Australian Open 2011 - Il trionfo di Novak Djokovic (in collaborazione con Tennisworlditalia.com)

Con grande piacere annuncio la nascita di una collaborazione tra Blog-In: dentro lo Sport e il portale & rivista Tennisworlditalia.com (presente anche in Usa Sudafrica) edito e diretto da Federico Coppini. Tennisworld è la prima rivista mensile on-line gratuita sul mondo del tennis e basta dare un occhiata all'ultimo numero (clicca qui) per sfogliarla e apprezzarne l'indiscutibile qualità. Grazie a tale collaborazione, nei prossimi mesi su Blog-In: dentro lo Sport pubblicherò alcuni degli articoli più interessanti tratti da tennisworlditalia.com. Considerando che - a malincuore - negli ultimi mesi ho potuto scrivere davvero poco di tennis, questa collaborazione è il modo migliore per occuparmi nuovamente di questo meraviglioso sport.

Il primo articolo tratto da tennisworlditalia.com,  riguarda gli Australian Open 2011, conclusisi poche ore fa con la grande affermazione di Novak Djokovic, capace di dominare sia contro Roger Federer in semifinale che  con Andy Murray in finale. Articolo a firma Marco Rebuglio.


Djokovic conquista il suo secondo Australian Open

Mancava unicamente un titolo Slam a Novak Djokovic per coronare il momento d'oro iniziato verso la fine dell'estate con un Open degli Stati Uniti perso all'ultimo atto, solo perchè era fisicamente impossibile arginare l'uragano Nadal dopo la maratona di semifinale con i due match point annullati a Federer, passato attraverso l'infinita gioia di avere portato al proprio paese la prima Coppa Davis della storia, e terminato oggi con il secondo trionfo all'Australian Open dopo quello del 2008.
Ne ha passate tante Nole in questi tre anni, tanto che il precedente successo a Melbourne con la finale vinta su Tsonga a un certo punto era stato paragonato a un semplice fuoco di paglia, un acuto destinato a rimanere come l'unico nella carriera di un tennista non in grado di mantenere fede alle tante speranze in lui riposte. Nemmeno la collaborazione con un uomo d'esperienza come Todd Martin riuscì a porre rimedio al processo di involuzione tecnica del serbo. Si dice spesso: squadra che vince non si cambia. E così il divorzio dall'ex tennista americano e la guida tecnica affidata nuovamente al solo Marián Vajda hanno messo fine alla crisi e sono valse il ritorno su grandissimi livelli del 23enne di Belgrado.
Il Nole di adesso, rispetto a quello che impressionò gli addetti ai lavori muovendo i primi passi sul circuito, è un tennista assolutamente più completo. Il dritto è ormai un'arma letale, la discesa a rete e l'attacco sono parole finalmente contemplate nel suo vocabolario tennistico, il servizio non è devastante ma è diventato un colpo importante nei momenti di maggior bisogno. E' sufficiente quando da fondo sei uno dei giocatori più solidi del circuito.
Si temeva che la temperatura (nel pomeriggio a Melbourne si sono raggiunti anche i 38 gradi) potesse giocare un brutto scherzo a Nole, meno resistente rispetto ad altri a condizioni atmosferiche difficili. Non a caso le sue due ultime spedizioni nella terra dei canguri erano finite con una sconfitta non tanto per mano degli avversari quanto per mano del clima (ritiro nel 2009 contro Roddick, sconfitta dopo essere stato avanti 2 set a 1 nel 2010 contro Tsonga). Gli organizzatori avrebbero fatto iniziare il match col tetto chiuso, ma per fortuna col calare del sole (è ormai qualche anno che la finale in Australia giustamente viene fatta giocare in notturna) si era abbassata anche la colonnina del mercurio.
Abbiamo avuto una finale equilibrata solamente per un set, il primo, deciso dal break conquistato nel decimo gioco da Nole che, seguitando a prendere l'iniziativa come aveva fatto durante il corso di tutto il parziale, si conquistava il set point scendendo intelligentemente a rete per mettere fine a uno scambio massacrante di 38 tiri. In apnea Murray non poteva far altro che tirare il passante sul net e, con ancora nelle gambe le scorie del quindici precedente, mandare lungo il dritto successivo. 6-4 Djokovic. Nella seconda frazione era un episodio sfortunato a mandare ko Andy, che nel suo primo turno di battuta concedeva due palle break. La prima veniva annullata con un servizio all'incrocio, la seconda sembrava svanire insieme a un ace, e invece occhio di falco decretava la palla out. Tornato a giocare dopo essere stato convinto di aver fatto il punto Murray cedeva la battuta con una palla corta insensata e subiva una terribile emorragia di punti. Lo scozzese cancellava il primo set point sullo 0-5, una piccola reazione gli evitava il cappotto, ma sul 5-2 Djokovic piazzava un altro break. Terminati due set di scambi dominati da Nole finalmente Murray provava a pungere da fondo. Dopo aver dato dimostrazione dell'incisività dei suoi fondamentali il serbo, costretto a remare con più frequenza rispetto ai primi due parziali, mostrava le sue fantastiche doti difensive: da vedere e rivedere il difficilissimo passante di rovescio che ha consegnato al serbo il 3 a 1. A decidere un terzo set caratterizzato da 4 break nei primi 5 game era un break nell'ottavo gioco, anche se le 12 palle break concesse dallo scozzese nell'arco del solo terzo parziale (contro le 3 offerte da Djokovic, sempre relativamente al terzo set) dicono tutto della superiorità di Djokovic. 

Andy Murray ancora sconfitto
Con il 6-4 6-2 6-3 rifilato ad Andy Murray sulla Rod Laver Arena Novak si è portato a soli 85 punti dallo scalzare Federer dalla seconda posizione mondiale, anche se in questo momento, considerati tutti i traguardi raggiunti e il gioco espresso, il ruolo di vice-Nadal spetterebbe virtualmente a lui, considerato anche il modo in cui ha dominato questo torneo. Non solo le scoppole rifilate a Berdych, Federer e appunto Murray, ma anche il solo set ceduto nell'arco di due settimane per un piccolo passaggio a vuoto contro il modesto Dodig. 
Andy Murray ha invece incassato la terza sconfitta in altrettanti finali di Slam. Il suo bilancio negli atti conclusivi dei Major è da mettersi le mani nei capelli: 9 set persi 0 vinti. Un tabellino che ricorda quello di Dinara Safina, anche lei 3 finali Slam senza mai incamerare un parziale. La speranza è che il destino dello scozzese non sia lo stesso di quello della sorella di Marat, e che le continue delusioni non spingano Murray all'interno di una crisi dalla quale sarebbe difficile uscire. Certo è che i ricordi negativi adesso iniziano a essere troppi. Per non perdere la speranza e continuare a credere nell'obiettivo che prenda esempio da Ivan Lendl, 4 finali perse prima dell'ingresso tra i grandi, al Roland Garros rimontando due set di svantaggio a McEnroe, o Andrè Agassi, 3 finali mancate prima della gioia a Wimbledon 1992. Rimane il problema di fondo dell'atteggiamento in campo, ma è una questione già trattata troppe volte sulla quale è inutile ripetersi.



Marco Rebuglio (Tennisworlditalia.com)

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