Chissà se tra una decina d'anni l'Udinese 2010/2011 sarà ricordata allo stesso modo di quella del tridente Bierhoff-Poggi-Amoroso, anno di grazia 1997/1998. Ancora oggi, agli occhi dei tifosi, quella squadra, plasmata da Alberto Zaccheroni, è la migliore di sempre, quella ricordata con maggior piacere ed entusiasmo, ancor più della banda Spalletti 2004-2005, capace di conquistare una storica qualificazione in Champions League.
A nove giornate dal termine non è dato sapere in che posizione arriverà la squadra costruita da Francesco Guidolin. Resta il fatto che quanto mostrato in questa stagione 2010/2011 resterà per sempre nella storia della società bianconera. Ed è proprio questo il punto. Lasciare una traccia, un segno indelebile nelle menti e nei cuori dei tifosi. Questa Udinese c'è già riuscita. Un capolavoro assoluto, il sogno di ogni tifoso trasformato in realtà. "Così si gioca solo in paradiso" diceva Massimo Tecca, il telecronista di Cagliari-Udinese 0-4, riprendendo la definizione usata per il Bologna di Fulvio Bernardini.
Sono bastati due innesti (Benatia e Armero) alla squadra dello scorso anno per spiccare il volo e dettare legge su tutti i campi d'Italia. In realtà c'è voluto il lavoro straordinario, encomiabile di mister Guidolin e del suo staff per raggiungere un livello di gioco e una continuità di risultati applauditi in tutto il mondo (Sports Illustrated, Uefa.com e Fifa.com hanno reso omaggio alle imprese bianconere). E' ormai stucchevole citare quelle quattro, sfortunate gare iniziali. Le restanti 25 partite hanno dimostrato che con una politica societaria lungimirante, equilibrata e accorta si possano raccogliere grandi risultati, anche a dispetto del gap economico con le formazioni che vanno per la maggiore.
Tatticamente Guidolin ha capito di avere due grandi cursori esterni come Isla e Armero. Ha inventato Sanchez trequartista, o meglio, numero 10 con piena libertà d'azione sul fronte offensivo. Ha accentuato il ruolo di finalizzatore di Di Natale, ormai centravanti (atipico). A quel punto, in pieno autunno, la vera svolta. Proprio nel match d'andata contro il Cagliari. In quella partita l'Udinese si schierò con Sanchez dietro a Totò e Floro Flores. Il Cagliari passò in vantaggio e subito dopo Sanchez si infortunò. Paradossalmente, passando ad un più prudente 3-5-2, la squadra pareggiò, trovando un equilibrio tattico molto migliore. Una volta recuperato Sanchez, ecco la conversione definitiva al 3-5-2 delle meraviglie. Le catene formate da Isla e Pinzi a destra, Armero e Asamoah a sinistra, la concretezza nel ruolo di schermo/regista di Gokhan Inler e la sicurezza sempre maggiore del pacchetto arretrato, con la rivelazione Benatia, l'esperienza di Domizzi e la ritrovata sicurezza di Zapata. In più la bravura di Samir Handanovic, uno dei migliori portieri in circolazione. Il gioco palla a terra, con triangolazioni, sovrapposizioni e inserimenti dei centrocampisti è poesia pura ed è difficilmente contrastabile dagli avversari. Soprattutto quando si innesca Alexis Sanchez, già ora uno dei più forti giocatori in circolazione.

I numeri strepitosi dell'Udinese 2010/2011 sono la logica conseguenza di questo meccanismo al limite della perfezione. I bianconeri hanno riscritto moltissimi record: 12 partite senza sconfitte (9 vittorie e 3 pareggi), 6 senza subire reti, 26 punti su 30 nel girone di ritorno (miglior score della Serie A), miglior attacco in trasferta (14 gol realizzati nelle ultime tre partite lontane dal Friuli), 36 gol del duo Di Natale-Sanchez con Totò capocannoniere del torneo.
Questi numeri, le giocate del duo Sanchez-Di Natale, lo spettacolo e le vittorie in tutti i campi d'Italia. La stagione bianconera è già memorabile, le ultime 9 partite diranno se sarà storica.
Anche a Cagliari, come a Palermo, è successa una cosa eccezionale, soprattutto a queste latitudini. I bianconeri sono usciti dal campo applauditi dal pubblico avversario. Non c'è vittoria più grande, riconoscimento più nobile per una squadra. L'Udinese 2010/2011 è riuscita ad ottenere anche questo. Non resta che continuare a sognare. Così si gioca solo in paradiso.
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