ultracentenaria storia bianconera non passa inosservata la camminata ciondolante del più anziano giocatore vivente ad aver vestito la maglia della Nazionale azzurra. Quel signore di 91 anni era Lucidio Sentimenti, meglio conosciuto con l’abbreviazione di Sentimenti IV, portiere e “goleador”  juventino degli anni ’40. Un nome che racchiude una delle storie più singolari e affascinanti del football nostrano. 
La famiglia Sentimenti, originaria del piccolo paesello di Bomporto, nel modenese, è diventata famosa ai posteri perché di 9 figli ben 5 hanno intrapreso la carriera di calciatore. Il primo, Ennio, si fermò al Nonantola, squadra delle serie minori non lontana dal natio paese. Agli altri quattro, invece, il calcio diede fama, gloria e parecchie soddisfazioni. Arnaldo o Sentimenti II, classe 1914, è stato il primo a diventare professionista. Scoperto quasi per caso dall’ allora allenatore del Napoli, l’inglese William Garbutt, si trasferì all'ombra del Vesuvio a soli diciannove anni. Dalla maglia della piccola Pro Modena a quella azzurra sembrava una salto difficilissimo in un epoca così diversa dalla nostra, ma Noci (i familiari lo chiamavano così), spinto anche dal fatto che grazie al suo stipendio viveva tutta la famiglia, riuscì a giocarsi le sue carte e dopo una sola settimana per lui si aprirono le porte della prima squadra. Quella porta, che lui doveva difendere dai tiri degli avversari, rimase inviolata nelle prime tre gare ufficiali da lui disputate (Brescia, Palermo e Sampierdarena) e da quel momento in avanti nessuno gli portò più via il posto da titolare. Cherì, il soprannome affibiatogli dai compagni perché innamorato della canzone francese dal medesimo titolo, piantò le radici in Campania e il Vomero divenne la sua seconda casa. Dodici campionati in serie A con la stessa maglia di cui otto con la fascia di capitano al braccio ne fecero un napoletano adottivo tanto che sposò una napoletana e rimase nella terra degli angoini fino alla morte avvenuta nel 1997. A lungo recordman di imbattibilità della porta azzurra (superato solo da Castellini negli anni ’80 e da Morgan De Sanctis) è ricordato soprattutto per la sua dote naturale di pararigori (36 quelli neutralizzati in carriera) e per averne sventati ben 9 consecutivi tra cui quelli di due mostri sacri come Piola e Meazza. Ad interrompere quella serie che sembrava interminabile, come nei migliori romanzi, ci pensò suo fratello Lucidio che di professione faceva, guarda caso, il portiere. Era il 17 maggio 1942 Napoli – Modena, la prima delle tante sfide in cui si intrecciarono le vicende dei fratelli più famosi d’Italia.
Il terzo fratello, nato quattro anni dopo Arnaldo, era Vittorio di professione centrocampista con il vizio del gol, cresciuto nel Modena (nel 1940 si laurea capocannoniere della serie B con 24 reti a pari merito con il bresciano Renato Gei) esplose nella Juventus dove insieme al fratello minore Lucidio formava un binomio che resterà indissolubile anche negli anni a venire. Con i bianconeri disputò ben 8 stagioni totalizzando 210 presenze condite da 62 reti prima di trasferirsi nella Capitale per vestire il biancoazzurro della Lazio. Il “bersagliere”, questo il suo soprannome, rimase tre anni con gli aquilotti prima di tornare a Torino sponda granata e terminare la carriera con la maglia giallo blu del Modena. Della serie "Il primo amore non si scorda mai".
Il penultimo gioiello della “covata” è forse il più famoso dei cinque anche perché l’ unico ad aver indossato, per ben nove volte, la maglia della nazionale. Parliamo di Lucidio, classe 1920, detto Cochi, portiere eclettico formatosi anche lui nel Modena ma esploso alla ribalta con la divisa bianconera. Terminata l’esperienza con i canarini, dove trovò anche il tempo per segnare il famoso rigore al fratello Cherì, il trasferimento (stagione ’42-’43) in pompa magna alla grande Juventus che in quel periodo tentava di risorgere dopo i fasti degli anni ’30. Portiere non appariscente tra i pali, resterà celebre per le sue classiche uscite di piede con le gambe protese in avanti e per essere stato il primo estremo difensore goleador, tanto da essere schierato anche in un paio di occasioni come ala, diventando, nella storia del calcio,  il predecessore dei vari Rampulla, Chilavert e Rogerio Ceni.
Nel maggio del ’47 ebbe anche l’ onore di scendere in campo con la divisa della nazionale, unico intruso, insieme a dieci giocatori del grande Torino nell’amichevole vinta per 3 a 2 contro l’ Ungheria (2 gol di Gabetto e uno di Loi per ribaltare le reti del mitico Puskas). Nel 1949 passò, insieme al fratello maggiore Vittorio, alla Lazio dove rimase cinque anni prima di trasferirsi al Vicenza prima e al Torino poi.
L’ultimo, ma non per nome, della famiglia Sentimenti a calcare i palcoscenici della serie A è stato Primo, duttile difensore classe 1926. Cresciuto anche lui nel Modena, si trasferisce per una stagione in Puglia con la maglia dei galletti del Bari prima di ricongiungersi ai due fratelli maggiori in quel di Roma. Nel 1950 fu inizialmente acquistato dai giallorossi, che però quell’anno retrocessero.L'intervento di Vittorio fece saltare un affare già fatto e il giovane Primo si ritrovò sull’altra sponda del Tevere con la maglia biancoceleste della Lazio. Il trio Sentimenti (3 fratelli che giocarono contemporaneamente in una stessa squadra della massima divisione: un record difficilmente uguagliabile) portò i capitolini a raggiungere tre quarti posti consecutivi dopo le grandi del Nord, un traguardo impensabile per una formazione che, dopo l’ addio di Silvio Piola, sembrava essere diventata una semplice comparsa. Il minore dei fratelli di Bomporto rimase sette anni nella squadra dell’allora presidente Leonardo Siliato prima di terminare la sua lunga carriera a Parma.
Mille e seicento gare circa e centottanta reti realizzate, questi i numeri della famiglia Sentimenti nei campionati professionistici, quattro fratelli nati in un piccolo paesello di provincia e forgiatisi nelle più grandi realtà cittadine d’ Italia. Una storia incredibile e irripetibile che valeva la pena raccontare.    

Matteo Bodei
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