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sabato 15 settembre 2012

Le Coppe Europee 2012/2013...com'erano una volta. Studio su come sarebbero le attuali Coppe con le vecchie regole (di Rado il Figo)

Pubblico ora un eccellente studio di Rado il Figo su come sarebbero le attuali coppe europee se fossero ancora in vigore le vecchie regole con la suddivisione tra Coppa Campioni, Coppa UEFA e Coppa delle Coppe. Una risposta basata su dati e regole ai nostalgici qualunquisti, maestri del luogo comune che rimpiangono i tempi andati senza supportare il loro "giudizio" con dati oggettivi. Un lavoro minuzioso che serve anche a ripercorrere l'evoluzione delle regole UEFA per l'accesso alle varie competizioni. Non mancano sorprese e curiosità. Le conclusioni a cui giunge Rado sono molto interessanti e potrebbero far ricredere - o forse no - alcuni giornalisti nostrani.


PREMESSA. Nemmeno il calcio è esente da uno dei più triti luoghi comuni: il rimpianto dei tempi andati. Sempre più persone, infatti, auspicano un ritorno al passato anche nelle coppe europee lamentando che “una volta sì che erano serie: in Coppa dei Campioni andava solo chi aveva vinto lo scudetto, esisteva la Coppa delle Coppe e in Coppa UEFA non andavano tutti come oggi!” e via discorrendo.
Ebbene, ho provato a rendere concrete queste nostalgie vedendo come sarebbe stata la corrente stagione continentale 2012/13 se si svolgesse colle regole di una volta, anche per valutare a ragion veduta se abbia senso o meno rimpiangere le vecchie formule. Il tutto con un occhio particolare alla situazione italiana.

LE COPPE "TRADIZIONALI". Ho quindi analizzato la stagione 2012/13 se fosse stata giocata colle norme del 1980/81. Una stagione scelta non a caso: da lì partono secondo me le coppe comunemente intese come “tradizionali”. Infatti, fino al 1970/71 vi erano solo la Coppa dei Campioni e la Coppa delle Coppe, non gestendo l’UEFA la Coppa delle Fiere, torneo cui non si accedeva per titoli sportivi e come club essendo, in linea di principio, aperto alle rappresentative cittadine delle sedi di fiere internazionali (pur con ampissime eccezioni). Nel 1971/72 nasceva la Coppa UEFA ma fino al 1979/80 il numero di partecipanti per federazione era deciso a tavolino: p.es., Italia, Inghilterra e l’allora Germania Federale iscrivevano sempre e comunque 4 squadre a testa, così come la Spagna 3, mentre Albania, Cipro, Finlandia, Irlanda, Irlanda del Nord, Islanda, Lussemburgo e Malta si dovevano accontentare “a prescindere” di 1 sola rappresentante. Il 1980/81, per l’appunto, è la prima stagione dove hanno efficacia due novità: il ranking UEFA e le teste di serie.
Un confronto con una qualsiasi stagione precedente sarebbe stato… fin troppo semplificato e così avrei finito per non scrivere quasi nulla.

IL RANKING UEFA. Tuttavia sono ricorso a una semplificazione per mere esigenze espositive: ho, infatti, mantenuto nel calcolo del ranking UEFA le regole attuali, leggermente diverse da quelle dell’epoca. Il motivo è facilmente spiegabile: rielaborando il ranking, esso avrebbe inevitabilmente portato a una variazione dei posizionamenti delle federazioni in esso, e ciò avrebbe reso estremamente difficile e complicato cogliere le differenze derivanti dal cambio di formula delle coppe. Un’unica eccezione riguarda il Liechtenstein, considerato “fuori classifica” esattamente come lo era il Galles nel 1980/81 e per lo stesso motivo: la mancata organizzazione di un campionato e la disputa della sola coppa nazionale.

LE TESTE DI SERIE. Quanto sopra applicato al ranking non è stato esteso alle teste di serie, per le quali è utile, ai fini dell’analisi, applicare le norme del 1980/81. Esse sono oggi decise in base al coefficiente di squadra, un indice numerico basato sui risultati del club e della propria federazione nelle ultime 5 stagioni (dal 2007/08 al 2011/12); all’epoca erano assai più semplicemente identificate in chi avesse almeno una volta raggiunto le semifinali nello stesso arco temporale in una delle 3 coppe. In altre parole, era testa di serie chi fra il 2007/08 e il 2011/12 fosse giunto almeno una volta in semifinale in Champions e/o Europa League. A tale fine, nulla valeva quanto fatto in altri tornei ufficiali, come Super Coppa UEFA, Mondiale per Club e Coppa Intertoto (quest’ultima, fra l’altro, non era ancora un torneo UEFA).
Fatti due conti, potenzialmente potevano esserci 40 squadre diverse come teste di serie, nella realtà erano assai di meno potendo un medesimo club aver raggiunto più volte tale traguardo (p.es.: il Barcellona c’è riuscito 5 volte su 5). Inoltre nulla garantiva una loro equa ripartizione fra le tre coppe come avviene oggi.

LE ISCRITTE E I PRIMI RAFFRONTI. Finiti i necessari preamboli, ecco di seguito la tabella che riporta le partecipanti di ogni federazioni, in ordine di ranking.

Con (v) è indicato il vincitore della coppa nazionale, con (f) il finalista e con (l) il vincitore della coppa di lega (per questi ultimi due, l’indicazione è presente quand’è servita come titolo per l’iscrizione alle coppe europee). Le squadre che partecipano alla Champions League sono state scritte in caratteri normali, quelle partecipanti all’Europa League in corsivo; in grassetto sono evidenziate le teste di serie secondo i criteri 1980/81. Sottolineate sono evidenziate alcune squadre che riguardano dei casi speciali che saranno spiegati più avanti.
Già visivamente si nota come un altro luogo comune sulle coppe corrisponde a realtà: la Coppa delle Coppe era considerata la coppa minore abbastanza a ragione. Colla riforma del 1999/2000 la Champions League è diventata in concreto l’unica coppa europea, relegando la Coppa UEFA (ora Europa League) a una posizione di secondo piano. Ebbene, basta dare un’occhiata alla tabella e si nota come solo 4 squadre, su 15 massime possibili, che oggi farebbero la Champions, colle regole del 1980/81 avrebbero disputato la Coppa delle Coppe. Pur essendovi presenti 2 grandi nomi quali Barcellona e Bayern Monaco, il riscontro non può che avvalorare il luogo comune predetto.
Conseguentemente prende sostanza anche l’altra comune osservazione che la Champions League “allargata” abbia finito per fagocitare ogni interesse sminuendo il valore tecnico della seconda coppa rimasta: infatti, si può notare che 19 delle 64 iscrivibili alla vecchia Coppa UEFA (poco meno del 30%), oggi disputerebbero la Champions.

Passo ora ad analizzare ogni singola coppa “old style”
LA COPPA DEI CAMPIONI. L’unico titolo per parteciparvi era essere campione nazionale; tuttavia il detentore che non avesse vinto anche il proprio campionato, poteva essere iscritto su richiesta della sua federazione. La sua partecipazione non era, quindi, automatica come oggi (e come lo è dal solo 2006/07, a dire il vero).
La formula era interamente strutturata sull’eliminazione diretta con gare di andata e ritorno (niente gironi), con eventuale turno preliminare, sedicesimi, ottavi, quarti, semifinali e finale, quest’ultima l’unica giocata in sfida singola.
Essendo il lotto d’iscritte pari a 53, compreso il detentore Chelsea incapace di primeggiare anche in Premier League (anzi, per tale via non sarebbe stato iscrivibile nemmeno all’attuale Champions a dire il vero), sarebbe stato necessario disputare un turno preliminare prima dei sedicesimi con ben 42 club coinvolti. Qui entravano in scena le teste di serie coi loro esigui, seppur non “leggeri” nell’ottica del tempo, vantaggi: infatti, il loro uso, che ne vietava l’accoppiamento nei sorteggi, era limitato ai soli sedicesimi di finale. Tuttavia erano anche di diritto esentate dal turno preliminare: nell’ipotesi scolastica che ci fossero più teste di serie che squadre “esentabili”, un sorteggio decideva chi fra le teste di serie partiva dal primo turno assieme al detentore (se presente). Nel nostro caso le esentate erano 11 e le teste di serie solo 5 (Chelsea, Real Madrid, Porto, Zenit e Šachtar), pertanto un sorteggio decideva le 6 non teste di serie che non avrebbero preso parte al turno preliminare. Attenzione che a questo fine, tutte le 48 non teste di serie partivano per così dire alla pari, nulla valendo la posizione della propria federazione nel ranking UEFA: guardando a noi, la Juventus aveva lo stesso valore e peso non solo di Manchester City, Borussia Dortmund, Ajax e Anderlecht, ma anche di Valletta, Lusitans o Dudelange, e quindi avrebbe potuto tranquillamente affrontare i Citizens nel preliminare e le Merengues al 1° turno.
Inoltre non bisogna dimenticare che non esistevano i ripescaggi (assoluto obbrobrio sportivo, se m’è consentito): chi era eliminato nel turno preliminare, terminava lì la sua stagione europea e non la continuava nella Coppa UEFA.

Lazio 1999, vincitrice dell'ultima edizione della Coppa Coppe
LA COPPA DELLE COPPE. Quanto detto per la Coppa dei Campioni valeva per la Coppa delle Coppe, con pochissime differenze. Una di queste era il titolo per partecipare, essendo il torneo aperto ai vincitori della coppa nazionale; tuttavia, in loro assenza, per qualsiasi motivo dipendente (solitamente perché già iscrivibili alla Coppa dei Campioni), potevano essere sostituiti dai finalisti. La federazione del detentore aveva però la possibilità di iscrivere 2 squadre, così scelte:
a) detentore e vincitore della coppa nazionale;
b) vincitore e finalista della coppa nazionale, se il primo era anche il detentore;
c) detentore e finalista della coppa nazionale, se il vincitore era assente;
al di fuori di questi tree casi, la partecipazione era limitata, come per le altre, ad una sola rappresentante (o il detentore o il vincitore di coppa nazionale o il finalista).
Anche qui le partecipanti sarebbero state 53: non esiste più la Coppa delle Coppe, e quindi non può esservi un detentore nel 2012/13, tuttavia questa sarebbe stata l’unica manifestazione cui partecipava il Liechtenstein, e da qui il totale di partecipanti uguale a quello di Coppa dei Campioni. Analogamente, sarebbe stato necessario un turno preliminare a 42 squadre, da cui erano esentate le 4 teste di serie (Liverpool, Barcellona, Bayern Monaco e Olympique Lyonnais) e 7 non teste di serie scelte per sorteggio. La rappresentante italiana, il Napoli, avrebbe avuto gli stessi problemi della Juventus: non era testa di serie (come visto, nulla avrebbe contato l’affermazione nell’Intertoto 2008) e quindi poteva sia dover affrontare il preliminare sia dover subire accoppiamenti terribili. Rispetto ai bianconeri, i partenopei avrebbero avuto il vantaggio che, tolte le teste di serie e Fenerbahçe, Rubin e PSV, il resto del lotto non era così temibile: solo Copenaghen e Crvena zvezda (Stella Rossa) hanno un pallido sentore di pericolosità, mentre non avrebbero dovuto preoccupare i vari Academica, Metalurh, Hearts, Sigma o Ried.

LA COPPA UEFA. Qui finalmente entrava in scena il ranking UEFA: il torneo, infatti, contava obbligatoriamente 64 partecipanti e ogni federazione poteva iscriverne un numero diverso che dipendeva dal suo ranking. Per la precisione:
a) le federazioni dal 1° al 3° posto, 4 squadre a testa;
b) le federazioni dal 4° all’8° posto, 3 squadre a testa;
c) le federazioni dal 9° al 21° posto, 2 squadre a testa;
d) le federazioni dal 22° al 32° posto, 1 squadra a testa.

Le iscritte erano scelte fra le meglio piazzate in campionato non partecipanti alle altre due coppe; le federazioni che potevano iscrivere almeno 2 squadre avevano la possibilità di inserire (sempre nei limiti consentiti) il vincitore della coppa di lega. Il detentore non iscrivibile via tornei nazionale a nessuna coppa europea, poteva prendere parte alla Coppa UEFA su richiesta della propria federazione e a discapito della seconda rappresentante della 21ª federazione.
Una prima osservazione: se nel 1980/81 le federazioni qui attive erano 32 (il Galles, come detto, era tenuto fuori classifica), nel 2012 sono lievitate a 52 (è “entrato” il Galles ma è fuori il Liechtenstein). La suddivisione predetta, tuttavia, non è una mia semplificazione ma quanto applicato concretamente dall’UEFA quando si trovò a dover affrontare l’esplosione del numero di federazioni dovuta principalmente (ma non solo) alle note vicende politiche che stravolsero l’assetto politico dell’Est. Nel 1992/93, infatti, la confederazione europea decise di… lasciare le cose come stavano e limitare alle prime 32 federazioni l’accesso alla Coppa UEFA; perciò chi occupava le posizioni dalla 33ª in giù (pur con delle eccezioni ad hoc) doveva limitarsi a partecipare solo a Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe. Nel 1994/95 l’UEFA allargò la partecipazione fino alla 36ª federazione e solo nel 1996/97 fu concesso a tutti di avere almeno 1 squadra in Coppa UEFA.
Tornando a noi, si sarebbero avuti club fino all’Ungheria e tanti saluti alle rimanenti 20 federazioni sottostanti i magiari (fra cui le due Irlanda, la Slovenia e la Slovacchia); l’Italia, 4ª nel ranking, avrebbe iscritto 3 squadre, cioè la seconda, terza e quarta del campionato (Milan, Udinese e Lazio).
La Coppa UEFA, rispetto alle due “sorelle”, prevedeva un turno in più ed anche la finale era giocata con gare di andata e ritorno. Le teste di serie erano 9: Manchester United, Arsenal, Valencia, Atlético Madrid, Schalke, Benfica, Braga, Sporting e Dynamo Kiev. Essendo il numero di partecipanti fisso a 64, non c’era alcuna necessità di turni preliminari. Il sorteggio della UEFA era (ed è) sempre assai manipolato allo scopo principale d’evitare derby. Pilotaggio che prendeva corpo nella suddivisione delle 64 iscritte in 8 gruppi da 8 club l’uno, composti da squadre di 8 diverse federazioni e colle teste di serie il più possibile equamente distribuite (nel nostro caso, sette gruppi con 1 testa di serie e uno con 2), dai quali estrarre i relativi 4 accoppiamenti. I criteri per la composizione degli 8 gruppi erano discrezionali per cui è impossibile cercare di immaginare quali potessero essere nel nostro caso. Da ricordare che le teste di serie non sarebbero più state usate dai sedicesimi in poi, anche se fino agli ottavi il sorteggio prevedeva ugualmente la preliminare composizione dei gruppi da 8 squadre.

VISIONE D'INSIEME. La domanda spontanea che nasce guardando l’Italia credo sia la seguente: “E l’Inter?”. Ebbene sì; pur essendoci una coppa in più (la Coppa delle Coppe), le partecipanti totali e (quasi) per singola federazione sono di meno. Utilizzando il ranking e dividendo le federazioni per blocchi, si può quantificare quante squadre mancano all’appello e spiegarne i motivi.
Le federazioni dal 1° all’8° posto hanno 1 squadra in meno: l’UEFA per il 1997/98 ammise alla Champions League anche le seconde classificate delle prime 8 federazioni, seppur in base al ranking del quinquennio successivo (ponendo ad es. la corrente stagione 2012/13, mentre i posti in Coppa UEFA erano decisi dal ranking 2006/11, le 8 seconde in Champions dipendevano dal ranking 2007/12). Tuttavia, la “promozione” delle seconde non avvenne a scapito del contingente della federazione interessata in Coppa UEFA, che rimase inalterato, per cui le prime 8 federazioni ebbero alla fine 1 squadra in più in totale nelle coppe (quella che ora verrebbe a mancare).
Anche le federazioni dal 10° al 15° posto hanno 1 squadra in meno: coll’introduzione dell’Europa League avvenuta nel 2009/10, l’UEFA decise anche di cancellare la Coppa Intertoto, che nell’ultima versione vedeva un’iscritta per federazione (esclusi Andorra, Liechtenstein e San Marino, che non vi partecipavano “di diritto”). Per compensare questa decurtazione, l’UEFA decise di aumentare d’un’unità il contingente delle singole federazioni in Europa League rispetto alla Coppa UEFA, ma solo per le federazioni dal 9° al 15° posto (quella che ora viene a mancare) e dal 22° all’ultimo.
Le federazioni dal 16° al 21° posto, invece, conservano lo stesso numero d’iscritte totali, non avendo beneficiato della squadra supplementare nel 2009/10 come appena illustrato.
Le federazioni dal 22° al 32° posto ritornano a perdere 1 squadra, per gli stessi identici motivi di quelle dal 10° al 15° posto.
Le federazioni dal 33° al 50° posto perdono invece 2 squadre: la prima è la squadra “ex Intertoto” di cui sopra, la seconda è invece la rappresentante in Coppa UEFA cui non avevano diritto, come vitsto, fino al 1996/97 (ovvero 1994/95 per quelle dal 34° al 36° posto).
Infine le ultime due federazioni hanno 1 sola squadra in meno: nel 2010/11 l’UEFA decise di considerare Andorra e San Marino come federazioni a tutti gli effetti (fino alla stagione precedente, potevano iscrivere solo il campione nazionale in Champions e il vincitore della coppa in Europa League, essendo, di fatto, escluse dal ranking) e per bilanciare tale nuovo status, alle peggiori due formazioni fu tolta una rappresentante in Europa League (quella che ora viene a mancare).
La federazione al 9° posto è letteralmente un caso a parte, venendole a mancare 2 squadre: col passaggio all’Europa League, come anticipato, essa non solo beneficiò del recupero della propria rappresentante persa nell’abolito Intertoto ma, unica fra tutte, le fu aggiunta un’ulteriore rappresentante sempre in Europa League, e sono quindi queste le 2 squadre che ora le mancano.
In realtà i Paesi Bassi hanno 3 squadre in meno: oltre alle 2 suddette, è assente anche la partecipante per il fair play, titolo inesistente nel 1980/81, circostanza che l’accomuna con Norvegia e Finlandia (anch’esse con 1 squadra in meno “supplementare” rispetto al blocco di appartenenza). A completare l’analisi, l’Inghilterra, capoclassifica, rimane col contingente numericamente inalterato avvalendosi della partecipazione del detentore Chelsea alla Champions.

PER NOI UNA VOLTA ERA VERAMENTE MEGLIO. Se qualcuno colle regole del passato se ne starebbe oggi a casa, c’è qualcun altro che invece… subisce il destino inverso. Chi, dunque, gradirebbe veramente il ritorno al passato dato che il presente gl’impedisce di gareggiare in ambito europeo? Si tratta delle squadre sottolineate in tabella; non tantissime, appena 2 a dire il vero: AEK Atene e Rangers, oggi esclusi dalle coppe per il mancato rilascio della licenza UEFA per motivi economici (gli scozzesi hanno pure subito una retrocessione di 3 serie, dovendo ripartire dai loro dilettanti). Nel 1980/81, però, valeva il solo titolo sportivo per cui i due club citati avrebbero tranquillamente preso parte alla Coppa UEFA. Anche Derry City (Irlanda), Győri (Ungheria) e Neath (Galles) sono per analoghi motivi oggi esclusi dalle coppe, alle quali non avrebbero però potuto partecipare nemmeno colle regole del 1980/81, dato il minor numero di partecipanti ammesso.
Besiktas (Turchia) e Sigma (Repubblica Ceca) sono invece fuori a causa di una squalifica UEFA per illeciti sportivi consumati nei loro tornei nazionali, e quindi sarebbero state esclusi anche nel 1980/81.

CONCLUSIONIIl ritorno al passato, per l’Italia, a parità di… ranking e risultati passati, si tradurrebbe in un potenziale bagno di sangue: avrebbe una squadra in meno in lizza(svantaggio in cui è in buona compagnia, come visto, e nemmeno nella versione peggiore) e soprattutto, non contando alcuna testa di serie, le sue portacolori sarebbero tutte a rischio precoce eliminazione, potendo essere tranquillamente abbinate alle attuali potenze europee, e per Juventus e Napoli addirittura già a livello di preliminari.
Queste considerazioni faranno ritornare sui loro passi i “nostalgici” nostrani? Certo, una risposta affermativa, dovrebbe far riflettere sul senso di lamentarsi senza aver prima inquadrato al meglio i fatti ma non bisogna dimenticare che fra gli esponenti del calcio parlato paradossi similari sono all’ordine del giorno. Ricordo solo che fra i “nostalgici” vi è Italo Cucci, da sempre contrario alla Champions com’è oggi, in particolare delle fasi a gironi, tanto da considerare solo i turni dagli ottavi in poi la “vera” coppa, salvo poi inveire contro chi ha “permesso” all’APOEL di giungere fino ai quarti la passata stagione, trasformando la Champions in una “Coppa del Nonno”.

Rado il Figo

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