
Riassunto delle puntate precedenti: per troppe stagioni i club italiani hanno avuto l’attenzione rivolta esclusivamente alla Champions League (CL), declassando la Coppa UEFA ora Europa League (EL) al rango di… “Coppa Italia continentale”, cui dedicare il poco o nullo interesse già destinato alla seconda competizione nazionale. Con colpevolissimo ritardo, le nostre squadre scoprono che il coefficiente UEFA dipende anche dai risultati ottenuti in EL: aver puntato tutto sulla sola CL ha portato al paradossale esito di… avervi ora una squadra in meno, a vantaggio di una Germania che, pur non avendo più vinto dal 2000/01 una coppa (maggiore) europea (in uguale lasso di tempo, l’Italia ha fatto sue 3 CL), digiuno comunque destinato a terminare proprio nella corrente stagione, ha dimostrato di non essere “schizzinosa”, non lesinando risorse e impegno anche in EL. D’altronde il principio, condivisibile, su cui poggia l’UEFA è di premiare non tanto le federazioni cui appartengono i club che vincono le coppe, quanto quelle che esprimono il maggior numero di squadre in grado di farvi la strada più lunga (o meglio, di incamerarvi più punti). In tale ottica, è quindi, p.es., preferita la federazione con 4 squadre eliminate ai quarti di finale di CL, rispetto a quella cui appartiene la vincitrice del torneo ma colle altre sue 3 rappresentanti giunte ultime nei gironi.
La domanda cruciale è quindi la seguente: quanto incidono i risultati in EL nel coefficiente di federazione e, quindi, nel ranking UEFA? Svelo subito che per trovare una risposta adeguata, userò un metodo assai semplice, ma non per questo, almeno ritengo, tale da generare esiti fuorvianti: illustrerò, infatti, le differenze fra il ranking UEFA ufficiale 2005/13 e quello risultante dai coefficienti di federazione calcolati in base ai soli risultati ottenuti in CL. Tale raffronto è già possibile pur dovendosi ancora disputare la finale di CL perché vi saranno impegnate due squadre tedesche: qualunque ne sia l’esito, il coefficiente tedesco è già noto fin d’ora.
Sono però necessarie alcune premesse: in primo luogo, il ranking UEFA divide le 53 federazioni affiliate in 6 fasce come illustrato dalla seguente tabella:
Le fasce si differenziano per il numero di squadre iscrivibili nelle due coppe, anche se da una prima occhiata è intuibile che a far testo sia solo il numero di partecipanti in CL, giacché in EL tutte le federazioni, eccetto 6, iscrivono 3 squadre a testa. Le eccezioni sono 6, e non 5: alle 3 federazioni di fascia C e alle 2 di fascia F, si deve aggiungere il Liechtenstein, un “caso particolare” perché partecipa ai tornei UEFA con 1 sola squadra, la vincente della coppa nazionale (unico torneo domestico organizzato) iscritta, per l’appunto, in EL. Il Liechtenstein è convenzionalmente e per semplicità supposto sempre come occupante una posizione dalla 33ª alla 51ª nel ranking UEFA, per cui alla fascia E appartengono 35 e non 36 federazioni.
In secondo luogo non bisogna dimenticare che in ambito UEFA conta la posizione nel ranking e non il coefficiente su cui si basa tale classifica. Si può, quindi, migliorare il coefficiente ma ugualmente perdere posizioni nel ranking perché altre federazioni hanno fatto meglio, così come si può peggiorare il coefficiente ma guadagnare posizioni nel ranking perché altre federazioni sono riuscite a far peggio.
In terzo luogo, è necessario avere un’idea delle grandezze di cui stiamo parlando e delle “differenze di trattamento” fra CL e EL. Le due competizioni, nonostante sia in voga ultimamente questo luogo comune, sono tutt’altro che messe sullo stesso piano. P.es.: ipotizzando che le vincitrici dei due tornei siano entrambe partite dal 1° turno di qualificazione e abbiano vinto (al 90’) tutte le gare disputate, il numero di punti portati alla causa della propria federazione è di:
- 46 per la CL, di cui 8 per le 8 vittorie dal 1° turno di qualificazione agli spareggi, 26 per le 13 vittorie dai gironi alla finale e 12 per i bonus cumulati avendo raggiunto la finale;
- 41 per l’EL, di cui 8 per le 8 vittorie dal 1° turno di qualificazione agli spareggi, 30 per le 15 vittorie dai gironi alla finale e 3 per i bonus cumulati avendo raggiunto la finale;
punti poi da dividere, ai fini del coefficiente annuale, per il numero di club connazionali impegnati nella stessa stagione. Come si vede, nonostante l’EL conti un turno e 2 gare in più (i sedicesimi di finale), alla sua vincitrice sono assegnati 7 punti in meno, a causa del diverso peso dei bonus assegnati nei due tornei, pur a parità di esito finale.
Le cose non cambiano spostandosi dal livello del singolo club a quello della federazione. Anticipando l’analisi completa, ipotizzo ora che la Spagna nel 2012/13 abbia visto tutti i suoi club vincere tutte le gare giocate, tranne i derby giunti solo in semifinale e in finale. In tale contesto, la Spagna avrebbe totalizzato il suo massimo coefficiente stagionale realizzabile; scindendo le due competizioni:
- in CL, Real Madrid, Barcellona, Valencia e Málaga avrebbero totalizzato in tutto 138 punti, di cui 2 per le 2 vittorie negli spareggi, 90 per le 45 vittorie e le 5 sconfitte dai gironi alla finale e 46 per i bonus;
- in EL, Atlético Madrid, Bilbao e Levante avrebbero totalizzato in tutto 96 punti, di cui 6 per le 6 vittorie dal 3° turno di qualificazione agli spareggi, 82 per le 41 vittorie e le 3 sconfitte dai gironi alla finale e 8 per i bonus.
Il coefficiente stagionale spagnolo calcolato sulla sola CL sarebbe di 34,500 (= 138/4), mentre il coefficiente reale, inclusi i risultati dell’EL, sarebbe di 33,428 [= (138+96)/(4+3)]. Quindi la Spagna, pur avendo totalizzato in entrambe le competizioni, il massimo possibile, si vede abbassare il coefficiente di 1,072 passando da quello “di CL” a quello reale. Risultato abbastanza intuibile fin dall’inizio, considerando che la Spagna ha meno rappresentanti in EL che in CL e che le prime ricavano comunque meno punti delle seconde. Ma ad analogo risultato si arriva anche… dalla parte opposta: prendendo Andorra, una delle due peggiori federazioni nel ranking, e quindi di fascia F, il massimo ricavabile dalle sue 3 rappresentanti totali è facilmente ricavabile dai massimi per club più sopra illustrati. Pertanto, Andorra avrebbe, nelle stesse condizioni della Spagna, visto il suo coefficiente “di CL” attestarsi a 46,000, e quello reale abbassarsi a 43,000 a causa dei 41 punti cumulati dalla vincente di EL e dei 39 della finalista. Si può fra l’altro notare che i coefficienti andorrani sono sempre maggiori di quelli spagnoli: inevitabilmente, poiché giocandosi il tutto sulle medie punti per club, il minor numero di questi “esaspera” i migliori o peggiori risultati ottenuti.
Tuttavia, e per terminare, non bisogna concludere né che sia preferibile avere meno club né che i risultati in EL facciano abbassare inevitabilmente il coefficiente di federazione. Infatti, contro la prima deduzione è necessario ricordare che il vantaggio così momentaneamente acquisito deve essere poi confermato dalle squadre supplementari eventualmente raccolte. Per mantenere lo stesso coefficiente, condizione che non garantisce però alcunché in termini di ranking come visto, bisogna che le squadre addizionali garantiscano lo stesso bottino di punti raccolto in media dal più piccolo lotto di club precedentemente a disposizione della federazione interessata. A parità di ogni altra condizione, avere una squadra in più che però raccoglie meno punti porta al detrimento del coefficiente. Contro la seconda deduzione, bisogna osservare che sono più le federazioni col maggior numero d’iscritte in EL che non in CL, rispetto a tutte le altre: le fasce dalla C alla F, infatti, ne coinvolgono ben 46. Ciò comporta che il concetto di “esasperazione” dei risultati di una o due squadre sul coefficiente di CL si applica sulla netta maggioranza dei casi, e valendo anche in senso negativo non è difficile attendersi che il coefficiente reale sia, sempre nella maggioranza delle federazioni, maggiore di quello di CL. Si pensi a una federazione di fascia E, col solo campione nazionale in CL e 3 rappresentanti in EL; se, p.es., queste 4 squadre fossero subito eliminate, raccogliendo 1 pareggio e 7 sconfitte se il pareggio fosse arrivato dalla CL, il coefficiente annuale sarebbe “sceso” da 1,000 a 0,250, mentre se il pareggio fosse giunto dall’EL, il coefficiente sarebbe salito da 0,000 a 0,250.
Terminate le doverose premesse, parto coll’analisi presentando la tabella del ranking UEFA 2005/13:
Di seguito la tabella del “ranking UEFA di CL”, ovvero la classifica delle federazioni per coefficiente calcolato sui soli risultati ottenuti in CL:
Ovviamente, con queste sole due tabelle è difficile cogliere le differenze e, quindi, l’incidenza dell’EL sul coefficiente, anche se qua e là è possibile visualizzare qualche dato sorprendente: si veda, p.es., il 7° posto di Cipro nel “ranking di CL” rapportato al 14° effettivo. Ritengo quindi utile usare altre tre tabelle di spiegazione. Nella prossima, le federazioni sono classificate in base alla differenza fra il coefficiente “totale” e quello di CL, facendo prevalere chi ha la differenza maggiore, cioè le federazioni il cui coefficiente migliora proprio grazie ai risultati ottenuti in EL.
Le differenze fra i due coefficienti sono praticamente divise a metà, con lieve prevalenza per chi vede dei peggioramenti dalla CL all’EL (28 contro 24, escludendo il caso anomalo del Liechtenstein). I maggiori benefici dall’EL giungono a Belgio e Paesi Bassi, che colla competizione minore migliorano il proprio coefficiente di oltre 17 punti (addirittura poco meno di 18 per il Belgio), registrando il miglior incremento positivo. Oltre i 10 punti di scarto positivo troviamo pure Austria e Polonia, mentre la migliore prestazione relativa va all’Islanda, capace di quasi quintuplicare il suo coefficiente dalla CL all’EL. Dall’altro capo della tabella, per Cipro l’EL è una vera iattura: la perdita è di oltre 25 punti con quasi dimezzamento del coefficiente. D’altronde bisogna anche ricordare che Cipro ha sempre avuto, e quindi anche nelle 5 stagioni in esame, una sola rappresentante in CL: gli exploit di Anórthosis, giunto ai gironi, e soprattutto dell’APOEL, arrampicatosi fino ai quarti, hanno portato un consistente bottino di punti da non dividere con nessun altro, esemplificando alla perfezione il concetto di “esasperazione” sopra definito. Analogamente si può ragionare per la perdita bielorussa, dovuta alle “prestazioni solitarie positive” del BATE, e, con un più di un distinguo, per quella danese. Guardando a noi, l’Italia, come ci si attendeva, annota l’ottava peggior differenza in assoluto, con poco più di 9 punti di perdita. Tuttavia, scrutando un po’ intorno, si vede che Spagna (-10,850), Francia (-13,832) e soprattutto Inghilterra (-14,662) fanno peggio di noi, e pure la Germania registra perdite, per quanto minori (-6,635). Come si spiega tutto ciò o, per meglio dire, come farlo combaciare colla premessa per cui sono i risultati in EL ad averci fatto perdere punti e posizioni (in realtà, una sola) nel ranking UEFA?
In primo luogo, le federazioni da ultime citate (Francia, Germania, Inghilterra, Italia, Spagna) appartengono tutte alle prime due fasce, con quindi almeno 3 club in CL; come ho fatto vedere in precedenza, l’EL, pur a “parità di prestazioni positive” nelle due coppe, ha un effetto diminutivo sul coefficiente. Per cui, pur andando bene sia in CL sia in EL, le federazioni di vertice patiscono un coefficiente totale minore di quello “virtuale” legato ai soli risultati in CL. Non è questo, però, un concetto “matematicamente” incontrovertibile – il Portogallo, 5°, praticamente conserva il suo coefficiente di CL perdendo appena 0,665 punti – ma ugualmente fortemente sbilanciato verso il segno meno. Gli stessi club lusitani, per riprendere l’esempio, a coefficiente quasi uguale, nel 2008/13 in CL non sono mai andati oltre i quarti, raggiunti solo 2 volte, mentre in EL hanno centrato 3 finali (con un derby) con 1 vittoria. Si veda, a meglio illustrare il tutto, la seguente tabella dove per ogni federazione è evidenziato il coefficiente totale (che le ordina) e la differenza fra questo e quello di CL:
In secondo luogo, puntando l’attenzione su Spagna e Inghilterra, si può affermare che il vantaggio accumulato in CL può permettere di sopportare meglio le perdite patite (più o meno inevitabilmente) in EL. Soprattutto gli inglesi hanno un margine di sicurezza nel coefficiente di CL di 24,5 punti sul 4° posto (occupato dall’Italia) che consente loro di subire con minori patemi l’erosione di 10 punti per i risultati in EL, tanto più quando la stessa Italia subisce una decurtazione (seppur minore).
In terzo luogo, si deve ricordare che “è tutto relativo”: perdere punti nel coefficiente non comporta necessariamente farsi avvicinare dalle altre federazioni, se queste perdono ancora più punti. La Germania nel coefficiente di CL ha un vantaggio di 13 punti sull’Italia, che sale a 15,5 in quello totale, nonostante i tedeschi ne perdano 6,5 in EL dove, però, l’Italia ne lascia sul campo 9.
Avendo ricordato che in ambito UEFA contano le posizioni, ecco l’ultima tabella di raffronto, dove le federazioni sono classificate in base alle differenze di posizione fra il ranking di “totale” e quello di CL, con preferenza accordata a chi ha guadagnato più posti dal secondo al primo:
Belgio e Austria conoscono il miglior avanzamento nel ranking: l’EL fa guadagnare ben 11 posizioni a testa, anche se solo il Belgio ne trae un beneficio concreto, salendo di una fascia, dalla E alla D, mentre gli austriaci rimangono ancorati alla E. Tuttavia, anche all’interno della stessa fascia, avere una miglior posizione si può tradurre in un vantaggio: per l’Austria, essere passata dal 27° al 16° posto, significa sempre avere 1 squadra in CL e 3 in EL, ma permette alla vincente di coppa nazionale e alla terza classificata di partire da un turno migliore di EL. Continuando per semplicità a osservare solo i cambi di fascia, si può notare che fra le 9 federazioni con almeno 5 posizioni guadagnate, solo 2 ne traggono beneficio anche in termini di fascia; oltre al Belgio, se ne giovano i Paesi Bassi (non per nulla erano ai primi due posti per differenza di coefficiente), che compiono un doppio balzo in avanti. Le “sole” 7 posizioni guadagnate li fanno salire dal 16° al 9° posto, e quindi dalla fascia E alla fascia C. Solo gli olandesi, però, registrano un cambio di due fasce: in tutti gli altri casi, da entrambi i lati, ci si ferma a passare alla fascia contigua. Anzi, i passaggi di fascia sono relegati a eventi molto rari: appena 9, contro i 47 cambi di posizione. Osservando le 6 federazioni che “mantengono il posto”, ne troviamo 3 di fascia A (Germania, Spagna, Inghilterra), 1 di fascia B (Italia) e 3 di E (Finlandia e Romania), 5 hanno peggiorato il coefficiente e solo 1 l’ha migliorato (la Finlandia, che col suo +0,008 si può dire l’abbia mantenuto uguale fra CL e EL). Sicuramente le perdite più dolorose sono di Danimarca e Cipro, a cui l’EL fa perdere una rappresentante in CL, da 3 a 2, anche se per gli isolani si tratta ugualmente di un risultato di portata storica. Da evidenziare, nel concetto di “relativo” come Malta perda 10 posizioni, buon’ultima in classifica, a fronte di un coefficiente peggiorato di soli 3 punti, comunque il 14° assoluto, mentre Francia e Inghilterra, con una perdita di quasi 14 punti, mantengono inalterata la rispettiva posizione.
A conclusione di quest’analisi, rimane un ultimo dubbio da fugare: come visto, l’Italia è 4ª sia nel ranking 2008/13 totale, sia in quello di CL, così come la Germania è 3ª in entrambi. È questa la prova che sia solo una bufala la perdita di punti nel coefficiente italiano per gli scarsi risultati in EL? In realtà, si potrebbe ironicamente rispondere che i club italiani, quando hanno scoperto che per conservare 4 squadre in CL, dovevano uniformare l’impegno profuso in entrambe le competizioni europee, si siano effettivamente adeguati… cominciando a raccogliere delusioni anche in CL e non solo in EL. Osservando nel dettaglio la situazione nel ranking 2006/11, quello che ha segnato il sorpasso tedesco, si vede che l’Italia aveva effettivamente il 3° miglior coefficiente di CL a quota 72,750, con ben 5,584 punti di vantaggio su quello tedesco, fermo al 4° posto a 67,166. Tuttavia, i risultati in EL facevano perdere all’Italia 12,198 punti, mentre la Germania ne guadagnava 2,270; al netto, quindi, il coefficiente totale italiano scendeva a 60,552 e quello tedesco saliva a 69,436, operando il famoso sorpasso. Tuttavia la perdita italiana non era la più pronunciata, in quanto altre due federazioni riuscivano a far di peggio: la Danimarca perdeva 17,450 punti, scendendo dal virtuale 5° posto al 12° effettivo, ma soprattutto l’Inghilterra registrava un tracollo di 25,715 punti, col coefficiente che precipitava da 111,500 a 85,785! Ciò nonostante, gl’inglesi rimanevano al primo posto, pur se il vantaggio sugli spagnoli si erodeva da +27,250 a +3,456, ma soprattutto conservavano la fascia A, anche se la distanza dalla 4ª scendeva da +44,334 (sulla Germania) a +25,233 (sull’Italia). Una pesante dimostrazione di come le Fabulous Four, cioè Arsenal, Chelsea, Manchester United e Liverpool (quest’ultimo “sostituito” nel 2010/11 dal Tottenham) fossero in quel quinquennio nettamente al di sopra di ogni avversario sia nazionale che internazionale. Sempre presenti nei gironi di CL, raccoglievano dei così consistenti risultati da ammortizzare completamente le pesanti perdite inglesi subite in EL; basti pensare che se all’Italia avessero decurtato 25,715 punti, sarebbe scesa al 6° posto nel ranking, perdendo 3 posizioni. Un predominio che, però, si tradusse in una sola CL vinta, fra l’altro quando in finale andò di scena il derby Chelsea-Manchester United.
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