Dopo gli speciali dedicati a Fairplay finanziario (vedi) e Ripartizione degli introiti provenienti dai diritti televisivi (vedi), Rado presenta un altro approfondimento su calcio e regole. E' la volta del bilancio d'esercizio delle società calcistiche, con particolare riferimento all'incidenza sullo stesso delle operazioni di mercato. Un lavoro suddiviso in più puntate che ha come obiettivo quello di fare chiarezza su un argomento (uno dei tanti a dire il vero) trattato in modo superficiale e poco tecnico dalla stragrande maggioranza di giornali e televisioni (uniche mosche bianche in tal senso, Marco Bellinazzo de "Il Sole 24 Ore" e Marco Iaria i cui pezzi trovano sempre maggior spazio su "La Gazzetta dello sport", a dimostrazione della crescente importanza di tali materie). Un grazie a Rado per l'insostituibile contributo.
Fairplay finanziario imposto dall’UEFA (vedi guida) e crisi economica generale. Due fattori che hanno portato alla ribalta un aspetto finora rimasto in secondo piano del calcio: il bilancio d’esercizio. Purtroppo, vuoi perché la stampa sportiva è poca avvezza alle materie contabili (a dire il vero zoppica vistosamente pure in altri aspetti del suo ambito, vedi regolamenti e giù di lì), vuoi perché certi temi di bilancio non sono facilmente comprensibili in senso assoluto, il rischio è che il grande pubblico si trovi ad essere malinformato, con tutte le conseguenze del caso. Tanto per fare un esempio, non più tardi di quest’estate un noto giornalista sportivo sentenziava come l’Inter avesse migliorato il proprio fair play finanziario di X euro (qualunque cosa intendesse dire con tale espressione), dove l’X null’altro era che la differenza fra i prezzi di vendita e quelli d’acquisto dei vari giocatori.
Fairplay finanziario imposto dall’UEFA (vedi guida) e crisi economica generale. Due fattori che hanno portato alla ribalta un aspetto finora rimasto in secondo piano del calcio: il bilancio d’esercizio. Purtroppo, vuoi perché la stampa sportiva è poca avvezza alle materie contabili (a dire il vero zoppica vistosamente pure in altri aspetti del suo ambito, vedi regolamenti e giù di lì), vuoi perché certi temi di bilancio non sono facilmente comprensibili in senso assoluto, il rischio è che il grande pubblico si trovi ad essere malinformato, con tutte le conseguenze del caso. Tanto per fare un esempio, non più tardi di quest’estate un noto giornalista sportivo sentenziava come l’Inter avesse migliorato il proprio fair play finanziario di X euro (qualunque cosa intendesse dire con tale espressione), dove l’X null’altro era che la differenza fra i prezzi di vendita e quelli d’acquisto dei vari giocatori.
Lo scopo di questo scritto non è tenere una lezione sulla redazione del bilancio di una società calcistica, ma quello più limitato di illustrare l’esatta incidenza su detto bilancio delle più note operazioni di mercato, avvalendomi delle Raccomandazioni Contabili FIGC integrate dai lavori sull’argomento di Moreno Mancin.
Detto questo, comincio subito e per rendere il tutto meno pesante ricorrerò ad alcuni esempi concreti, puntando l’attenzione sulle operazioni dell’Alfa FC nel mercato estivo, come illustrate nella seguente tabella:
Stagione | Acquisti | Prezzo e condizioni | Cessioni | Prezzo e condizioni |
2011/12 | Rossi dall’US Gamma (contratto di 4 anni) | 1.500.000 (3 rate: 15% subito, 70% nel 2012/13, e 15% nel 2013/14) | Nessuna | |
2012/13 | Verdi dalla Delta Calcio (contratto di 5 anni) | 1.000.000 (100% subito) | Rossi all’AC Beta (contratto di 2 anni) | 1.300.000 (2 rate: 30% subito, 70% nel 2013/14) |
Per semplicità, si supponga che le operazioni di mercato di Alfa siano solo quelle indicate nella tabella, e ci si chieda quale sia il risultato economico ottenuto colle due operazioni del mercato 2012/13. Solitamente, la stampa sportiva riporta che Alfa ha un saldo positivo di 300.000, dato dalla differenza fra i prezzi dei giocatori venduti (1.300.000) e di quelli acquistati (1.000.000) e, guardando le sole operazioni vertenti su Rossi, ci abbia “rimesso” 200.000, avendolo comprato per 1.500.000 e poi venduto per 1.300.000. Non manca chi invece, osservando le rateizzazioni dei pagamenti, concluda invece che Alfa abbia chiuso il mercato 2012/13 in passivo di 1.660.000: infatti, Alfa deve pagare la seconda rata per l’acquisto di Rossi (1.500.000 x 70% = 1.050.000) e tutto il prezzo di Verdi (1.000.000) ma al contempo incassa solo la prima rata per la cessione dello stesso Rossi (390.000), ottenendo al netto per l’appunto 1.660.000 (= 1.050.000 + 1.000.000 – 390.000).
Ma è veramente così? E le rateizzazioni hanno proprio quel peso?
In realtà le cose sono assai meno semplici: i contratti per il diritto alle prestazioni dei giocatori sono gravati da IVA (che per semplicità porrò [da] sempre all’aliquota del 21%) e da eventuali oneri accessori. Il principale di questi ultimi è il compenso riconosciuto all’agente di Rossi (ammesso che si avvalga dell’opera di tale figura professionale), ma sussistono tutt’ora delle indennità da riconoscere a Gamma se Rossi rientra in determinate fattispecie, anche qualora il suo precedente contratto fosse già scaduto (in tale ultima ipotesi, quindi superando l’ambito applicativo della cosiddetta “sentenza Bosman”). Detti oneri sono tutti contabilizzabili direttamente come valore del contratto, in aggiunta quindi al prezzo vero e proprio. Tuttavia, per semplicità espositiva, tutte le operazioni qui trattate saranno considerate “pulite” da ogni onere diverso dal prezzo, ed interverranno fra club della stessa lega (più avanti sarà chiaro il motivo di quest’ultima ipotesi).
Ho finora sempre parlato di contratti per il diritto alle prestazioni dei giocatori (d’ora in avanti anche solo come “contratti”) e non di cartellino: quest’ultimo termine è ancora oggi usato impropriamente, giacché la legge 91/1981 fece decadere il vincolo sportivo che legava il calciatore alla società (rappresentato appunto dal cartellino). Da allora il calciatore è inquadrato come un qualsiasi lavoratore dipendente (in teoria potrebbe anche essere un lavoratore autonomo, ma è ipotesi che tralascio per comodità).

I contratti sono considerati come poste dell’attivo e come tali sono iscritti in bilancio al costo storico d’acquisto. Alfa contabilizzerà pertanto all’attivo il contratto di Rossi per 1.500.000, il valore dell’intero prezzo netto: intero, perché non è considerata la rateizzazione ottenuta da Gamma, e netto, perché non è considerata l’IVA. Quest’ultima comunque comparirà sempre nell’attivo, ma come credito (che Alfa ha nei confronti dello Stato); viceversa al passivo s’accenderà un debito per 1.815.000 a favore non di Gamma, ma della Lega d’appartenenza, utilizzando la posta “Lega c/trasferimenti”. Infatti, per ridurre al minimo i movimenti di denaro o suoi assimilati, la Lega funziona per i suoi affiliati come stanza di compensazione. Pertanto Alfa non pagherà la prima rata di 272.250 (= 1.815.000 x 15%) direttamente a Gamma, così come Gamma non riceverà direttamente da Alfa tale somma, in quanto sarà la Lega ad incassarla da Alfa per poi girarla a Gamma. Il vantaggio di tale funzione è più chiaro quando le operazioni sono molteplici come nel 2012/13, dove Alfa dovrebbe pagare a Gamma 1.270.500, seconda rata per l’acquisto di Rossi (1.815.000 x 70%), e a Delta 1.210.000, l’intero prezzo per l’acquisto di Verdi (1.000.000 x 121%), e ricevere da Beta 471.900 quale prima rata della cessione di Rossi (1.300.000 x 121% x 30%). Centralizzando tutto la Lega, questa riceverà 2.008.600 (= 2.480.500 – 471.900) da Alfa e 471.900 da Beta, per totali 2.480.500, e girerà 1.270.500 a Gamma e 1.210.000 a Delta (1.270.500 + 1.210.000 = 2.480.500).
In realtà le cifre sopra indicate sono anch’esse rateizzate, prevedendo le norme che a fine mercato si versi alla Lega solo il 30% del dovuto ed il rimanente 70% sia poi saldato in 7 rate mensili di pari importo. Fermandomi solo ad Alfa, e considerando il mercato estivo aperto dall’1 agosto al 31 luglio di ogni anno, significa che questa verserà alla Lega 602.580 (= 2.008.600 x 30%) a fine luglio 2012, e 200.860 (= 2.008.600 x 10%) alla fine di ognuno dei sette mesi compresi da settembre 2012 a marzo 2013 .
La Lega agisce come stanza di compensazione solo all’interno dei suoi affiliati: se Alfa e Gamma fossero di Leghe diverse (e non necessariamente anche di Federazioni diverse, basta che la prima sia di Serie A e la seconda di Lega Pro, per intenderci), devono rapportarsi direttamente fra loro.
Economicamente, cioè dal punto di vista del reddito (ricavi e costi), il contratto di Rossi non grava per la sua interezza nel bilancio dell’esercizio in cui Alfa l’ha acquistato (2011/12, perché le società calcistiche solitamente, ma non obbligatoriamente, l’hanno corrispondente alla stagione sportiva e non all’anno solare), ma il suo costo è ripartito in più esercizi, come illustrato dalla seguente tabella:
Esercizio | Quota d’ammortamento | Fondo ammortamento | Valore contabile contratto |
2011/12 | 375.000 | 375.000 | 1.125.000 |
2012/13 | 375.000 | 750.000 | 750.000 |
2013/14 | 375.000 | 1.125.000 | 375.000 |
2014/15 | 375.000 | 1.500.000 | 0 |
La quota d’ammortamento è la quota del costo (storico) d’acquisto del contratto di Rossi che grava su ogni esercizio, ed è contabilizzata solo in chiusura di quest’ultimo (quindi il 30 giugno del secondo anno di ogni stagione). Il Fondo d’Ammortamento è la somma delle quote d’ammortamento fin lì contabilizzate mentre il Valore contabile del contratto è la differenza fra il suo costo storico e la consistenza del momento del Fondo d’Ammortamento (per esempio, nel 2013/14 è pari a 375.000 = 1.500.000 – 1.125.000).
La durata dell’ammortamento del contratto di Rossi è di 4 anni, in quanto dev’essere sempre pari alla durata del contratto stesso; non solo, ma le quote devono essere sempre di uguale importo. Pertanto la rateizzazione concessa da Gamma nulla conta a questi fini: che Rossi sia pagato tutto subito o in due o tre rate, ed anche a prescindere dalla misura di queste, l’ammortamento continuerà sempre e solo a ripartire il costo a quote costanti per la durata del contratto (nell’esempio, ogni esercizio sarà gravato del 25% di 1.500.000).
In realtà la ripartizione sopra illustrata è quella “ideale”, cioè si realizzerà solo se Rossi giungerà a fine contratto senza che nel frattempo né sia ceduto né decida di rinnovarlo. Tralasciando al momento la seconda opzione, l’ammortamento è contabilizzato da Alfa fintanto che detiene la proprietà del contratto di Rossi. Ma già si sa che Alfa cederà Rossi nel mercato estivo del 2012/13 a Beta per 1.300.000. Quale sarà, pertanto, la corretta portata economica di tale cessione?
Anticipo subito il risultato: la cessione di Rossi porta un profitto ad Alfa di 175.000. Quindi, nonostante il prezzo di cessione (1.300.000), fra l’altro rateizzato, sia inferiore a quello d’acquisto (1.500.000), Alfa non ci rimette a privarsi di Rossi dopo solo una stagione, anzi ci guadagna.
Come si arriva però a quella cifra? Il risultato economico di una qualsiasi operazione di mercato è dato dalla differenza fra il prezzo di cessione ed il valore contabile del contratto: se questa è positiva, si ha un profitto (detto plusvalenza), se è negativa, una perdita (detta minusvalenza). Nell’esempio, il prezzo di cessione di Rossi da Alfa a Beta è 1.300.000: nulla contano né l’IVA (come visto, Beta deve in realtà complessivamente pagare ad Alfa 1.573.000, e non 1.300.000) né la rateizzazione concessa; anche in questo caso, perciò, si fa sempre riferimento al prezzo netto ed intero (esattamente come il valore da registrare in bilancio in caso di acquisto). Sempre nell’esempio, il valore contabile di Rossi è 1.125.000, in quanto il costo d’acquisto ha già subito la detrazione della prima quota di ammortamento (1.125.000 = 1.500.000 – 375.000).
Ci sono varie motivazioni tecniche per giustificare l’uso del valore contabile e non del costo d’acquisto. La più immediata è che al momento della vendita il contratto di Rossi non è più un bene “nuovo” ma “usato”, e pertanto il suo valore è diminuito: in questo caso, dopo appena un anno, vale solo il 75% del prezzo d’acquisto.
Tirando le somme, Alfa dalla cessione di Rossi ottiene una plusvalenza, in quanto la differenza fra prezzo di cessione e valore contabile è positiva (1.300.000 – 1.125.000 = 175.000).
Appare ora chiaro che la grandezza da confrontare al momento di una vendita di contratti, per valutarne la portata economica, è il valore contabile degli stessi: Alfa, quindi, per avere un profitto dalla cessione di Rossi, deve venderne il contratto per una cifra superiore a 1.125.000; se lo fa per una cifra inferiore, deve scontare una perdita; se invece il prezzo ottenuto è proprio pari a 1.125.000, l’operazione è economicamente neutra (cioè a risultato nullo).
Non bisogna tuttavia dimenticare che privarsi a titolo definitivo di un calciatore comporta dei profitti indiretti, riferiti a quei costi legati alla proprietà del contratto che, una volta ceduto, non si generano più. Venduto Rossi, Alfa non dovrà più, per esempio, corrispondergli lo stipendio né gli dovrà più pagare le varie ritenute fiscali e previdenziali (il calciatore, ricordo, è un lavoratore dipendente come tutti gli altri) e a fine esercizio non dovrà più sottrarre la quota d’ammortamento annuale (per cui la precedente tabella si “arresta” alla prima riga). La cessione non estingue però il debito di Alfa verso Gamma, alla quale dovrà corrispondere ugualmente (tramite Lega) nel 2012/13 la seconda rata di 1.270.500 e nel 2013/14 quella finale di 272.250.
Rado il Figo
Rado il Figo
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