"Il nostro obiettivo è arrivare a 40 punti". Quante volte, nelle stereotipatissime interviste a giocatori e allenatori impegnati nella lotta salvezza avete sentito questa frase? 40 punti, la quota fatidica per considerarsi salvi e mantenere la categoria. Ma è davvero così? Occorrono davvero 40 punti per evitare la retrocessione in Serie B o la quota salvezza è un'altra? Questo post cerca di chiarirlo attraverso un'analisi delle parti basse delle classifiche dei campionati di Serie A disputati con i 3 punti a vittoria (dalla stagione 1994/95).
CLASSIFICHE SERIE A DAL 1994/1995 - Prima di iniziare, una precisazione. La classifica finale è il miglior strumento possibile per effettuare questo tipo di lavoro, anche se non sempre esprime con assoluta fedeltà la quota salvezza. In alcuni casi, infatti, i giochi vengono decisi con uno o più turni d'anticipo, "falsando" così il punteggio finale. Emergono quindi due "tipologie" di finali di campionato: quelli appena descritti e quelli punto a punto, o comunque quelli in cui due o più squadre si giocano la salvezza fino all'ultima giornata. In questi ultimi casi la quota salvezza è assolutamente reale.
Fatta questa doverosa premessa, ecco il quadro completo delle posizioni finali delle classifiche finali dei campionati di Serie A dal 1994/95 al 2012/2013 (in verde la/le squadre salve, in rosso quelle retrocesse in Serie B):
IL RITORNO ALLE 18 SQUADRE E L'OCCASIONE PERSA DAI CLUB - Da quest'ultima conclusione si può prendere spunto per un ulteriore riflessione. Può anche essere considerato pretestuoso o forzato, ma dalla tabella relativa ai punteggi delle 18esime classificate nei campionati a 20 squadre, emerge in modo nitido l'abbassamento sensibile del livello tecnico della Serie A. Nelle ultime 7 stagioni (2013/214 compresa), le tre squadre retrocesse in Serie B hanno ottenuto meno di 38 punti, vale a dire meno di 1 punto a partita. Un dato imbarazzante che denota come l'allargamento a 20 squadre abbia portato più problemi che benefici. Del resto il cambio di format non fu dovuto a una lungimirante scelta dei dirigenti del calcio italiano, ma fu la risultante del pasticcio iniziato col "Caso Martinelli-Catania 2003".
Come sostenuto tempo fa su questo blog e come ribadito recentemente da alcuni dirigenti di Serie A, appare improrogabile il ritorno della Serie A a 18 squadre, meglio se accompagnato alle 4 retrocessioni in B. I benefici sarebbero indubbi. Dal calendario meno intasato (di fatto con 4 partite in meno si eliminerebbero i turni infrasettimanali), al "coinvolgimento" fino al termine del campionato di un maggior numero di squadre. Infine, ed è forse l'aspetto più importante, diminuendo il numero di squadre, ci sarebbe un naturale innalzamento del livello tecnico, con meno partite dall'esito scontato.
Su tale argomento si innesta anche il tema dei proventi dai diritti televisivi che hanno arricchito - o sarebbe meglio dire, tenuto in vita - la stragrande maggioranza dei club italiani. Nel 2010 scrissi un articolo in cui sottolineai la grande opportunità per i club di spendere quei soldi per migliorare i settori giovanili, per realizzare i famigerati stadi di proprietà e per costruire squadre più competitive, rendendo i campionati più equilibrati e combattuti. A distanza di 4 anni è evidente che quella traccia sia stata ampiamente disattesa.
N.B. il post sarà aggiornato al termine della stagione 2013/14.
CLASSIFICHE SERIE A DAL 1994/1995 - Prima di iniziare, una precisazione. La classifica finale è il miglior strumento possibile per effettuare questo tipo di lavoro, anche se non sempre esprime con assoluta fedeltà la quota salvezza. In alcuni casi, infatti, i giochi vengono decisi con uno o più turni d'anticipo, "falsando" così il punteggio finale. Emergono quindi due "tipologie" di finali di campionato: quelli appena descritti e quelli punto a punto, o comunque quelli in cui due o più squadre si giocano la salvezza fino all'ultima giornata. In questi ultimi casi la quota salvezza è assolutamente reale.
Fatta questa doverosa premessa, ecco il quadro completo delle posizioni finali delle classifiche finali dei campionati di Serie A dal 1994/95 al 2012/2013 (in verde la/le squadre salve, in rosso quelle retrocesse in Serie B):
ANALISI QUOTA SALVEZZA SERIE A - Una volta riportate tutte le classifiche, per definire la quota salvezza ideale è necessario estrapolare i dati riguardanti la "prima squadra salva" e "l'ultima squadra retrocessa" dei campionati presi in considerazione (10 disputati con il format a 18 squadre, 9 con il format a 20 squadre). Nella seguente tabella ho indicato sulla sinistra le squadre classificate al 14° posto nei campionati a 18 squadre e quelle al 17° posto nei campionati a 20 (dalla stagione 2004/2005), con relativi punti e media punti. A destra, stesso discorso per l'ultima squadra retrocessa (quart'ultima nei campionati a 18, terz'ultima in quelli a 20 squadre).
CONCLUSIONI - Da questa tabella si possono effettuare alcune conclusioni.
1. Nella prima colonna dedicata alle "prime squadre salve", si può notare come nei campionati a 18 squadre, se si esclude l'annata 2003/2004 in cui la quota salvezza fu particolarmente bassa (33 punti considerando i 32 del Perugia quart'ultimo e retrocesso in B dopo lo spareggio con la Fiorentina, 6a in B), le squadre che ottenevano la permanenza in A, mantenevano una media punti ben al di sopra del punto a partita. Si va dai 36 punti del Vicenza 1997/98 ai 40 del Padova 1994/95 (salvatosi allo spareggio con il Genoa) e dell'Udinese 2001/02. Nei campionati a 20 squadre, invece, la media punti di queste squadre è stata più bassa. Nel primo caso "la media delle medie punti" è stata infatti di 1,11, nel secondo caso di 1,04.
2. Confrontando i dati di "prima squadra salva" e "ultima squadra retrocessa", nei campionati a 18 squadre, si nota come, ad eccezione della stagione 1995/96 quando tra queste due squadre ci furono 5 punti di differenza, in tutte le altre stagioni, il divario è stato uguale o inferiore ai 3 punti. Nei campionati a 20 squadre, invece, in ben 5 casi su 9 il divario è stato superiore ai 3 punti. Negli ultimi 4 campionati, poi, il distacco è stato rispettivamente di 7, 5, 6 e 6 punti.
3. Il dato probabilmente più significativo è quello riguardante il confronto della media punti delle "ultime squadre retrocesse" nei campionati a 18 e a 20 squadre. Come si può notare, in 8 casi su 10 (uniche eccezioni il Bari 1995/96 e il Perugia 2003/04) le squadre classificatesi al 15° posto nei campionati a 18 squadre hanno tenuto una media punti superiore al punto a partita. Nei campionati a 20 squadre, all'opposto, solamente in 2 casi su 9 (o sarebbe meglio dire 2 su 10 visto l'attuale campionato), la media della terz'ultima classificata è stata superiore al punto a partita. Nel format a 20 squadre, solamente Bologna 2004/05 e Chievo 2006/07 hanno ottenuto più di 38 punti (entrambe finirono a quota 39). Non solo. Dal 2007/08 a oggi (difficile ipotizzare che Sassuolo e/o Livorno, ora ferme a quota 25, conquistino 13 dei restanti 15 punti e tocchino la fatidica soglia dei 38 punti/1 punto a partita) nessuna squadra poi retrocessa in B ha tenuto una media uguale o superiore al punto a partita. Su questo dato può aver influito il discorso di cui al punto 2 (distacco ampio o incolmabile dalla quart'ultima e quindi meno motivazioni nelle ultime giornate) Tuttavia, la tendenza appare molto netta.
4. Proprio da queste ultime considerazioni è possibile indicare quella che, ad oggi, è da ritenersi la reale quota salvezza. Analizzando le classifiche in modo asettico, si potrebbe dire che nelle ultime 6 stagioni di Serie A sarebbero bastati 37 punti per salvarsi. In realtà, come evidenziato nella premessa e al punto 3 delle conclusioni, su questi dati può aver influito il distacco ormai incolmabile in classifica. Per esempio, nella stagione 2009/10 l'Atalanta retrocesse, di fatto, con 2 turni d'anticipo. Nelle ultime due giornate subì due sconfitte. E' ragionevole supporre (anche se ovviamente non è certo) che, nel caso in cui fosse stata ancora in lotta per la salvezza, la squadra orobica avrebbe potuto ottenere qualche punto in più in classifica, innalzando la quota salvezza. Stesso discorso per Sampdoria 2010/11 e Lecce 2011/12.
Ad ogni modo, si può concludere dicendo che con i famigerati 40 punti si è più che certi di ottenere la salvezza. Visto l'andamento generale degli ultimi anni, però, si può dire che la quota salvezza si è abbassata e che, al netto di situazioni particolari di calendario, con 38-39 punti si hanno altissime probabilità di mantenere la categoria.
Come sostenuto tempo fa su questo blog e come ribadito recentemente da alcuni dirigenti di Serie A, appare improrogabile il ritorno della Serie A a 18 squadre, meglio se accompagnato alle 4 retrocessioni in B. I benefici sarebbero indubbi. Dal calendario meno intasato (di fatto con 4 partite in meno si eliminerebbero i turni infrasettimanali), al "coinvolgimento" fino al termine del campionato di un maggior numero di squadre. Infine, ed è forse l'aspetto più importante, diminuendo il numero di squadre, ci sarebbe un naturale innalzamento del livello tecnico, con meno partite dall'esito scontato.
Su tale argomento si innesta anche il tema dei proventi dai diritti televisivi che hanno arricchito - o sarebbe meglio dire, tenuto in vita - la stragrande maggioranza dei club italiani. Nel 2010 scrissi un articolo in cui sottolineai la grande opportunità per i club di spendere quei soldi per migliorare i settori giovanili, per realizzare i famigerati stadi di proprietà e per costruire squadre più competitive, rendendo i campionati più equilibrati e combattuti. A distanza di 4 anni è evidente che quella traccia sia stata ampiamente disattesa.
N.B. il post sarà aggiornato al termine della stagione 2013/14.
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