Si è chiuso con il sorprendente successo di Ryder Hesjedal l'edizione 2012 del Giro d'Italia. Il canadese, alla vigilia conosciuto solo dagli addetti ai lavori - o forse nemmeno da loro visto che per le scommesse rientrava nella quotazione "altro" - ha legittimato la vittoria con la bella crono di Milano e le solide prestazioni sulle montagne. Anche Joaquim "Purito" Rodriguez avrebbe meritato il successo finale. Perdere un Giro per soli 16" fa male (e con gli abbuoni il distacco sarebbe stato ancora inferiore...), ma il catalano può essere comunque soddisfatto della sua corsa rosa. Stesso discorso per De Gendt, protagonista dell'impresa più bella e difficile di questo Giro. Il meritato premio per il bravo fiammingo è stata la conquista del podio nella generale.
E gli italiani? Bellissime vittorie per Rabottini e Guardini (grande talento) e pochissimo altro. Certo, il nostro pedale non sta attraversando un periodo molto felice (Enrico Gasparotto ha interrotto all'Amstel 2012 un lunghissimo digiuno nelle Classiche) e il migliore interprete delle corse a tappe - Vincenzo Nibali - ha deciso di incentrare la sua stagione sul Tour de France. Questo, però, non cancella un Giro inferiore alle attese per Scarponi e Basso. Soprattutto quest'ultimo era indicato come il grande favorito. In realtà il capitano della Liquigas, dopo il pessimo Tour 2011, ha dimostrato di essere lontano dalla condizione del 2010. A 34 anni e mezzo è lecito domandarsi se il varesino abbia intrapreso la parabola discendente della carriera. Scarponi è un buon, anzi, un ottimo corridore, ma non è un campione. Per capire la differenza tra un buon/ottimo ciclista e un fuoriclasse basterebbe ricordare l'edizione del Giro 2011, con Alberto Contador a dominare la scena. Il riferimento allo spagnolo ci permette di entrare in quella che è stata la domanda di questa edizione del Giro assai deludente (non certo per l'assenza di italiani dal podio - W il ciclismo globalizzato - ma per lo spettacolo offerto dai protagonisti e, in parte, per il percorso): il ciclismo moderno è molto livellato o più semplicemente in questo Giro d'Italia non c'erano campioni di fama mondiale? La mia risposta è decisamente B. Certo, metodologie di allenamento, tecnica, alimentazione, (lotta antidoping?) hanno determinato un livellamento dei valori in campo, ma per fortuna esistono ancora dei campioni capaci di imporre la loro superiorità. Nelle corse di un giorno Boonen, Cancellara e Gilbert (in futuro Sagan e Boasson Hagen...). A cronometro Tony Martin e lo stesso Cancellara, nelle volate Cavendish e Greipel. Per le corse a tappe 3 nomi su tutti: Alberto Contador, Andy Schleck e Cadel Evans. A loro si possono aggiungere Bradley Wiggins, Samuel Sanchez e Franck Schleck, quello motivato del Tour. Bene, di questi 15 assi del pedale, solamente 2 erano presenti al Giro (e uno, Schleck, si è ritirato a metà corsa dopo essere stato chiamato all'ultimo momento). Soffermandoci solo sui principali protagonisti delle corse a tappe, nessuno di loro era presente al Giro (Contador per squalifica, ma difficilmente avrebbe preso il via). Lo spettacolo delle corse è dato da percorso più cifra tecnica dei protagonisti. Il disegno del Giro 2012 non è stato tra i più felici. Come scritto in tempi non sospetti (vedi), concentrare le tappe decisive negli ultimi 2-3 giorni di gara non è stata una grande idea. Se poi il livello medio dei pretendenti al successo non è elevatissimo, si finisce per avere una corsa bloccata e poco emozionante. Il confronto col Tour de France 2011 (vedi) è impietoso. Non è un caso che alla Grand Boucle dello scorso anno si diedero battaglia tutti i campioni citati poc'anzi. Per un ulteriore controprova, comunque, basterà attendere un solo mese. Il 30 giugno scatta la 99esima edizione del Tour de France (vedi percorso, tappe e altimetrie).
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