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mercoledì 29 luglio 2015

L'oro di Tania Cagnotto meno importante di calciomercato e amichevoli

Siamo alle solite. Tania Cagnotto vince uno storico oro mondiale nel trampolino da 1 metro e i tre quotidiani sportivi preferiscono aprire con dimenticabilissime prime pagine di stampo calcistico (non è successo assolutamente nulla, anche perché siamo il 29 luglio).
Purtroppo il livello di cultura sportiva del nostro Paese non accenna a migliorare. In passato ho scritto alcuni post sul punto (vedi), in particolare sull'atteggiamento dei media sportivi che, in presenza di grandi imprese in discipline diverse dal calcio, preferivano comunque aprire con non certo memorabili titoli su mercato, amichevoli o moviole. La risposta più gettonata dai calciofili integralisti - attenzione, anch'io amo il calcio, ma ciò non significa che esso debba cannibalizzare sempre e comunque gli spazi a disposizione - è che "così vuole la gente". Probabilmente è vero, siamo un Paese di calciofili, ma i media sportivi non hanno solamente il compito di vendere qualche copia in più. Essi hanno (avrebbero) anche un preciso dovere educativo: cercare di diffondere qualche crisma di cultura sportiva in questo Paese. 
Perché concentrare sempre e solo le attenzioni sul calcio, quando ci sono atleti di discipline quasi sempre snobbate che ottengono dei risultati straordinari? Come avrebbe aperto oggi L'Equipe se una tuffatrice francese avesse vinto l'oro ai Mondiali, battendo le cinesi? Risposta scontata.


Lasciando perdere Corriere dello Sport e Tuttosport che hanno dell linee editoriali piuttosto precise (calcio, calciomercato e una spruzzata di motori), risulta deludente l'atteggiamento dalla Gazzetta, l'unico dei tre quotidiani sportivi ad avere un orizzonte un po' più ampio di quello calcistico. Aprire con un'analisi sull'Inter dopo tre amichevoli, anziché con l'oro di Tania Cagnotto è inconcepibile. Oltre che inaccettabile.
Un tempo si diceva che "queste discipline meriterebbero più spazio anche al di fuori delle Olimpiadi". La tendenza, già intravista a Londra 2012 (per non parlare di Sochi 2014: vedi), è quella per cui nemmeno le Olimpiadi (!) riescano più a distogliere le attenzioni dei nostri media da calciomercato e polemiche calcistiche varie. 

In un'ipotetica classifica della cultura sportiva saremmo nelle posizioni più basse, con forte rischio retrocessione. Non si sa verso dove.


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