Pages

lunedì 30 novembre 2009

MASTERS FINALS: IL TRIONFO DI DAVYDENKO E LE DISCUSSIONI SULLA FORMULA


Nikolay Davydenko ha meritatamente vinto il Masters di Londra (torneo riservato ai primi 8 del ranking Atp), sconfiggendo in finale Del Potro con un perentorio 6-3 6-4. Davydenko è il terzo giocatore nella storia delle Finali (inaugurate nel 1970) a vincere il torneo senza aver trionfato in uno Slam (Corretja e Nalbandian gli altri due). Il 28enne russo è approdato alle semifinali dopo aver perso la prima partita del gironcino contro Djokovic ed essersi imposto nelle successive contro il fantasma Nadal e contro Soderling. In semifinale Davydenko partiva con tutti i sfavori del pronostico al cospetto di sua maestà Roger Federer. I precedenti, infatti, vedevano lo svizzero partire da un poco incoraggiante 12-0. Invece, il russo ha giocato alla grande, con i suoi colpi in anticipo stile Agassi e la capacità di muoversi agilmente su tutto il campo (Del Potro ha usato una felice metafora per definire il tennis di Davydenko: “E’ come giocare contro la Playstation, è difficile fargli dei vincenti”). Qualcuno ha definito tennis-operaio lo stile del russo. In realtà, al di là dell’aspetto da impiegato del catasto come dice Rino Tommasi, Davydenko è un giocatore solidissimo, senza particolari punti deboli. Il classico tennista che si deve battere, perché lui timbra sempre il cartellino. Non è un caso se negli ultimi tre anni il buon Nikolay sia rimasto costantemente tra i primi 5 al mondo. Il tutto nonostante qualche acciacco (anche in questa stagione e la cosa alla fine potrebbe essere stata un vantaggio in vista del finale di stagione) e l’oscura vicenda delle scommesse nel match contro Vassallo-Arguello di qualche anno fa.
Ora Davydenko potrà iniziare la prossima stagione con maggior convinzione per tentare di vincere il suo primo Slam. L’Australian Open sembra fatto apposta per lui.

FORMULA DEL MASTERS: come ogni anno ci sono state numerose discussioni attorno alla formula del Masters. Le maggiori critiche riguardano la fase a gironi in che contrasta palesemente con il classico dentro o fuori tennistico. In particolare si è discusso sull’eliminazione del beniamino di casa Andy Murray, eliminato per la differenza game rispetto a Federer e Del Potro. Qualcuno ha sottolineato che, in linea teorica, nell’ultima sfida del girone, Federer e Del Potro avrebbero potuto mettersi d’accordo, calcolando il punteggio che avrebbe permesso ad entrambi di passare il turno. Inoltre il torneo è stato vinto da Davydenko, sconfitto nel match inaugurale. Rino Tommasi, ma non solo lui, fa della contrarietà verso l’attuale formula un suo cavallo di battaglia.
La mia opinione è che, invece, questa formula con i gironi iniziali, semifinale e finale sia la migliore possibile. Il Masters di fine anno, infatti, è qualcosa a metà tra il torneo e l’esibizione. Si sfidano infatti i migliori 8 tennisti dell’anno solare, una sorta di passerella finale per i migliori protagonisti dell’anno. Vedere all’opera almeno tre volte tutti quanti in una settimana è un ottimo spot per il tennis (e un indubbio vantaggio in termini commerciali e televisivi) e consente di assistere a degli incontri equilibrati ed avvincenti. Se si eccettuano le partite del malconcio Nadal, tutte le altre partite dei due gironi sono finite al terzo set e alcune sono state davvero spettacolari (Federer-Del Potro in primis). Verissimo che il tennis è sempre stato giocato con il tabellone e l’eliminazione diretta e che con questa formula possono nascere sospetti sull‘ultima partita del girone, però non vedo niente di male se una sola volta all’anno, nell’ultimo torneo della stagione, i campioni si sfidino attraverso un girone prima delle semifinali.

Sentito in telecronaca: “Fatti venire qualche Ikea, caro il mio svedese” (Roberto Lombardi invita Soderling a cambiare impostazione di gioco nel match con Davydenko)

Nessun commento:

Posta un commento