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lunedì 29 luglio 2013

I mille modi di far classifica - I modi per determinare la classifica di un campionato di calcio (di Rado il Figo) - 2^ parte

Seconda parte dello speciale curato da Rado sulle varie metodologie utilizzate per compilare le classifiche nei campionati di calcio. (vedi PARTE 1).

IL METODO POLACCO – È l’alternativa che, a titolo personale, meriterebbe qualche attenzione in più. Rispetto al metodo attuale, premia con 3 punti le sole vittorie con almeno 3 reti di scarto (dal 3-0 in su); per evitare facili “giochetti”, la sconfitta altrettanto pesante, quindi con almeno 3 reti di scarto, fa perdere un punto in classifica. In tal modo, ogni partita continua a mettere in palio 2 punti totali.


















Del premio elargito alle vittorie pesanti trae beneficio la Fiorentina, che prevale di un punto sul Milan grazie ai 7 successi da 3 punti conquistati, rispetto ai soli 4 dei rossoneri. Fanno tristezza in fondo i 4 punti del Pescara; già i 16 “pieni” erano gran misero bottino, figuriamoci dopo essere stati decurtati per le 12 goleade subite…

IL METODO USA 2 – È noto che in ambito sportivo agli americani non piacciano né i punteggi bassi né i pareggi. In USA o si vince o si perde con risultati a doppia cifra; non potendo agire sul numero di reti segnate in ogni gara, ci si è spostati su quello dei punti assegnati. Il pareggio non è consentito, per cui si ricorre, se necessario, ai supplementari e poi ai rigori; la vittoria vale sempre e comunque 6 punti, così come la sconfitta non porta mai punti. A rendere ancora più rotonde le cifre, si aggiunge un punto di bonus per ogni rete segnata nei tempi regolamentari e negli eventuali supplementari, fino a un massimo di 3 per gara. Un metodo che evidenzia parecchi difetti; basti pensare che perdendo al 90’ o al 120’ ma segnando almeno 3 reti (a prescindere da quante subite) si portano a casa più punti che non pareggiando 2-2 e poi soccombendo ai rigori. Non solo: in termini di confronti diretti, è meglio perdere 3-10 e poi vincere 1-0 che non viceversa; nonostante nel secondo caso si segnino complessivamente ben 6 reti in più, si ottengono dalle due gare appena 9 punti, contro i 10 conseguibili a parti invertite! Facile intuire, alla luce di questi pochi esempi, la poca sensatezza di questo metodo.














Rilevanti differenze si hanno sia in cima sia in coda: dall’alto, il Milan conquista il secondo posto e l’Udinese il terzo, andando così in Champions ai danni del Napoli sceso al 4° posto; dal basso, il Genoa retrocede per soli 2 punti al posto del Palermo.

IL METODO USA 3Attenua il drastico metodo precedente, differenziando le vittorie e le sconfitte ai rigori da quelle ottenute al 90’ o al 120’: la vittoria dal dischetto pertanto porta 4 punti (e non più 6), mentre la sconfitta ai rigori è comunque premiata con 2 punti. A ben vedere, è lo stesso metodo “3,2,1, stella!” con punti raddoppiati e l’aggiunta del bonus per le reti segnate; tuttavia tutti i difetti palesati dalla versione “originaria” qui sono solo impercettibilmente scalfiti.













Le varianti apportate sono tali da consegnare una classifica praticamente tale e quale, dove conta, a quella reale.

IL METODO TEDESCORimasto solo sulla carta, non avendo avuto alcun seguito la proposta di riformare l’attribuzione dei punti in Bundesliga aggiungendo, ai punti “tradizionali”, 1 di bonus per ogni confronto diretto vinto per un bottino massimo di 19 punti aggiuntivi, da sommare ai 76 “normali”. L’esito dei confronti diretti si sarebbe basato sulle norme delle (attuali) coppe sudamericane (finali escluse): prevale chi nelle due gare ha segnato il maggior numero di reti; in caso di parità, le reti segnate in trasferta valgono doppio; in caso di persistente parità, la gara di ritorno vede l’appendice (diretta) dei rigori. C’è da aggiungere che la proposta prevedeva una riformulazione anche del calendario, in modo che ogni giornata pari sarebbe stata sempre il “ritorno” della precedente giornata dispari.















Fiorentina e Milan finiscono a pari punti al 3° posto ma, proprio per l’esito del confronto diretto (doppiamente penalizzante per i rossoneri), sono i viola a prevalere. Ah, per chi se lo chiedesse: l’unica squadra a soccombere nei confronti diretti contro il Pescara, è il Palermo; viceversa, la Juventus ha perso nell’arco delle due gare contro Inter, Sampdoria e Milan (a causa dei rigori).

IL METODO CINESE – Fra i più curiosi: è assegnato un punto di bonus per ogni convocato nella nazionale italiana avuto nella stagione. Cogli scarni dettagli a disposizione, l’ho ricostituito così: a far testo è il numero non di convocazioni ma di convocati; pertanto un giocatore convocato per 10 gare porta sempre 1 punto, come quello convocato per una sola gara. Inoltre sono considerate le partite (amichevoli e ufficiali) disputate all’interno della stagione (ho quindi escluso quelle della Confederations); infine si parla di convocazione in quanto tale, a prescindere dall’effettivo utilizzo del giocatore (che può quindi essere rimasto in panchina o in tribuna). Un po’ arduo sarebbe stato il caso di giocatori che hanno cambiato casacca nella stagione: tuttavia questi sono solo due. Il primo Balotelli, si è diviso fra Manchester City (club inglese) e Milan e non ha portato problemi nell’attribuire solo ai rossoneri il punto di competenza. Il secondo è Peluso, passato dall’Atalanta alla Juventus, ma che formalmente (comunicati ufficiali FIGC alla mano) è stato convocato in nazionale solo da bianconero pur avendo giocato da nerazzurro contro Malta, ma nell’occasione chiamato all’ultimo a sostituire un infortunato, e quindi assente nelle liste ufficiali di convocazione. In tutti i casi, i punti “in discussione” sono del tutto ininfluenti agli effetti pratici, come si può verificare.
















Il Milan grazie al maggior numero di azzurri forniti fa gli stessi punti del Napoli, ma perde il secondo posto per la peggior differenza reti complessiva (a parità totale nei confronti diretti). È da sottolineare come questo metodo sia altamente sconsigliabile sia in assoluto sia per lo specifico caso italiano: già di loro le convocazioni in nazionale sono spesso foriere di polemiche, figuriamoci cosa accadrebbe se si tramutassero in un pacchetto di punti, di consistenza sconosciuta e variabile, in mano al CT Prandelli, le cui decisioni potrebbero influenzare sensibilmente l’esito del campionato.

IL METODO BARROWS – Nel suo libro recentemente pubblicato in Italia “101 cose dello sport che non sapevi di non conoscere”, Barrows, in una rivisitazione degli sport in chiave matematica, si sofferma anche sul calcio e, in particolare, su come stilare al meglio le classifiche. L’assunto dell’autore è che senza perdere la testa nel valutare quale sia il giusto peso da attribuire a vittorie, pareggi e sconfitte, si possa tutto ricondurre alla semplice differenza reti, corretta dal numero di pareggi esterni, che così varrebbero quanto una rete segnata ovvero, e peggio ancora, quanto una vittoria di misura: la classifica che ne scaturirebbe non sarebbe troppo difforme da quella reale.









In effetti, l’ipotesi è rispettata nell’alta classifica, salvo essere smentita clamorosamente appena si entra nella media e bassa. A retrocedere al posto del Palermo sarebbe l’Atalanta, che soccombe nei confronti diretti contro il Chievo: clivensi e bergamaschi che nella classifica reale hanno però posizioni di assoluta tranquillità. Fra l’altro, aspetto che Barrows non dimentica ma bellamente sorvola, diventa qui difficile “tradurre” le penalizzazioni patite da Atalanta, Sampdoria, Siena e Torino, tant’è che io stesso le ho tralasciate; in tutti i casi, anche riportandole tali e quali, non si avrebbe alcun effetto pratico di rilievo (l’Atalanta, anzi, finirebbe sotto di due punti al Chievo e retrocessa “direttamente” senza scomodare la classifica avulsa).

IL METODO 3x1 – Di tanto in tanto spunta fuori la proposta di affiancare ai punti conquistati in ogni gara anche quelli assegnabili secondo l’esito dei parziali del primo e del secondo tempo. In tal modo, p.es., una vittoria per 3-1 potrebbe portare 6, 5 o 4 punti a seconda se il primo tempo termini 2-1, 2-0 o 3-0. Ciò costringerebbe le squadre a impegnarsi per tutti i 90’ e non “adagiarsi” nella ripresa su un favorevole risultato conseguito nei primi 45’.


La pesante penalizzazione del Siena (qui elevata a 12 punti) si rivela decisiva ai fini della retrocessione dei toscani, senza la quale avrebbero sopravanzato di un punto l’Atalanta, a sua volta però con 4 punti sottratti a titolo disciplinare (coi quali sarebbe ugualmente salva). Curioso notare i crolli verticali di Fiorentina e Palermo nei secondi tempi, che registrano un saldo negativo, rispettivamente, di -10 e -17 rispetto ai parziali dei primi tempi, anche se le perdite effettive per i viola sono di 3 punti, mentre i rosanero alla fine lasciano “in spogliatoio” 13 punti. 
La variante sottostante si differenzia per premiare le vittorie con 3 punti invece di 2.


Con cifre “aumentate” si possono ripetere le stesse conclusioni ed osservazioni precedenti.

METODO ARGENTINO – Concludo con una parziale eccezione, analizzando un metodo che, in via di principio, prevede un’appendice post campionato: parlo del metodo argentino, o meglio di quanto applicato nell’ultima stagione, adattandolo alla realtà italiana (o europea). Il metodo si caratterizza per l’essere particolarmente laborioso, arrivando alla classifica finale (o meglio, a quanto utile ai fini di titolo, accesso alle coppe e retrocessione) passando per diversi stadi. Si parte dall’alto, cioè dall’assegnazione del titolo di campione, giocato in apposita finale che contrappone la squadra che ha fatto più punti nel girone di andata (inicial, ex apertura) a quella che ne ha fatti di più nel girone di ritorno (final, ex clausura). La classifica dell’andata è la seguente:

































Dopo aver notato gl’imbarazzanti 2 miserrimi punti pescaresi, il girone di ritorno decreta la Juventus campione per aver fatto più punti di tutti anche nelle ultime 19 gare, ragione per cui può fregiarsi direttamente dello scudetto senza passare per alcuna finale. 
Il passo successivo riguarda la coda e la scelta delle 3 retrocesse che passa per la media punti per gara calcolata nell’arco delle ultime 3 stagioni di Serie A (il cosiddetto “promedio”):
















Si assiste così alla clamorosa retrocessione del Torino dovuta esclusivamente alla penalizzazione di un punto. Senza questa, infatti, i granata avrebbero avuto una media di 1,053, superiore a quella della Sampdoria, che anche senza a sua volta penalizzazione sarebbe comunque salita a solo 1,039. Giunti a pari media, si decide tutto colla classifica avulsa: i due confronti diretti sono terminati in pareggio, e la Sampdoria prevale sul Torino per un solo golletto nella differenza reti totale (-8 contro -9). Il Palermo se la cava monetizzando i 56 punti raccolti nel 2010/11.
Emessi i verdetti per la cima e la coda, rimangono da assegnare i posti per le coppe: qui fa testo la classifica totale (o “normale”) con 2 eccezioni: il 2° posto è assegnato d’ufficio alla perdente della finale scudetto (non essendo stata giocata, qui  non si applica); non possono in nessun caso partecipare alle coppe le 3 squadre retrocesse (fatto salvo il posto per la vincitrice della Coppa Italia).

















Rado il Figo

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