Giro d'Italia 2013 - Bilancio Finale (Nibali, Cavendish, i giovani e il doping)

Diciamolo subito. E' stato un Giro d'Italia nettamente più spettacolare e godibile di quello del 2012. Questo non tanto per la vittoria di  Vincenzo Nibali (Blog-In combatte da sempre provincialismo e italianocentricità), quanto per il netto salto qualitativo rispetto all'edizione vinta da Ryder Hesjedal. Speriamo che anche il Tour de France, dopo un'edizione 2012 assai deludente, ritorni ai fasti del 2011 (vedi).
A distanza di due giorni dalla conclusione della Corsa Rosa in una Brescia traboccante d'entusiasmo e passione, ecco alcune brevi considerazioni finali.

NIBALI - A 29 anni "Lo squalo dello Stretto" ha raggiunto la piena maturità. L'inizio di questo 2013 ha visto il messinese portare a casa una splendida tripletta: Tirreno-Adriatico battendo Froome e Contador, Giro del Trentino e soprattutto Giro d'Italia. Nella collezione delle  grandi corse a tappe, dopo la Vuelta 2010, manca solo il Tour de France (ci riproverà nel 2014). Forte, deciso, sicuro e competitivo in tutti i terreni, Nibali ha sbaragliato la concorrenza, vincendo per dispersione. Alla partenza di Napoli erano diversi i pretendenti alla maglia rosa, ma per molti osservatori la sfida era tra il capitano dell'Astana e Sir Bradley Wiggins. Quest'ultimo, però, ha palesato da subito una condizione non ottimale e alcune lacune (leggi discese) insospettabili. Si pensava che la cronometro di Saltara potesse regalare al capitano del Team Sky la maglia rosa, invece, di fatto, ha sancito la vittoria di Nibali e l'addio alle speranze di successo per il britannico (ritiratosi pochi giorni dopo). Il prosieguo del Giro può essere catalogato alla voce "normale amministrazione" per Nibali, che ha dominato la cronoscalata e ha voluto regalare agli appassionati la spettacolare (ma umana) impresa alle Tre Cime di Lavaredo.

CAVENDISH - In assenza di Greipel, suo unico vero antagonista a livello mondiale, il velocista dell'Isola di Man ha ottenuto un fenomenale en plein: cinque volate, cinque successi. I giovani velocisti azzurri (VivianiNizzolo Modolo), a turno, hanno dimostrato di poter competere a buoni livelli, ma la distanza da Cavendish - destinato a diventare il più grande velocista della storia - è ancora troppo marcata. Il britannico ha portato a casa anche la maglia rossa. A lui vanno i complimenti per la serietà e per il rispetto verso il Giro. Altri corridori, dopo aver conquistato qualche tappa e prima delle salite finali, sarebbero tornati a casa con la scusa di dover preparare le prossime corse. Campione anche in questo.

ALTRI - Con un Wiggins sottotono, ci si poteva aspettare un Team Sky votato al gioco di squadra (oltre al britannico schierava due ottimi interpreti come Uran Uran e Henao). Quest'ultimo, però, è arrivato al  Giro in calo di forma e la squadra inglese ha dovuto "accontentarsi" di piazzare al secondo posto un notevole Uran. Gli altri uomini (presunti) rivali di Nibali hanno deluso profondamente o, semplicemente, hanno dimostrato di non poter lontanamente competere con il siciliano. Cadel Evans, considerando età e inizio di stagione estremamente negativo, è andato oltre le aspettative, concludendo terzo. Male Hesjedal, ritiratosi molto presto, male Scarponi, male Samuel Sanchez. Deludenti anche le prestazioni di Pozzovivo, Pelizzotti e di tutto il Team Colombia. Al di sotto delle aspettative anche Manuel Belletti, mentre l'impatto di Filippo Pozzato sul Giro 2013 è paragonabile a quello di Anelka e Saha sulla Serie A 2012/2013.

GIOVANI - Molto bello il duello per la maglia bianca tra Betancur e Majka, entrambi classe 1989 ed entrambi molto forti in salita. Tra gli azzurri si è rivelato al grande pubblico il neo-pro (a dire il vero ha corso qualche gara a fine 2012) Fabio Aru. Il 22enne sardo (23 anni a luglio), ha svolto lavoro di gregariato per Vincenzo Nibali. Nonostante questo ha lasciato intravedere le sue (immense) doti, arrivando quinto alle Tre Cime. Sotto la guida di capitan Nibali può solamente crescere. Tra 2-3 anni diventerà  uomo di classifica. Menzione anche per Stefano Pirazzi, vincitore della maglia blu di miglior scalatore. Ad onor del vero, il modo di correre dell'atleta della Bardiani non è (ancora) irreprensibile e la classifica finale dei GPM  ha risentito pesantemente dei tagli al percorso. Detto ciò, Pirazzi ha dimostrato di avere gambe, personalità e coraggio.

DOPING - Il caso di Danilo Di Luca ha fatto ripiombare il ciclismo nell'occhio del ciclone per le questioni legate al doping. Blog-In negli ultimi mesi ha condotto una campagna di sensibilizzazione sul'argomento (vedi inchiesta doping). Come è stato fatto notare da alcuni illustri commentatori, la cosa che fa più sperare per il futuro è legata alla reazione sdegnata e violenta del gruppo, in particolare dei corridori più giovani. Offese e insulti all'atleta abruzzese, reo di aver macchiato con la sua insipienza l'intero movimento, proteso ad un faticoso processo di recupero di credibilità. Rispetto all'omertà e alla solidarietà tra colleghi degli scorsi anni, un segnale molto incoraggiante. Il tutto senza dimenticare che, comunque, c'è ancora molto da fare per ridurre ai minimi termini il rischio doping.

BLOG-IN - Ancora una volta Blog-In: dentro lo Sport ha fatto registrare ottimi dati nelle tre settimane di Giro. I post dedicati alla corsa rosa hanno ottenuto un totale di 107.886 visualizzazioni con il record fatto registrare dall'articolo di presentazione generale del Giro (percorso, tappe, altirmetrie) che ha toccato quota 72.032 visualizzazioni.

immagine tratta dalla pagina Facebook Ufficiale del Giro d'Italia (vedi)
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