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mercoledì 25 novembre 2009

FC BARCELONA: MES QUE UN CLUB

Il Camp Nou

A metà degli anni ‘90 il sabato sera Telemontecarlo trasmetteva gli anticipi della Liga spagnola. In quegli anni sono diventato tifoso del Barcellona per il calcio spettacolare e per i giocatori che facevano parte della squadra blaugrana. Erano gli anni del primissimo Ronaldo, di Guardiola (giocatore), Sergi, eppoi Rivaldo, Figo, Overmars, Frank De Boer ecc. Il calcio tecnico e spettacolare voluto dal club catalano su ispirazione di Johan Cruyff mi ha sempre affascinato e sentendo parlare molti giornalisti italiani che preferivano il “sempre vincente calcio all’italiana” fatto di difesa e contropiede, capii che il mio partito era quello blaugrana.

Da allora poche cose sono cambiate. Il modulo del Barca è sempre lo stesso, sia per la prima squadra che per tutte le squadre della cantera. Il 4-3-3 cruyffiano fatto di possesso palla, squadra raccolta in 30 metri (quelli della metà campo avversaria) e sublimi geometrie è rimasto intatto. Sono cambiati gli interpreti, sempre di primissimo livello, e sono arrivati in prima squadra molti giovani dal settore giovanile. Ovviamente ci sono state anche delle stagioni sfortunate, ma lo spirito barcelonista è sempre lo stesso. Quello della gente catalana, orgogliosa e accogliente, dal carattere forte, forgiato dagli anni di resistenza alla dittatura franchista. Una dittatura che cercò di annientare il club catalano, con l’ormai blaugrana Di Stefano che per decreto governativo venne trasferito al Real Madrid, cambiando il corso della storia calcistica.

Nel settembre 2005 ho avuto l’occasione straordinaria di vivere e respirare l’ambiente della Catalogna e del Camp Nou. La partita, storica per tutti i friulani, era Barcelona-Udinese, girone di Champions League. Era il Barca guidato da Frankie Rijkaard, con il tridente Ronaldinho-Eto’o-Messi (Giuly). Barcellona che a maggio si sarebbe laureato campione d’Europa per la seconda volta nella sua storia nella finale di Parigi contro l’Arsenal. In quell’occasione ho avuto modo di toccare con mano la magia del mondo blaugrana, l’atmosfera di festa ma allo stesso tempo di sacralità che si respira dentro il Camp Nou. Finì 4-1, ma il risultato era un dettaglio. Avevo capito che il Barcellona, come recita la frase presente in ogni angolo della città, era veramente “Mes que un club” (più che un club). 100.000 spettatori che vanno allo stadio per assistere ad uno spettacolo, senza barriere, recinzioni e senza la presenza di poliziotti. Nessun coro razzista o contro la squadra avversaria. Solo gli applausi per le giocate sublimi dei fuoriclasse blaugrana. Il clima ideale per un vero appassionato di sport.

Ieri sera si è giocata Barcellona-Inter e non c’è stata partita. Non mi interessa parlare dell’aspetto tecnico, bensì fare un ragionamento più generale. Chi ha visto la partita ha potuto apprezzare una volta in più lo stile di gioco, la tecnica, la superba qualità del Barça. Non penso che quest’anno il Barcellona possa rivincere la Champions, se non altro per una questione di cabala. Tuttavia, per un appassionato di calcio, per un innamorato di questo sport, penso che non ci sia niente di più bello che vedere giocare una squadra in quella maniera. Certo, il risultato finale è importante, a volte fondamentale, ma poter assistere ad uno spettacolo del genere permette di vivere anche la sconfitta in un altro modo. Può darsi anche che l’Inter possa fare più strada del Barça in Champions League (che rimane pur sempre un torneo) ma la cosa certa è che il Barcellona rimarrà anche nei prossimi anni un modello da seguire, un modo d'essere, una filosofia. Un club unico, inimitabile. Mes que un club.

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